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martedì 31 luglio 2012

Sicilia: dimissioni Lombardo attese con polemiche

A poche ore dalle dimissioni del Presidente della regione Sicilia Raffaele Lombardo, previste per oggi 31 luglio alle 16:30 all'ARS, il clima è diventato incandescente per via delle e nomine a raffica fatte negli ultimi giorni.
Le ultime che la commissione avrebbe dovuto approvare: Antonio Petino, avvocato catanese indicato da Fli, designato per la presidenza dell’Ircac. L’ex deputato Ottavio Garofalo va invece alla Crias. E, ancora, al Consorzio autostrade siciliane Lombardo piazza Nino Gazzara, dirigente dell’Mpa a Messina, Santi Calderone, candidato sindaco alle ultime amministrative di Barcellona Pozzo di Gotto e vicino al deputato Beppe Picciolo, passato dal Pd alla corte del governatore. All’ente Parco dei Nebrodi indicato Francesco Ingrillì, dirigente dell’Mpa a Capo d’Orlando, mentre al Parco dell’Etna Lombardo nomina Domenico Claudio Galvagno, capogruppo dell’Mpa alla Provincia di Catania. All’Istituto regionale incremento ippico per la Sicilia il nuovo presidente sarà invece Concetta Torrisi. ( saluteme.it )

Scoperto un nuovo globulo bianco

Una recente ricerca è giunta alla scoperta di un nuovo tipo di globulo bianco che attiva la risposta immunitaria nei confronti di aggressori esterni. La scoperta potrebbe rappresentare il punto di partenza per la realizzazione di target terapeutici per nuovi potenziali vaccini contro l'epatite B e alcune tipologie di cancro.
La sperimentazione è ad opera di ricercatori della Newcastle University ed è stata pubblicata su Immunity.

Comune di Torregrotta: un depuratore strapagato che non funziona


Le criticità del depuratore di Torregrotta impegnano da qualche tempo la stampa più sensibile, e più attenta alla qualità della vita ed alla  salute della gente. Il  Comune e la Provincia non ci sembrano troppo presi da questi problemi. Se non che, ogni tanto qualcuno, in questo caso la Capitaneria di Porto, fa il suo dovere mettendo in risalto tutte le problemtiche di un sistema di depurazione inesistente che interessa il Comune di Torregrotta, unitamente ad alcune Municipalità  confinanti.I consiglieri di minoranza Bernava, Grasso, Scaglione ed Ordile con l’allegato documento mettono a conoscenza la cittadinanza di questo importantissimo problema, verso il quale si osserva un atteggiamento di noncuranza e superficialità  da parte dell’amministrazione comunale, che invece è molto attenta a deliberare l’addizionale Irpef (con aliquota massima), a stabilire aliquote massime anche per l’Ato rifiuti ed a pretendere arbitrariamente la tassa di depurazione delle acque reflue, per un servizio non reso, data l’inattività dell’impianto.

Pensiamo che le Istituzioni interessate anzichè  dedicarsi  solamente alla ricerca di scorciatoie per eliminare, come in precedenti occasioni,  gli effetti sanzionatori conseguenti al verbale della capitaneria e lasciare tutto come prima, dovrebbero piuttosto preoccuparsi di risolvere definitivamente questo problema che si protrae da troppi anni.

Dichiarando la verità sullo stato delle cose e formulando proposte corrette e  risolutive si potrebbe aprire un tavolo di confronto anche fuori dagli schemi precostituiti.

Il team del Movimento per il cambiamento di Torregrotta

(da nuovosoldo)

lunedì 30 luglio 2012

Una poltrona a me e una a te

La Lega pretende la poltrona di direttore generale della sanità lombarda. E Formigoni per restare in sella gliela darà
Giro di nomine in vista nella sanità milanese. Forse prima della pausa agostana si regoleranno un po’ di conti al Pirellone. Scosso dalle accuse mosse all’uomo più potente della Lombardia, Carlo Lucchina, indagato per  aver favorito Cl e la Compagna delle Opere oltre ogni ragionevole decenza. Naturalmente Lucchina respinge ogni addebito, ma nell’aria c’è un cambio: la Lega vuole approfittare dei guai della giunta Formigoni per piazzare un suo uomo (o forse una sua donna) sul soglio più alto della sanità regionale.

Insieme a Lucchina potrebbero andarsene prematuramente anche un paio di direttori generali, ma concentriamici su questa poltrona, che come detto maneggia quest’anno, tanto per dare una cifra, 17 miliardi di euro. Chi sostituirà Lucchina per ridare credibilità a un sistema affogato nelle acque di Sardegna sotto lo yacht di Daccò? Un supertecnico al di sopra delle parti? No, ancora una volta un mandatario dei partiti di governo che controlleranno così business, nomine e tutto quel giro di prebende che si muove attorno alla sanità (e tra queste duole doverci mettere anche la possibilità di assicurare a famigli ed elettori un posto in corsia quando posto non c’è).
Tutto questo bailamme nella sanità lombarda, insomma, non è servito a niente. La Lega vuole la sua poltrona, sennò manda tutti a casa. E io penso che ce l’avrà. E che forse potrebbe venire occupata dalla maroniana, davvero vicinissima al Bobo lumbard, Cristina Cantù, che adesso è a Gallarate ma che alla Asl milanese c’è già stata.

Non solo, siamo così assuefatti alle spartizioni dei partiti che, tra me e me, dico: meglio la Cantù di Bresciani. Laddove Bresciani è l’attuale assessore leghista alla sanità; che non conta nulla perché comandano Formigoni e Lucchina.

Non so come si comporterebbe la Cantù. Ma il solo pensare che potrebbero metterci Bresciani mi fa tremare. E finisco col perdere di vista il commercio di poltrone. E col dimenticarmi che in un posto così ci vorrebbe uno bravo davvero, slegato dai partiti. Che ci vorrebbe un concorso vero, con dei contendenti veri… Vabbé ma questa è un’altra storia.  (Il Vaso di Pandora)

Sicilia: tagliate auto blu ad aziende sanitarie

(Adnkronos) - Taglio alle auto blu nelle aziende sanitarie siciliane. Lo ha disposto l'assessore regionale per la Salute, Massimo Russo, con una nota inviata a tutti i manager nella quale si precisa che ciascuna azienda potra' disporre di una sola auto di rappresentanza (e di cilindrata non superiore ai 1600 cc) che non dovra' avere una destinazione esclusiva, ma sara' a disposizione dei dirigenti di ciascuna azienda a seconda delle specifiche esigenze. Contestualmente l'assessore Russo ha chiesto entro il 30 luglio una dettagliata ricognizione delle autovetture di servizio, a qualunque titolo possedute o utilizzate, specificando il titolo di possesso e i settori ai quali sono state assegnate.

"E' necessario dare un segnale chiaro della difficolta' economica che stiamo vivendo, in Sicilia come nel resto del Paese - ha spiegato l'assessore Russo -. Non soltanto bisogna cancellare ogni forma di spreco, ma dobbiamo anche razionalizzare le risorse a disposizione, tagliando quei privilegi che allontanano sempre di piu' i cittadini dai loro rappresentanti istituzionali. Analogo discorso- ha aggiunto - vale per tutte quelle spese non strettamente necessarie per garantire l'efficiente funzionamento delle strutture sanitarie. Siamo obbligati a una rigorosa revisione della spesa e dunque e' doveroso che i beni pubblici, come le auto di servizio e di rappresentanza, vengano utilizzati solo per i casi di effettiva necessita' e per inderogabili ragioni di servizio".

Entro il 10 settembre le aziende sanitarie dovranno predisporre un piano per il razionale utilizzo delle autovetture di servizio e a contenere in modo significativo - almeno il 20% - i costi di gestione del parco auto.

L’INCHIESTA DI ENRICO DEAGLIO, VALTUR E PROVENZANO: Mister 5 miliardi di euro. Carmelo Patti era uno degli uomini più ricchi d’Italia, ma secondo i giudici era solo un prestanome. Del superpadrino latitante

Palermo. È uno degli uomini più ricchi d’Italia e non lo sapevamo. È stato protagonista di una delle più affascinanti success story italiane (il manovale che diventa tycoon), e ora è accusato di essere, semplicemente, il prestanome del capomafia superlatitante Matteo Messina Denaro. Ha un patrimonio di 5 miliardi di euro (avete letto bene: miliardi, , non milioni) che potrebbe essergli confiscato. Con quei soldi Mario Monti ed Enrico Bondi sistemerebbero non pochi dei loro (e nostri) problemi immediati. Stiano parlando della biografia decisamente avventurosa del cavalier Carmelo Patti, nato poverissimo a Castelvetrano, in provincia di Trapani nel 1934, e diventato, nel corso della sua lunga vita, un fondamentale fornitore Fiat, un business partner della stessa, dell’Ifi e dell’Istituto San Paolo, il padrone della Valtur (la più grande industria turistica italiana), il proprietario di altre cinquanta società, il Grande Saggio siciliano come lo si vede solo nei film e nei romanzi: elegante, generoso e potente amico dei potenti, ma non dimentico della sua terra e della sua famiglia.

Un self made man, fiero della sua figlia maggiore, Maria Concetta Patti, amministratrice delegata che gestisce i 15 mila posti letto della Valtur; geniale imprenditrice, bella e carismatica, tanto da battere, nelle speciali classifiche di categoria, la pur quotata Emma Marcegaglia. La favola nata a Castelvetrano è ora, purtroppo, finita in uno dei più gravi dissesti finanziari nazionali: Valtur, con i suoi venti villaggi vacanza, è in amministrazione controllata per malagestione, sperperi e ruberie. Una situazione non dissimile al crack delle banche di Michele Sindona, con l’ombra lunga (come allora) di un superboss della mafia a incutere paura, un tentativo estremo del cavalier Patti di far ripianare al governo i suoi debiti, lo schieramento di una legione di avvocati e cospicue intimidazioni contro i magistrati che devono decidere sulla confisca, per mafia, di uno dei più grandi patrimoni italiani.

 L’Oro dei Patti è stato ricostruito in anni di lavoro da un’indagine della Direzione investigativa antimafia (Dia), firmata dal generale di corpo d’armata Antonio Girone; 1.600 pagine per la spettacolare radio grafia dell’impero economico del cavaliere. O meglio, secondo la Dia, non suo, ma di un Grande Padrino. La Valtur campeggia, ovviamente; ma poi ci sono società per il cablaggio, per ristrutturazioni edilizie, costruzione di ponteggi e infissi, immobiliari, alberghi, olio d’oliva, finanziarie, la gestione dell’aeroporto di Palermo, cementifici, terreni, abitazioni, barche. Per il valore di cinque miliardi di euro con una «inquietante sperequazione tra redditi e investimenti». Come si sa, a nessuno (e ai ricchi in particolare) piace che gli si facciano i conti in tasca. Però in democrazia le notizie circolano e quindi sono pubbliche le graduatorie. Patti, con i suoi cinque miliardi di patrimonio, sarebbe nei top five italiani, alla pari con Berlusconi e appena sotto Michele Ferrero (Nutella e altro, nettamente il primo), Alessandro Del Vecchio (Luxottica), la famiglia Benetton e Giorgio Armani. Ma questi cinque miliardi sarebbero, in effetti, di proprietà di Matteo Messina Denaro. Il quale appare, tra i capi della mafia di tutti i tempi, il più moderno e con una buona diversificazione del portafoglio. [...enricodigiacomo]

Messina: evasione fiscale supera il 71%

Le Fiamme Gialle hanno eseguito 182 controlli, che hanno portato alla constatazione di 130 violazioni per mancata o irregolare emissione di tali documenti fiscali. Nel complesso, è stata riscontrata una percentuale di irregolarità di oltre il 71%.

L’Or.S.A. critica l’Aias di San Filippo del Mela: ”Licenzia e poi spreca danaro”

L’AIAS di S.Filippo del Mela denuncia problemi di bilancio e licenzia 10 autisti addetti al trasporto dei disabili, ma nel contempo sperpera centinaia di migliaia di eurp per costruire uno stabile che dovrà essere abbattuto. Sotto il servizio da Tremedia. (nuovosoldo)

venerdì 27 luglio 2012

Attenzione alle piscine: IL CLORO DISTRUGGE LA PELLE

L’esposizione eccessiva e reiterata al cloro può causare seri danni alla pelle e ai capelli. L’allarme viene lanciato dal team del Dott. Fabio Rinaldi, presidente dell’IHRF – International Hair Research Foundation – anche docente alla Sorbona, che pone l’attenzione soprattutto sulla necessità di tutelare i bambini, tra i principali utilizzatori delle piscine.

Le piscine private sono più problematiche a causa di una gestione spesso approssimativa e inesperta della disinfezione dell’acqua, sovente igienizzata con dosi di cloro eccessive e dannosissime.
Il Dott. Rinaldi dichiara: «Il cloro presente nell’acqua delle piscine è estremamente irritante. È pericoloso soprattutto per le persone con pelle secca o per chi soffre di patologie come la dermatite atopica e simili, comuni a molte persone. Una sua eccessiva concentrazione può portare a fenomeni di follicolite anche gravi».

«Il cloro fa malissimo anche ai capelli. Il fusto si rovina, si decolora, si destruttura». Ecco quindi dei consigli per prevenire situazioni spiacevoli e l’insorgere di gravi problemi. «È auspicabile ogni volta che si è fatto un bagno in piscina - ammonisce Rinaldi - sciacquarsi con acqua dolce in modo da asportare i residui di cloro.»

Quali alimenti contengono aspartame

friskNell'articolo "Report rivela i retroscena e rischi del dolcificante diffusissimo negli alimenti e bevande" si è ampiamente dimostrato qunato sia pericoloso questo dolcificante artificiale (edulcorante) e che è contenuto in molti alimenti, soprattutto dietetici.
Molti chiedono se è possibile avere un elenco degli alimenti che contengono aspartame. Purtroppo l'elenco è lungo, in alcuni casi riportano il codice dell'additivo alimentare E-951 o prodotti similari, ma alcuni prodotti cambiano gli ingredienti sull'onda delle preoccupazioni che vanno diffondendosi. Questo dimostra quanto le scelte dei singoli consumatori informati possono modificare le politiche commerciali dei produttori. Da qualche mese è possibile trovare prodotti che riportano scritto sulla confezione "senza aspartame", ovviamente più grande del testo degli ingredienti (sempre piccolissimo) .  [... www.saluteme.it - Quali alimenti contengono aspartame]

In Sicilia la formazione è affare di famiglia

“Il più in vista è Francantonio Genovese, deputato del Pd e figlio e nipote d’arte (il padre Luigi è stato senatore della Dc per sei volte, mentre lo zio Nino Gullotti otto volte ministro): ha piazzato la moglie, due nipoti e tre cognati nel ricco business dei corsi di formazione in Sicilia con quattro società che nell’ultimo anno hanno incassato quasi 2 milioni di euro. Lo scrive Panorama in un articolo pubblicato sull numero in edicola da giovedì 26 luglio. Genovese non è l’unico politico siciliano i cui familiari sono attivi nei corsi di formazione, un settore sul quale, nel 2012, sono piovuti 455 milioni di euro che servono, in larga misura, per pagare gli 8.612 dipendenti: il business è bipartisan. A Taormina, scrive Panorama, impera incontrastato  il Cufti, finanziato con 2 milioni. La direttrice del centro è Fina Maltese, moglie di Carmelo Briguglio, parlamentare del Fli. Mentre la direttrice dei corsi è la di lei figlia, Claudia Viola.



Altro ente ad alta densità parentale è l’Anfe. Vincenza Dentino, consorte del consigliere regionale del Pid, Nino Dina, è in forza alla sede di Palermo. Nella sede di Catania, invece, ha lavorato fino al 2009 Saveria Grosso, moglie del governatore Raffaele Lombardo. Tutti soldi e corsi che, secondo Panorama, non servono a far calare il numero delle persone senza occupazione: in Sicilia la disoccupazione giovanile sfiora il 30 per cento, benché la sola Ue dal 2003 al 2010 abbia finanziato corsi per 1,5 miliardi di euro”.  (Panorama.it)

Ilva, tutti dalla parte del cancro. Governo,sindacato,città difendono i veleni

Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus
L’ultimo motivo di conferma e di sconforto è il caso Ilva a Taranto: la Procura indaga sui danni ambientali dell’azienda siderurgica e la città si ribella.

Non ai proprietari di questa fabbrica della morte che se ne sono sempre fregati della salute del pianeta, ma contro la magistratura che vorrebbe quanto meno ridurre i danni per la salute della comunità.

Una non piccola comunità, quella tarantina, circa duecentomila gli abitanti potenzialmente a rischio e nemmeno piccola la porzione che sarebbe colpita dal provvedimento di arresto parziale della produzione, tra quattromila e diecimila dipendenti (lo “spread” non è piccolo, ma le fonti e i dati sono molti e tutti contrastanti).

La produzione siderurgica non è famosa per la scarsità di emissioni, come testimonia il colore delle case nei pressi di qualunque fonderia nel mondo, ma se a questo si unisce una discreta disinvoltura della proprietà, una abbondante, e naturalmente sospetta, lentezza delle istituzioni e una (ehm!) carente nebulosità dei controlli, si ottiene un quadro agghiacciante della situazione sanitaria della città dei due mari.

giovedì 26 luglio 2012

Il caso Scarpinato: chi lotta contro la mafia è “incompatibile”

Licia Satirico per il Simplicissimus
Roberto Scarpinato è un magistrato in prima linea nella lotta a Cosa Nostra, meno conosciuto di altri e forse ancora più implacabile. Impossibile riassumere la sua carriera senza toccare il cuore dolente della storia degli ultimi decenni del nostro Paese: è stato membro del pool antimafia diretto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è stato pubblico ministero nei processi per gli omicidi di Pio La Torre, di Piersanti Mattarella, di Michele Reina e di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ha sostenuto l’accusa nel processo contro Giulio Andreotti, ha condotto indagini sui rapporti tra mafia e massoneria deviata e su mafia e Stato. Ha assunto – tra le altre cose – la direzione del Dipartimento mafia-economia, smantellando patrimoni illegali per miliardi di euro.

Oggi Roberto Scarpinato, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta, aspira alla nomina a procuratore Generale di Palermo. Morettianamente parlando, si tratta del candidato di minoranza: il favorito è il moderato Francesco Messineo, procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo e direttore della Direzione Distrettuale Antimafia. Nonostante tutto, la sola idea della nomina di Scarpinato agita i sonni di Nicolò Zanon, componente non togato del Consiglio Superiore della Magistratura. Il membro laico del Pdl ha chiesto al comitato di presidenza del CSM di aprire un fascicolo su Scarpinato presso la Prima Commissione, competente sui provvedimenti disciplinari e sui trasferimenti d’ufficio dei magistrati per incompatibilità ambientale e funzionale. Gli atti, con incredibile tempismo, sono già stati inviati alla Prima Commissione e al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione.

Ecco perchè non danno le notizie


 Dati Audipress Vendite Giornali Quotidiani Maggio 2012 Claudio Messora Byoblu Byoblu.com

 Di Stefano Davidson -  byblu


 Gli editori dei quotidiani che incassano i milioni di euro dei fondi pubblici conferiti loro annualmente dallo Stato - cioè da noi - pagano i loro collaboratori 2 euro ad articolo. Ma ancora più spesso assolutamente nulla. L'Ordine dei Giornalisti ha chiesto a circa 1000 giornalisti freelance e 4000 giornalisti professionisti di una sessantina di testate, fra cui molte nazionali, di rivelare le condizioni in cui lavorano.


 Alcuni esempi? “La Voce di Romagna”, che paga un articolo 2 euro e 50, e “Il Nuovo Corriere di Firenze”, che offre ai collaboratori forfait mensili da 50 a 100 euro. Ad entrambe le testate vanno contributi pubblici per oltre 2 milioni e mezzo di euro l'anno. “La Repubblica” (che rientra nel contributo al “gruppo l'espresso/la repubblica” di oltre 16 milioni di euro) paga 30 euro un articolo di 5000 – 6000 battute. “Il Messaggero” (circa un milione e mezzo di contributi) paga al massimo 27 euro ad articolo. L'“ANSA” paga 5 euro per ogni lancio. L'“APCOM” offre da 4 a 8 euro, ma non paga nulla nel caso in cui l'evento assegnato non si realizzi. “Il Sole 24 ore” (oltre 19 milioni di contributi l'anno) paga 50 centesimi a riga. “Libero” (5 milioni e 451 mila euro di contributi) dà 18 euro anche per un'apertura. “Il Manifesto” (oltre 5 milioni di contributi) pare non paghi alcuno degli articoli scritti dai collaboratori, neanche per le aperture.


 Tutto ciò dimostra come quello del giornalista freelance (la categoria che si è potuta permettere il lusso di rispondere al sondaggio) sia uno dei lavori più precari e meno retribuiti dell'intero paese. E, di conseguenza, sia sottoposta a ricatto quotidiano, per cui poi non ci si può lamentare se certe notizie non vengono date, o vengono date in cinque righe e mezza a pagina sette. Gli editori infatti si inchinano schettinamente alle richieste del governo di turno, per non perdere il pingue finanziamento, mentre le grandi firme del giornalismo si guardano bene dal mettere in risalto le cose scomode per non perdere il posto molto ben retribuito. Dulcis in fundo, i collaboratori non possono permettersi scoop o rivelazioni perché ricattati con contratti capestro. Sembra che il coraggio sia ormai una prerogativa per soli blogger.


 Ecco perché sarebbe stata importante la proposta di legge dell'Onorevole Meloni, che prevedeva l'istituzione di una “commissione specifica” per impedire che le testate sfruttassero i giornalisti precari e non applicassero retribuzioni adeguate, escludendo i trasgressori dai contributi pubblici. Ecco perché questa legge sarebbe stata un caposaldo per l'inizio di una nuova trasparenza dell'informazione e per garantire giustizia sociale sui posti di lavoro. Ecco perché, dopo essere stata approvata dalla Camera, di questa stessa legge è appena stata fatta carta straccia al Senato, per la meritoria opera demolitrice di Elsa Fornero.


 L'Italia è piena di giornali di partito, di corrente o di condominio che campano con i soldi dei contribuenti e riempiono le loro redazioni di giovani e meno giovani, precari e sottopagati, mantenendoli sotto la soglia della povertà per meglio servire le istanze del Governo di turno. Molti di questi “Editori" da due euro al pezzo, magari, pagano anche con un anno di ritardo. Oppure, dopo un certo numero di articoli "pagati" (si fa per dire), pretendono tutti gli altri pezzi a titolo gratuito. Altri, invece, danno al massimo forfait mensili di 50 - 100 euro. Intanto Luigi Gubitosi, neo d.g. Rai, viene stipendiato con 650mila euro l’anno, sempre per la famosa storia della “spending review”.

Abbronzanti artificiali possono causare cancro e infertilità per le donne

Abbronzanti artificiali sotto accusa: le lozioni utilizzate per scurire la pelle possono causare danni alla salute delle donne come il cancro, problemi di infertilità e danni alla nascita del bambino.

A lanciare l’allarme è una ricerca condotta dalla European Enviroment Agency, che avverte sulla pericolosità delle lozioni una volta che vengono assorbite dalla pelle o inalate durante il loro utilizzo.

I componenti degli abbronzanti artificiali possono infatti contenere sostanze, come la formaldeide e le nitrosamine, che interferiscono con l’azione degli ormoni.

Non solo, un uso costante di tali prodotti può anche danneggiare la cute con irritazioni, allergie e portare al diabete e all’obesità. (Vitadidonna)

Messina la casbah dello Stretto, illegalità e sopprusi alla cittadinanza sotto gli occhi della Polizia Municipale



Generale Ferlisi, forse è stato capitano di “fregata”?
Attraversando la città di Messina da nord a sud – solo da Tremestieri fino all’Annunziata – si ha l’impressione di essere in una casbah, dove basta avere una bottega, un autolavaggio, un officina meccanica o di qualsiasi genere, essere ambulante fisso di frutta e verdura  e generi vari per avere il “permesso” di occupare il suolo pubblico, occupare le corsie di marcia ed intralciare la circolazione veicolare.

Sotto gli occhi poco “vigili” di una Polizia Municipale distratta – o chissà cosa – bottegai e piccoli commercianti, per i loro interessi particolari, hanno ridotto Messina ad una grande casba.

Attenzione a protestare perché si corre il rischio di venire aggrediti e non solo verbalmente. Non serve nemmeno chiamare il numero 090771000, magari vi risponderà un vigile urbano, ma non fatevi illusioni nessuno interverrà; la scusa – vera ma abusata – è: “siamo in pochi, non ci sono pattuglie”, nel migliore dei casi, “passerò la segnalazione al comando”.

mercoledì 25 luglio 2012

Colpevole di dire la verità

In una lettera rivolta al giudice ucciso per il ventennale della strage di via D’Amelio, il magistrato Scarpinato aveva definito “imbarazzante” partecipare alle cerimonie ufficiali per le stragi per la presenza “talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità”, di “personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione” dei valori di giustizia e di legalità per i quali Borsellino si è fatto uccidere.

martedì 24 luglio 2012

La cortistatina A blocca del 99% il virus Hiv


In vitro un composto naturale ha eliminato quasi del tutto il virus dell'Hiv da cellule infette. Lo studio de The Scripps Research Institute della California indica il composto come possibile capostipite di una nuova classe di antivirali capaci di bloccare la replicazione virale. (molecularlab)

Dieta diabete: quali alimenti evitare e preferire

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Il 50% dei malati di diabete mellito in Italia sono pazienti in sovrappeso, in tali casi un’alimentazione equilibrata associata ad una moderata e costante attività fisica, sono il primo passo per una terapia che riduca i problemi.
Diversi studi hanno dimostrato che perdere il 5-10% del peso di partenza permette di ottenere significativi miglioramenti nel controllo della glicemia e relative complicanze, oltre prevenire problemi cardiovascolari.

Roma capoccia der monno infame: debito più alto della Sicilia

Anna Lombroso per il Simplicissimus
Chissà che cosa potrà produrre l’incontro al vertice di oggi delle due cariche e competenze, Presidente del Consiglio e Presidente della regione Sicilia. Il tema è il rischio di fallimento della regione Sicilia a causa di un debito consolidato di 17 miliardi: l’isola ho poco più di 5 milioni di abitanti. Su ogni siciliano – neonati compresi – grava un onere di 3.400 euro ciascuno e il fardello di una classe politica imbarazzante, di alleanze opache, di “pupari” potenti e inossidabili.

Ma si dice proprio a Roma, “er più pulito c’ha la rogna” e la Capitale ha 11 miliardi di debito consolidato che arriva a 15 miliardi se si aggiunge quello delle municipalizzate, quello attribuibile agli espropri per opere pubbliche non perfezionati. Se su ogni “civis” –siamo circa 2 milioni e 600 mila abitanti – neonati compresi, pesa un debito di 5.800 euro ciascuno, si può dire che Roma è proprio la capitale della bancarotta. E la “rogna” è la stessa: quella combinazione di malaffare, clientelismo, corruzione e incompetenza nella quale si infiltra e stabilisce la sua potente egemonia la criminalità, accomodandosi con pochi rischi nei rigonfiamento degli organici delle istituzioni pubbliche, delle società controllate, degli appalti e della spesa per opere spesso inutili o che restano allo stato progettuale, quelle delle buone o cattive intenzioni.
Conosciamo la patologia di Monti, per la Sicilia, la Catalogna de noantri, starà pensando all’abituale purga di tagli, rigore ottuso, austerità idiota da somministrare nel solito modo casuale e prudente nei confronti di obiettivi intoccabili e sgraditi. Ancora più miope se la dovessimo attagliare alla capitale il cui debito è solo in parte attribuibile all’alimentazione aberrante della macchina della pubblica amministrazione, anche e soprattutto grazie alla miscela di clientelismo, corruzione e impunità, molto all’incompetenza degli eletti, nominati, incaricati e tecnici, moltissimo a un modello urbano fondato su una espansione urbanistica e edilizia incontrollata, con “periferie che generano altre periferie sempre più lontane e costringono l’amministrazione comunale ad indebitarsi per portare servizi, trasporti, strade e per la quotidiana gestione”, come denunciano da anni esperti e studiosi e come ogni giorno accertano a caro prezzo i cittadini. Un “modello” oltraggioso dei beni comuni, con risorse disinvoltamente e protervamente messe in vendita, del territorio oggetto di vincoli di tutela occasionali ed estemporanei come spilli messi a caso su una mappa della città, dei suoli sottoposti a acrobatici cambi di destinazione d’uso, sconcertanti perfino per l’associazione dei costruttori, che aveva chiesto l’1 % del territorio da destinare a area edificabile, mentre Alemanno ne elargisce benevolmente quasi il 2 %.

SICILIA: Il governatore Lombardo, ”Mi dimetto il 31 luglio. Default della Sicilia era una balla”

“L’incontro con Monti e’ andato bene” e viene confermato che “come noi sostenevamo quella sul default della Sicilia era una grande balla”. Lo afferma il governatore siciliano, Raffaele Lombardo, al termine dell’incontro a palazzo Chigi. “La Regione ha i conti in ordine – scandisce Lombardo – i conti sono solidi e stiamo onorando i nostri debiti.

domenica 22 luglio 2012

Rodotà sulla privatizzazione dei servizi pubblici

di Eleonora Martini  -  Intervista a Stefano Rodotà sulla sentenza della Corte Costituzionale sui beni comuni e i referendum sull’acqua.
Stefano Rodotà, un risultato, quello ottenuto con la sentenza della Consulta, che premia anche il lavoro del suo Comitato di giuristi.

Premia soprattutto la grande elaborazione culturale che è stata messa a punto in questi mesi sia intorno al bene comune dell’acqua e dei servizi pubblici essenziali, sia per quanto riguarda il rapporto fecondo tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa al quale la sentenza fa esplicito riferimento. Si restituisce così alla volontà popolare quel ruolo fondamentale che il governo Berlusconi prima e il governo Monti poi hanno cercato di sottrarle.


È una sentenza importante?

Non si esagera dicendo che questa è una sentenza storica perché in concreto denuncia e elimina una clamorosa frode del legislatore. Nella sentenza infatti si dice esplicitamente che i vari decreti in materia hanno riprodotto parti delle norme abrogate col referendum, addirittura rendendole più restrittive, violando così l’articolo 75 della Costituzione. Inoltre i giudici scrivono che le nuove discipline in materia sono contraddistinte da «identica ratio ispiratrice» di quelle abrogate col referendum. In primo luogo, dunque, è stata ripristinata la legalità costituzionale.




Vengono così a decadere le norme sulla privatizzazione dei servizi, o sulla «promozione della concorrenza», che dir si voglia, sia quelle di Tremonti del 2011 che quelle contenute nel Salva Italia. È così?

Certamente. E nella sentenza la continuità tra i provvedimenti è addirittura accentuata.

Sclerosi Multipla: l'interferone beta non funziona

È stato pubblicato sulla prestigiosa rivista medica Journal of the American Medical Association (JAMA) un interessante studio intitolato "Associazione tra l'uso dell'interferone beta e la progressione della disabilità nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente".
Secondo un gruppo di ricercatori canadesi, coordinati dalla dr.ssa Helen Tremlett dell'Università della British Columbia di Vancouver, l'interferone beta viene ampiamente prescritto per il trattamento della sclerosi multipla (SM), ma deve essere ancora stabilito il suo rapporto con la progressione della disabilità.

Obiettivo della ricerca era studiare l'associazione tra l'esposizione all'interferone beta e la progressione della disabilità nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente (SM-RR).

Al termine dello studio, secondo gli autori, tra i pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, la somministrazione di interferone beta non era associata ad una riduzione della progressione della disabilità. (da Italiasalute)

Poligamia e monoidiozia

Anna Lombroso per il Simplicissimus
Buona domenica. Mentre Bossi ricorda che al Nord si “fanno i fucili”, la Curia di Milano spara già: con il registro delle unioni civili voluto dal Comune, “c’è il rischio che equiparare la famiglia fondata sul matrimonio e l’unione civile porti a legittimare la poligamia”.

Autore dell’invettiva contro quest’altro “contagio” è tal Alfonso Colzani, responsabile del Servizio per la famiglia della Diocesi, in una riflessione che sarà pubblicata domani su Milano7, il settimanale della Chiesa ambrosiana in edicola con Avvenire, definito dal Corriere della sera “laico”, non si sa se in quanto coniugato con 4 figli o più probabilmente perché non indossa la tonaca bianca e nera di Torquemada, preferendole un sobrio abito grigio da professore della Bocconi. E proprio come i docenti al governo, la sua ossessione è fare i diritti a fettine, in modo da accentuare le disuguaglianze, esasperare le differenze, esaltare i privilegi e fare delle garanzie un bene da erogare con circospezione e solo agli affini, agli ammessi, agli allineati, agli ubbidienti.

Fiscal compact: il silenzio di stampa e TV

Anna Lombroso per il Simplicissimus
In un pudico clima di clandestinità operosa il Parlamento ha reso legge dello Stato il principio del pareggio strutturale, che entrerà in vigore il prossimo gennaio a condizione che almeno 12 paesi lo abbiano ratificato: al momento il prestigioso parterre ne conta 9, Cipro, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Portogallo, Romania e Slovenia, non ci sono ancora né Francia, né Germania. Segno evidente che stati più oculati guardano con sospetto a un provvedimento che limita ineluttabilemente almeno per i prossimi 20 anni, la sovranità dei singoli paesi che lo accettano, in materia di politica economica e sociale. Il nucleo del provvedimento consiste nell’ “l’impegno delle parti contraenti ad applicare e ad introdurre, entro un anno dall’entrata in vigore del trattato, con norme costituzionali o di rango equivalente, la ‘regola aurea’ per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo”. “E qualora il rapporto debito pubblico/Pil superi la misura del 60% – e noi che abbiamo entusiasticamente aderito siamo al 120% – le parti contraenti si impegnano a ridurlo mediamente di 1/20 all’anno per la parte eccedente tale misura”.

Riassunti tutti i dipendenti di Multiservizi entra anche chi ha lavorato solo un mese

Da ieri è ufficiale. I 2300 lavoratori delle aziende partecipate regionali saranno riassunti nella Sas, la nuova holding che tiene insieme le tre precedenti società dei servizi: Multiservizi, Biosphera e Beni culturali. Accontentati dunque i sindacati che chiedevano certezze: "Sono stati rispettati - spiega Mimma Calabrò, segretario generale della Fisascat Cisl - i punti dell'accordo politico sindacale siglato a inizio luglio e dunque non possiamo che essere soddisfatti. In un momento di forte sofferenza occupazionale finalmente è arrivata una buona notizia. Adesso - conclude - chiediamo ai vertici della nuova società consortile Sas di studiare assieme una soluzione per garantire ai cittadini il massimo dell'efficienza dei servizi".

 Tutti contenti, anche Lombardo. Nessuno si indigna di una regione "stipendificio", che ha più dipendenti di molte regioni messe insieme, con tantissimi dirigenti di se stessi e come se non bastasse ormai prossima al fallimento. Nessuno pensa che questi poveretti però sono assunti senza concorso, attraverso le partecipate che, come tutte, hanno assunto esclusivamente su indicazione dei politici.

Sapete quanto guadagna il vostro capo?


foto di Pippo Martino
di Philippe Steiner (www.sbilanciamoci.info)
Con la crisi finanziaria l’ordine economico si trova a doversi confrontare con una situazione che rende desuete tutte le nostre convinzioni sulla scala delle disuguaglianze, nonché sul mercato che dovrebbe fornire una misura del merito alla base di queste stesse disuguaglianze. La legittimità di quest’ordine appare messa in discussione, e non solo dalla base della gerarchia sociale.
Per comprendere l’ampiezza dei cambiamenti provocati dall’attuale crisi bisogna tornare indietro di una decina d’anni. Un’indagine internazionale, condotta nel 1999, fornisce risultati interessanti riguardo alla percezione delle disuguaglianze di reddito prima della crisi (1). Quattro dati saltano agli occhi: 1) La forma della distribuzione dei redditi è mal nota: la maggior parte delle persone se la rappresenta come un triangolo (una larga base di poveri e pochi ricchi) o come un rombo (pochi poveri, pochi ricchi e una classe media molto ampia), quando essa ha piuttosto la forma di un rombo troncato alla base. 2) Le disuguaglianze sono considerate troppo forti in tutti i paesi: si va dal 66% delle persone intervistate negli Stati Uniti all’89% in Spagna, passando per l’82% e l’87% in Gran Bretagna e in Francia. 3) La distribuzione dei redditi a forma di rombo è quella a cui gli individui aspirano: in questo modo un ampio ceto medio riposerebbe su uno stretto vertice di poveri e su questa base si innalzerebbero progressivamente i ceti più ricchi, fino a disegnare uno stretto vertice di persone ricchissime. 4) Alla fine, se gli stipendi e la loro gerarchia sono abbastanza noti, le remunerazioni più alte non lo sono affatto.


Se all’epoca si chiedeva alle persone di stabilire il rapporto tra quello che guadagnava il capo di una grande impresa e quello che guadagnava un operaio non specializzato, si ottenevano le risposte riportate nella prima riga della tabella qui sotto.
Rapporto tra il reddito del capo di una grande impresa e il reddito di un operaio non specializzato secondo l’indagine ISSP del 1999
Svezia Spagna Germania Stati

Uniti
Gran

Bretagna
Francia
Indice

stimato
3,8 5 8 12,5 12,5 16
Indice

auspicato
2,1 2,8 5 45 5,6 6,3
Gli ordini di grandezza erano già allora abbondantemente sballati, dal momento che nel 2002 il rapporto tra lo stipendio di un operario non specializzato francese e il reddito medio dei capi del gruppo CAC 40 erano di 1 a 177; nello stesso periodo, negli Stati Uniti, era dell’ordine di 1 a 300. In realtà, lo scarto stimato dagli intervistati corrispondeva piuttosto al rapporto tra il reddito dell’operaio non specializzato e i redditi delle classi medie superiori, come se gli intervistati non riuscissero a vedere al di sopra di quelli.

venerdì 20 luglio 2012

Erzelli, ecco come si tradisce il Paese: lo stato paga i licenziamenti


Sede Ericsson agli Erzelli
Ai massacri  sociali che impoveriscono il Paese e gli tolgono le risorse per una rinascita, si aggiunge il cinismo di una classe politica e dirigente che fa credere si tratti di qualcosa di transitorio, che l’anno prossimo ci sarà di nuovo la politica, la crescita e Babbo Natale. La cosa più desolante è la facilità in cui si abbocca a questa narrazione consolatoria, ma bugiarda, mentre con tutta evidenza le obbligazioni europee alle quali ci siamo stupidamente inchiodati, l’ideologismo finanziario a cui ci si è dati felicemente prigionieri, la svendita di beni pubblici, la progressiva umiliazione delle istituzioni scolastiche, gli stessi famosi “fondamentali” di cui tanto si parla sia a vanvera che con lingua biforcuta, delineano con chiarezza il modello a cui tutto questo tende: quello di un Paese impoverito, marginale, reso subalterno da bassi salari, bassa tecnologia, scarsi investimenti  e corruzione diffusa. Un mercato di braccia e di lavoro a modesto contenuto di sapere,  governato da un’oligarchia immobile.

ABUSI EDILIZI: A GIUDIZIO DEPUTATO REGIONALE MESSINESE CATENO DE LUCA

ABUSI EDILIZI: A GIUDIZIO DEPUTATO REGIONALE MESSINESE CATENO DE LUCA: Cateno De Luca, neo sindaco di Santa Teresa di Riva e da pochi giorni ex deputato regionale dopo le sue improvvise dimissioni, è stato rinviato a giudizio dal gup Massimiliano Micali per l’inchiesta sulla speculazione edilizia al comune di Fiumedinisi di cui il leader del movimento “Sicilia Vera, è stato a lungo sindaco.

De Luca, insieme con altre 17 persone, dovrà comparire il prossimo 24 ottobre davanti ai giudici della seconda sezione penale. A De Luca, che per questa vicenda era stato arrestato nel giugno dell’anno scorso, vengono contestati i reati di abuso d’ufficio, tentata concussione e falso. A giudizio vanno anche il fratello del deputato regionale, Tindaro, il funzionario del Comune di Fiumedinisi, Pietro D’Anna e il presidente della Commissione edilizia, Benedetto Parisi tutti arrestati su richiesta del procuratore aggiunto Vincenzo Barbaro e del sostituto Liliana Todaro. [...enricodigiacomo ]

giovedì 19 luglio 2012

UN ANNO DI GESTIONE FALLIMENTARE SENZA MAI OPERARE PER IL BENE DELLA COMUNITA’. I SINDACATI RISPONDONO ALL’EX COMMISSARIO STRAORDINARIO DELL’ASP5

18 luglio ’12 – Una dichiarazione piena di veleni nei confronti delle Organizzazioni Sindacali che hanno difeso gli interessi degli utenti e dei lavoratori. Così Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl definiscono la replica che il dott. Francesco Poli ha reso alla Gazzetta del Sud sulla denuncia operata dai sindacati sulle 200 delibere approvate negli ultimi due giorni di mandato dell’ex commissario straordinario dell’Asp 5.

“Ha rappresentato – replicano a muso duro Clara Crocè, Calogero Emanuele e Giuseppe Calapai – l’ultimo canto del cigno di un personaggio arrivato a Messina quasi nelle vesti di Commissario liquidatore, non certo per rispondere agli interessi di una comunità di 650mila abitanti. Nell’anno vissuto sotto il suo commissariamento non lo abbiamo visto minimamente interessarsi delle vere problematiche per operare un riordino complessivo del sistema sanitario territoriale messinese. Per noi – aggiungono i segretari di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – la gestione Poli è stata una gestione fallimentare, caratterizzata esclusivamente da inaugurazioni esclusivamente mediatiche e roboanti, mobilità selvagge, incarichi legali e per assunzioni di dirigenti ad personam, incarichi a tempo determinato di collaboratori amministrativi, per aver bandito concorsi di Dirigenti e per aver, nel suo ultimo giorno adottato inspiegabilmente numerosi provvedimenti di nomina di nuovi dirigenti in strutture di primaria importanza che sarebbe stato opportuno demandare al nuovo Direttore Generale”.
I sindacati ricordano come, nonostante i proclami, non è stato avviato alcun confronto sul nuovo atto aziendale e sulla conseguente dotazione organica. “Di Poli – aggiungono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – avranno un pessimo ricordo anche i lavoratori di Teseos e della Casa di Cura Santa Rita visto che è stato, nelle loro vertenze, un interlocutore sordo. L’atteggiamento dell’ex commissario straordinario – concludono Crocè, Emanuele e Calapai – è stato anche oggetto di una denuncia inviata dalle Organizzazioni sindacali alla Procura della Corte dei Conti e confidiamo che, almeno in quella sede, il dott. Poli risponda del suo operato”. (nuovosoldo)

Dell'Utri: il ricordo di via D'Amelio è "una stronzata"

Nel ventesimo anniversario della strage di via D'Amelio, il senatore "approva" il patto Stato-mafia se realizzato "per evitare guai peggiori". Attacca la commemorazione di Borsellino e della sua scorta e spara a zero contro il pm Ingroia: "Come Khomeini, mi ha rovinato la vita".

La Spagna prossima al fallimento

La Spagna "non ha un soldo in cassa per pagare i servizi pubblici e se la Bce non avesse comprato i titoli di Stato, il Paese sarebbe fallito". Lo ha affermato il ministro del bilancio spagnolo, Cristobal Montoro, al parlamento di Madrid, secondo quanto riferisce Bloomberg.

Facevano la cresta sui ticket sanitari dell’Asl di Messina. La Corte dei conti ha definitivamente condannato Matteo Bottari e Giovanni Visicaro a versare all’amministrazione sanitaria quasi ottantamila euro

Facevano la cresta sui ticket sanitari dell’Asl di Messina, scoperti e condannati, ora dovranno risarcire il maltolto oltre agli interessi e il danno all’immagine. Lo ha sancito la sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei conti che ha definitivamente condannato Matteo Bottari e Giovanni Visicaro a versare all’amministrazione sanitaria quasi ottantamila euro (sentenza n. 74/A/2012). (enricodigiacomo)

mercoledì 18 luglio 2012

Sicilia: bancomat per politici e baroni

di PAOLO BARONI -  La Stampa

 "Rischiamo di diventare la Grecia d’Italia" ha denunciato tre giorni fa il presidente della Confindustria regionale, Ivan Lo Bello. Mentre la Corte dei Conti nella sua ultima relazione puntava il dito contro l’aumento delle spese, salite ancora dell’1,5% nel 2011 a quota 19,56 miliardi mentre le entrate scendevano del 13% a quota 15,7. Com’è possibile tutto questo? Spese pazze, assunzioni senza logica e senza controllo (4590 solo nel 2011, quando la crisi era più che conclamata), sprechi a non finire. A cominciare dalle indennità che si sono assegnati i politici: il presidente Lombardo guadagna la bellezza di 15.600 euro al mese (10.290 come consigliere, più 5290 di indennità di carica), in pratica seimila euro in più del lombardo Formigoni. ...

 Per i 90 consiglieri dell’Assemblea regionale lo stipendio raggiunge i 9257 euro netti al mese. Nemmeno gli impiegati se la passano male: uno stenografo di palazzo d’Orléans può infatti arrivare a guadagnare 6295 euro al mese, per non dire del segretario generale dell’Assemblea che viaggia oltre i 13 mila e del segretario generale aggiunto che di euro ne guadagna circa 11 mila al mese. Singolare è il caso della «Commissione per la qualità della legislazione» che lavorando appena dieci minuti al mese dal 2008 ad oggi ha assicurato ai nove deputati che ne fanno parte circa 250 mila euro di indennità aggiuntive (3 mila euro al mese solo per il presidente).

Rete No Ponte: il ponte continua a sprecare soldi

Il Ponte è vivo e continua a sperperare i soldi degli italiani! Nonostante le dichiarazioni di diversi esponenti del governo, a cominciare dal ministro competente Passera, che hanno affermato come il progetto Ponte non sia prioritario e non rientri nei programmi dell’esecutivo, nonostante i tagli da macelleria sociale e la spending review che sta mettendo sul piede di guerra diversi enti locali, la Stretto di Messina continua come se nulla fosse a riprogettare i siti di discarica e predisporre la relativa procedura di VIA.

È un paradosso incredibile, inaccettabile, proprio per il momento di grave difficoltà che sta vivendo l’intera comunità nazionale. Eppure dopo le diverse prese di posizione a ribadire la non priorità o addirittura l’inutilità del Ponte, non solo provenienti dal Governo “tecnico” ma ormai diffuse in tutti i gruppi parlamentari – ad eccezione di alcune aree del PDL direttamente legate alle clientele ruotanti attorno alla società del Ponte – era lecito attendersi la chiusura definitiva della società stessa e quindi dell’intera partita.  Viceversa si assiste al tentativo di rilancio del programma, o almeno della sua eterna sopravvivenza!

Troppo sale fa male, gli italiani esagerano con le dosi

La quantità di sale consumata dagli italiani è superiore ai limiti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale per la sanità. Sono soprattutto gli uomini ad eccedere nelle dosi, oltre il doppio rispetto al limite consigliato.

Russia: approvata norma sulla blacklist dei siti web 'dannosi'

Mercoledì 11 luglio la Camera bassa del Parlamento russo ha approvato nella sua terza e definitiva lettura la proposta di legge sulla "lista nera" dei siti web, una decisione che ha scatenato stupore viste le critiche di censura portate avanti dai siti online più popolari del Paese.

La proposta originale, nelle ultime settimane sotto riesame alla Duma, implicava che solo le "informazioni dannose" sarebbero state censurate. Tuttavia, tale frase è stata modificata lo scorso martedì sera, e l'elenco dei motivi per cui al governo sarà consentito bloccare un sito è ora rigorosamente definito.

La lista comprende pagine web che incitano al suicidio, all'abuso di droghe, a comportamenti rischiosi e alla pornografia infantile.

Secondo i critici, proprio la lista nera dei siti "non adatti ai bambini" finirà per limitare la libertà di Internet in generale. La Stampa blog

REFERENDUM SCADENZA 30 LUGLIO 2012

Alzi la mano chi sapeva che presso i Comuni è possibile firmare per un Referendum abrogativo parziale sulla legge per le indennità parlamentari (Art. 2 L. 31/10/1965, n. 1261). Ben pochi.

Si tratta di un referendum, si, l’ennesimo referendum che però ha un fine più che nobile: il taglio degli stipendi della casta politica.

La raccolta firme si concluderà il 30 luglio 2012 (termine per la presentazione al Comitato promotore 31/07/2012).

Cosa occorre fare? Nulla di più semplice: recarsi presso il proprio Comune ed andare a firmare. Provate però a domandarvi come mai questa notizia non è passata sui giornali. Non è che per caso c’è un forte connubio tra i finanziamenti elargiti alla carta stampata e la casta politica? Meditate gente.

Intanto, con qualsiasi mezzo, DIFFONDETE LA NOTIZiA! Voglio proprio vedere se anche stavolta la passano liscia. E poi dopo fate un salto in Comune. Ci vogliono 500.000 firme altrimenti avremo perso l’ennesima buona occasione per dare un duro colpo alla casta. Ma attenzione, la notizia è poco nota e quindi dovete DIFFONDERLA!!!!

Articolo 2 della Legge 31 Ottobre 1965, n. 1261

Ai membri del Parlamento è corrisposta inoltre una diaria a titolo

di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l’ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute e delle Commissioni.

E’ solo un piccolo passo, visto che TUTTA QUESTA LEGGE meriterebbe una bella spolveratina, ma è pur sempre un passo necessario per far partire il movimento di rivolta popolare pacifica contro gli stipendi pagati al mondo della politica.

LA "BASTARDATA" DELL'ASSESSORE RUSSO

L’Ordine dei giornalisti di Sicilia esprime solidarietà e vicinanza alla collega Carmen Di Per, attaccata verbalmente ieri mattina, davanti a numerose persone, dal vicepresidente e assessore regionale alla Salute, Massimo Russo

  Non cerco la solidarietà dei colleghi, ma vorrei solo evidenziare come la politica in questi ultimi tempi abbia preso di mira la stampa cittadina. La scorsa settimana l’indecente – non trovo altre parole per definirlo – attacco del sen. Gianpiero D’Alia a Lucio D’Amico, oggi il volgare attacco dell’assessore Massimo Russo alla giornalista Carmen Di Per. A scatenare la furia del rappresentate del governo Lombardo una domanda che è andata fuori dal protocollo, cui Russo non ha saputo dare una risposta sensata non avendo contezza, purtroppo, di ciò di cui si stava parlando. E per un assessore alla Sanità non sapere che l’acqua del Policlinico di Messina è stata – o forse lo è ancora – inquinata, non è assolutamente tollerabile. 


Russo, preso in contropiede, non ha saputo fare altro che urlare come un forsennato minacciando di denunciare la giornalista che aveva osato fare la domanda. Posto che dell’acqua inquinata se ne sono occupate le maggiori testate giornalistiche cittadine, il problema è che la politica cerca di imbavagliare sempre di più la stampa messinese. La verità purtroppo è questa. Ma noi – nel nostro piccolo – non ci pieghiamo alle minacce e non abbiamo alcuna remora a definire quella di Russo un’autentica bastardata. Non può passere sotto silenzio un assessore che dice ad un giornalista che ha la testa sconnessa. Chi è sconnessa è la politica di questo governo regionale che ormai ha i giorni contati. ... 


L’assessore Russo invece di fare passerelle, perché non dispone una indagine al Policlinico dove il dg Pecoraro ha assunto una giornalista attraverso un concorso "sospetto", su cui indaga la magistratura? (messinaoggi)

"La collega e tutti i giornalisti siciliani - si legge nella nota dell'Ordine - hanno il sacrosanto diritto-dovere di porre domande ai politici e agli amministratori pubblici, che a loro volta hanno il dovere di rispondere, per informare l’opinione pubblica. Soprattutto nel campo della sanità, i cittadini hanno il diritto di conoscere le reali condizioni ed emergenze delle strutture che ospitano pazienti ed effettuano assistenza".

Keep 32: la molecola elimina i batteri che provocano la carie

Due ricercatori sudamericani, il dottor José Còrdova della Yale University ed Erich Astudillo dell’Università del Cile e CEO di Top Innovations Tech, hanno messo a punto una sostanza che promette di eliminare alla radice il problema della carie.

 Secondo i due ricercatori, tale sostanza – denominata Keep 32 – potrebbe essere utilizzata all'interno dei normali prodotti di cui ci serviamo ogni giorno per la cura dei nostri denti: dentifrici, collutori e gomme da masticare. Keep 32  in grado di eliminare i batteri responsabili della carie.

 Nei test condotti in fase di sperimentazione, durati 7 anni, la sostanza si è rivelata capace di eliminare i batteri nel giro di 60 secondi. I ricercatori hanno iniziato ora la sperimentazione sull'uomo e sono convinti di poter introdurre nel mercato il prodotto nel giro di un anno. Keep 32 elimina lo Streptococco Mutans, il batterio che trasforma gli zuccheri in acido lattico, che poi corrode lo smalto dei denti favorendo la formazione della carie.

martedì 17 luglio 2012

La Sicilia ad un passo dal default

La Sicilia è a un passo dal default: una situazione così grave da determinare, per la prima volta, un intervento del presidente del consiglio. In una lettera al governatore Raffaele Lombardo, il premier Mario Monti chiede conferma "dell'intenzione, dichiarata pubblicamente, di dimettersi il 31 luglio".

 Dopo qualche ora di polemiche da parte degli esponenti regionali arriva la risposta di Lombardo: "A seguito della nota inviata da Palazzo Chigi - dice in una nota - ho parlato al telefono con il primo ministro Mario Monti rassicurandolo del fatto che, nonostante le criticità segnalategli, peraltro precedute da una campagna mediatica mirata alla delegittimazione e fondata su dati palesemente mistificati e funzionali a interessi politico lobbistici ben evidenti, gli rassegnerò formalmente, oltre all'immane impegno riformatore svolto in questi quattro anni, tutti gli elementi utili a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale".

"Al presidente Monti - aggiunge Lombardo - parlerò anche della scelta di dimettermi per consentire agli elettori l'esercizio al diritto democratico di scegliere un nuovo governo e un nuovo parlamento, entro un tempo costituzionalmente previsto, nel corso del quale viene assicurata la piena funzionalità dell'esecutivo".

Silvio addio

Mi dispiace davvero per gli ottusi,  i poveri di spirito e i disonesti dentro che hanno trovato in  Berlusconi il loro spirito guida. Mi dispiace per gli adolescenti e i cattivi maestri che hanno trovato nella ribellione al Cavaliere l’unico comodo contenuto e la felice liberazione dall’elaborazione politica. La cattiva notizia è che Silvio è finito: forza Italia, forza gnocca, pdl , siamo Italia o siamo stronzi, sono soltanto il tentativo di portarsi a casa un portafoglio di voti e di gorilla parlamentari necessario a trattare la salvezza del suo impero economico. Senza alcun altro disegno.
Silvio però non è solo nel suo declino: si porta appresso tutto un ecosistema politico, mediatico, produttivo  cresciuto attorno a lui e contro di lui, ma che messo in un altro ambiente, in un’altra epoca, non ha alcuna possibilità di sopravvivenza. Basta vedere la mancanza di lucidità e di dignità con cui si sono messi nelle mani di ideologi, banchieri e accademici cialtroni che stanno riducendo in cenere il Paese. Nessuna iniquità, nessun errore plateale, nessuna considerazione sociale viene da questa fungaia ormai dedita all’ossequio degli  dei cannibali del mercato e soprattutto dei propri interessi di bottega.

Il Paese va a puttane, ma nell’ecosistema appassiona  la sorte e l’atteggiamento delle etere del Cavaliere, cliente e protettore, in una irresistibile fuga dalla realtà. Minetti docet. E si fa silenzio invece quando il burattino premier fa figure da cioccolataio in Europa o si dedica ad esercizi  sul maschile e femminile degni di un liceale in fase onanistica. Naturalmente si evita con accuratezza di parlare dei veri e terribili problemi che ci stanno davanti forse nella speranza che non parlandone tutto in qualche modo si risolverà. Però il giochino sta finendo, il tentativo di rianimare il fantasma del tycoon per continuare a indignarsi con poco sforzo, è destinato al fallimento. (da: Ilsimplicissimus2)

Medici corrotti per i boss finti pazzi

COSENZA – Bastavano poche migliaia di euro di mazzetta a psichiatri e psicologi corrotti e i boss della ‘ndrangheta diventavano improvvisamente pazzi. Una patologia che in più di un’occasione ha permesso a capi clan e anche a semplici affiliati ad organizzazioni criminali di lasciare il carcere duro per gli arresti domiciliari in clinica privata, gestita da medici compiacenti. Per aumentare la gravità delle patologie ai loro assistiti, i medici corrotti erano pronti anche a sostenere metodi «classici» come il dimagrimento pilotato, per aggravare appunto la loro condizione fisica e riscuotere davanti ai giudici la certezza di sottrarsi al regime carcerario. Pochi mesi e voilà, il miracolo era fatto.

LE CERTIFICAZIONI - Qualche volta con le certificazioni fasulle i boss riuscivano anche ad ottenere gli arresti domiciliari. Nell’inchiesta condotta dai carabinieri del Ros di Catanzaro guidato dal maggiore Antonio Sozzo e denominata Villa Verde (dal nome della casa di cura che ha ospitato i boss), gli inquirenti hanno accertato che in più occasioni i medici corrotti erano in doppia veste. Da una parte erano loro a certificare la falsa malattia dei boss, dall’altra toccava sempre a loro attestare la veridicità di quella patologia in qualità di periti nominati dal tribunale di Catanzaro. Nessuno mai sembra se ne sia accorto del doppio incarico, e soprattutto i medici indicati dai giudici se sono guardati bene dal rifiutare l’incarico.
GLI ARRESTI - E così martedì mattina sono finiti in carcere il professor Gabriele Quattrone, 63 anni, clinico molto affermato a Reggio Calabria, il dottor Franco Antonio Ruffolo, 58 anni, di Rogliano, il dottor Massimiliano Cardamone, 37 anni di Catanzaro e il dottor Arturo Luigi Ambrosio, 75 anni, di Castrolibero. Quest’ultimo ha ottenuto gli arresti domiciliari. Il provvedimento del gip di Catanzaro che ha accolto la tesi del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ha raggiunto anche due donne Caterina Rizzo, 43 anni, moglie di Antonio Forastefano, oggi pentito, ma sino a qualche mese fa a capo della famiglia degli «Zingari» che controllano la Sibaritide e Patrizia Sibarelli, 30 anni, moglie di Pasquale Forastefano, fratello di Antonio. Le accuse per i professionisti variano dalla corruzione, alla frode, alle false perizie. Un contributo alle indagini l’hanno dato oltre che le intercettazioni telefoniche e ambientali anche le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia legati al clan Forastefano, Lucia Bariova, Salvatore Lione e Samuele Lo Vato.
I CONTATTI - Proprio per tirare fuori dalla galera Antonio Forastefano ristretto a Parma in regime di 41 bis, la moglie Caterina Rizzo si rivolse al medico Arturo Ambrosio, direttore sanitario di Villa Verde a Cosenza, che a sua volta contattò un suo amico il professor Gabriele Quattrone, noto psichiatra reggino. Quattrone però era stato nel frattempo nominato dalla Corte d’Appello di Catanzaro perito d’ufficio proprio per valutare le reali condizioni cliniche del capo degli «Zingari». La prima perizia di Quattrone non fu «soddisfacente» per Forastefano perché il professionista non accertò «l’assoluta incompatibilità col regime carcerario». Nello stesso tempo però Quattrone avvicinato dal dottor Ambrosio manifestò la sua «disponibilità» a favorire Forastefano. Servivano però 12 mila euro. Questa la richiesta che il dottor Ambrosio – che intanto si era fatto nominare perito di Forastefano insieme al dottor Ruffolo – chiese alla moglie del boss. Soldi che Caterina Rizzo puntualmente versò in due rate ad Ambrosio e a Quattrone. Il professor Quattrone non è nuovo nel panorama delle inchieste sui falsi certificati. Di lui si occupò recentemente anche la procura di Milano in merito ai rapporti con la famiglia Lampada-Valle. In particolare Quattrone firmò la perizia che fu allegata all’istanza di scarcerazione per Maria Valle. Scrive il gip Giuseppe Gennari: «La perizia del dottor Quattrone dietro toni apparentemente ineluttabili, appariva del fatto inconsistente dal punto di vista scientifico».
Carlo Macrì  (Corriere della Sera)

I fuochi d'artificio di Poli

In 48 ore 200 delibere. Sindacati in rivolta contro le decisioni dell’ex commissario dell'ASP5 di Messina Poli  Francesco Poli: il vecchio che avanza

Chiesta al nuovo manager Magistri la revoca degli atti. Forse anche sorprese dell’ultima ora sull’ospedale “San Vincenzo” fortemente sponsorizzato dal Sindaco uscente (MPA) che si vantava di non aver fatto ridurre nemmeno 1 posto letto.

Cosa importa se la qualità è scadente? L'importante è dimostrare di aver mantenuto un importante presidio... di potere. Non interessa a nessuno che poi siano stati assunti sempre i soliti privilegiati, se i concorsi sono truccati, se lo spreco continua inesorabile, mentre la gente non ha nulla, e resta con la sola speranza. Il messaggio che si coglie è che tutto si ottiene con la spinta del un politico, anche il piccolo ospedale dietro casa, che poi serve solo per gli affari loro.

Dunque ci resta da sostenere i politici in cambio della promessa di un aiuto?

Nuove nomine Direttori Generali: si cambia padrone

Stanno per arrivare le nuove nomine dei direttori generali in scadenza. Più che nuove nomine si dovrebbe parlare di nuove riconferme (il vecchio che avanza).  E' una presa in giro per i siciliani e della nazione, il classico spoil system.
L'espressione inglese spoils system (letteralmente: sistema del bottino) descrive la pratica con cui le forze politiche al governo distribuiscono a propri affiliati e simpatizzanti cariche istituzionali, titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere, come incentivo a lavorare per il partito o l'organizzazione politica. In alcuni casi, per proseguire a dirigere le ingenti somme di denaro pubblico verso le aziende amiche che, con cavilli ben congegnati, vincono gli appalti pilotati. (saluteme.it)

La guerra nascosta


foto di Pippo Martino
di Tommaso Di Francesco
Dunque la guerra non va in vacanza, nemmeno per gli italiani. Ora è ufficiale: i nostri quattro cacciabombardieri Amx del 51esimo stormo dispiegati a Herat stanno bombardando a tappeto il nemico talebano. La conferma arriva dai reportage dall’Afghanistan, dalle dichiarazioni del generale Luigi Chiappperini comandante del nostro contingente e da molte testimonianze «eroiche» dei piloti che partecipano agli attacchi.

Chi ha autorizzato l’entrata nella guerra aerea dell’Italia in Afghanistan? È stato il governo «tecnico», sostenuto da Pdl, Udc e Pd. E in particolare il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, il ministro che più tecnico non si può: è ammiraglio ed è stato comandante delle forze Nato. Lo stesso che in questi giorni muove lobby militar-industriali e schieramenti politici connessi per ottenere l’approvazione di ben 90 cacciabombardieri F-35, che ci costeranno 10 miliardi, nella finanziaria rivisitata dalla spending review, che taglia spese sociali, welfare e pensioni. Altro che conflitto d’interessi. È stato lui il 28 gennaio scorso, nel silenzio generale, a informare la Commissione difesa del parlamento della decisione di usare sul campo afghano «ogni possibilità degli assetti presenti in teatro, senza limitazione» armando gli Amx che fino a quel momento volavano senza bombe.

Così dal 27 giugno i tremila soldati italiani impegnati a terra nell’«offensiva decisiva» Shrimp Net (Rete per gamberi) a sud di Farah, sono supportati dal cielo dagli elicotteri d’attacco Mangusta, dai Predator senza pilota ma capaci d’indicare gli obiettivi da colpire (dalle antenne dei cellulari dei comandanti talebani agli arsenali, fino agli assembramenti che indicherebbero azioni per minare il territorio). Ora si aggiungono gli Amx con armamento micidiale: ordigni con sistemi sofisticati di precisione come il Lizard, bombe a guida laser e satellitare. Il generale Chiapperini conferma tutto ma, dichiara, «nelle regole d’ingaggio è vietato in modo assoluto colpire abitazioni e civili». Come se non sapesse delle decine di massacri di civili, scambiati per talebani, provocati finora dai raid aerei della Nato.

Ancora una volta è chiaro che l’Italia è in guerra. Quella più sporca, che coraggiosamente dall’alto dei cieli scarica sul terreno bombe micidiali. Siamo in guerra ma è meglio tacerlo.

Meglio non sapere che la nostra Costituzione fondativa, all’articolo 11, recita che «l’Italia bandisce la guerra come mezzo per la risoluzione delle crisi internazionali». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, grande mallevadore del governo Monti, è anche il capo delle Forze Armate. È lecito chiedere se abbia autorizzato i bombardamenti aerei e se non ha niente da dire come capo dello stato che deve salvaguardare il dettato costituzionale.

Silenzio, parla Fiume. I 40 anni di strapotere mafioso a Reggio Calabria


foto di Pippo Martino
di Alessia Candito
L’omicidio del giudice Scopelliti, le trame nere che avviluppano il destino dell’Italia dagli anni Settanta ad oggi, i salotti buoni e i grembiuli massonici, la stagione delle stragi in Sicilia, e le guerre di mafia. È un piccolo spaccato dell’Italia peggiore, quella che nei libri di storia ancora non trova posto e nelle cronache filtra solo per sbaglio, la lunga deposizione del pentito di ‘ndrangheta Antonio Fiume. È la storia di un’Italia marcia e malata, che nella Calabria – e nella ‘ndrangheta che la condanna – ha la sua figlia bastarda, ma che su tutto il territorio porta il segno delle cicatrici di quel parto.

Mercoledì 11 luglio, aula bunker di Reggio Calabria. Antonio Fiume – il viso coperto da una giacca blu tenuta sulla testa – entra in aula scortato da due uomini della Mobile. È chiamato a testimoniare nell’ambito del procedimento Meta, contro le cosche di Reggio città. Nell’aula c’è nervosismo. I legali sono tutti schierati e dalle gabbie degli imputati non vola una mosca. Quelli collegati in videoconferenza perché detenuti in regime di 41 bis guardano attenti nei monitor. Non è la prima volta che un pentito di ‘ndrangheta depone in un processo, ma Antonio Fiume non è un pentito come gli altri. Come tanti ha alle spalle una lunga carriera criminale costruita a colpi di omicidi efferati, ma nessuno come lui è stato vicino a chi ha ridisegnato il volto e il ruolo della ‘ndrangheta, convertendola in un interlocutore affidabile non solo per altre organizzazioni criminali, ma anche per lobby economiche, politiche e massoniche. Mai nessuno prima di lui era stato in grado di svelare i segreti della cosca De Stefano. Fidanzato storico dell’unica figlia femmina di Don Paolino, il boss che ebbe l’intuizione di agganciare i destini della ndrine a quelli della massoneria e che ha convertito gli ndranghetisti negli ospiti d’onore dei salotti buoni di Reggio Calabria come di Roma e Milano, Fiume ha vissuto le sorti del casato dei De Stefano dal di dentro. Anche perché prima ancora di essere lo storico fidanzato di Giorgia, Nino Fiume era più di un fratello per un altro figlio di don Paolino: quel Giuseppe De Stefano che trentenne verrà insignito dalle famiglie reggine della carica di capocrimine, il più alto grado cui uno ndranghetista possa aspirare. Il monarca di un territorio che, all’indomani della guerra che fra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ha lasciato sul terreno quasi mille morti ammazzati, ha consegnato il potere a un direttorio di quattro famiglie – Libri, Tegano, De Stefano, Condello – che esercitano il proprio dominio che va oltre Reggio e la Calabria, ma si estende sull’Italia intera.

Famiglie un tempo divise da guerre sanguinosissime, ma dopo la pax mafiosa del ’91, unite nella divisione e gestione di rapporti e affari. Tutte dinamiche che il sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Lombardo, con l’inchiesta Meta è riuscito a ricostruire in maniera precisa e circostanziata. Anche grazie alle fondamentali dichiarazioni di Fiume, che fino al 27 febbraio 2002 – giorno in cui chiamò la Questura per consegnarsi – si sentiva ed era un De Stefano.

Anci Sicilia: “No alla svendita delle coste”

PALERMO – “Sosteniamo l’iniziativa di Legambiente contro la svendita delle coste siciliane, nella speranza che non si lasci spazio a nuove e disastrose colonizzazioni. Delegare il controllo dei nostri litorali a terzi, in questo caso, significherebbe non solo rinunciare a una parte delle risorse provenienti dal turismo ma anche correre il rischio che queste zone diventino nuovamente preda della speculazione edilizia”. Lo dice in una nota il presidente dell’AnciSicilia, Giacomo Scala, commentando le recenti polemiche sull’ultima proposta di project financing cui starebbe lavorando la Regione siciliana e che, nello specifico, riguarda la società Sidra che dovrebbe realizzare tutti gli interventi necessari per mettere in sicurezza i tratti di costa siciliana in erosione.
In cambio la Regione dovrebbe concedere in uso per 30 anni, estensibili a 50, il demanio marittimo sul quale un gruppo di società immobiliari e turistiche “interessate” a sostenere l’iniziativa della Sidra potrebbero realizzare attività turistiche e commerciali di vario genere, dalla costruzione di nuovi porti ad aree commerciali passando per nuove strutture ricettive. (nuovosoldo.it)

Messina: repressione del bracconaggio e dell’uccellagione

Nel corso di un servizio finalizzato alla repressione del fenomeno del bracconaggio e dell’uccellagione, uomini del Corpo Forestale Regione Siciliana con il coordinamento dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Messina, si sono recati in località via Santa Filomena – Taormina dove, a seguito di appostamento, fermavano il Sig. D.A. A. messinese di anni 67 che era intento a trasportare, chiusi in gabbia, n° 28 cardellini frutto dell’uccellagione esercitata nella mattinata, un borsone contenente le reti utilizzati per la cattura dei volatili, delle pertiche (bastoni) in legno, delle corde e delle lenze, dei picchetti, una piccozza e un rastrello.Il soggetto fermato veniva condotto presso la sede del Distaccamento Forestale di Savoca dove in tale sede si procedeva alla compilazione degli atti di rito e si predisponeva la consegna dei cardellini illecitamente detenuti al Centro Recupero Animali Selvatici di Colle S. Rizzo, per la verifica delle condizioni fisiche e per valutare se sussistono le  condizioni per la liberazione degli stessi.

Trattandosi di attività sanzionata penalmente, si è proceduto al sequestro penale di tutta l’attrezzatura e dei cardellini e a denunciare a piede libero l’autore del fatto illecito. L’attrezzatura sequestrata è custodita presso i locali di Colle S. Rizzo, nella disponibilità dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Messina.
(da nuovosoldo.org)

lunedì 16 luglio 2012

Il festival degli sprechi

Tra il 2000 e il 2006 la Sicilia ha ricevuto il quintuplo dei fondi assegnati a tutte le Regioni del Nord messe insieme. Fanno davvero male, di questi tempi, bastonate come quella che Bruxelles ha appena dato alla Regione Siciliana. Dove sono stati bloccati 600 milioni di fondi Ue, una boccata di ossigeno, perché l’Unione non si fida più di come vengono spesi nell’isola i soldi comunitari.«C’è stata una difficoltà di comprensione…», ha detto un funzionario al Giornale di Sicilia. Testuale. Purché non si levino ritornelli contro la «perfida Europa» nella scia di quelli lanciati dal regime mussoliniano contro le sanzioni: «Sanzionami questo / amica rapace…».

Prima che dai vertici europei, l’andazzo era già stato denunciato infatti dalla Corte dei conti. In una dura relazione di poche settimane fa i magistrati contabili avevano scritto di «eccessiva frammentazione degli interventi programmati» (troppi soldi distribuiti a pioggia anziché investiti su pochi obiettivi-chiave), di «scarsa affidabilità» dei controlli, di «notevolissima presenza di progetti non conclusi», di «tassi d’errore molto elevati» tra «la spesa irregolare e quella controllata», di «irregolarità sistemiche relative agli appalti». Una per tutte, quella rilevata nella scandalizzata relazione che accompagna il blocco dei fondi: l’appalto dato a un signore con «procedimenti giudiziari a carico». Come poteva l’Europa non avere «difficoltà di comprensione»?

Dice Raffaele Lombardo, il quale ieri ha fatto un nuovo assessore alla Cultura destinato a restar lì un battito di ciglia fino alle dimissioni annunciate il 31 luglio, che si tratta solo di questioni «tecniche» di cui chiederà conto «ai dirigenti che se ne sono occupati». Mah…

Banche al centro di un mega scandalo

Alcune grandi banche sono al centro di un mega scandalo per aver truccato i tassi d’interesse mondiali, rubando milioni di euro ai cittadini sui loro mutui, prestiti d’onore e molto altro! Noi finiremmo in carcere in un attimo, invece la Barclays dovrà soltanto pagare una multa che corrisponde a una minuscola parte dei suoi profitti! L’indignazione sta crescendo: è la nostra opportunità per mettere fine allo strapotere delle banche sulle nostre democrazie.Il Commissario europeo per il mercato Michel Barnier ha alzato la testa contro la potente lobby delle banche e vuole promuovere una riforma che metterebbe dietro le sbarre i banchieri che commettono frodi come questa. Se l’Ue facesse il primo passo, poi tutto il mondo potrebbe seguire. Ma le banche hanno alzato le barricate, e soltanto un’ondata di persone che si battono per il cambiamento può far passare queste riforme.

Se nel giro di 3 giorni saremo 1 milione di persone dalla parte di Barnier, questo appoggio gli darà la forza necessaria per smascherare la lobby delle banche e spingere i nostri governi a portare a casa la riforma. Clicca sotto per firmare e i nostri numeri crescenti saranno rappresentati di fronte al Parlamento europeo dalla messa in scena di banchieri dietro le sbarre:

http://www.avaaz.org/it/bankers_behind_bars_f/?bYSEybb&v=15971

Ancora non si conosce la reale portata dello scandalo, ma quello che sappiamo è sconvolgente: sono coinvolte “diverse” fra le più importanti banche, e la manipolazione del tasso d’interesse Libor, il tasso sul quale si formano molti dei tassi d’interesse nel mondo, ha avuto conseguenze su centinaia di trilioni di dollari d’investimento. La Barclays da sola ha ammesso di aver commesso questa frode “centinaia” di volte.

Per troppo tempo ormai i nostri governi sono stati intimiditi da potenti banche che minacciavano di abbandonare il paese qualora fossero state adottate regole più stringenti. Per troppo tempo ormai le banche hanno manipolato i nostri mercati in loro favore, imbarcandosi in operazioni rischiose sicuri com’erano che se le cose fossero andate storte avrebbero costretto i governi a mettere a disposizione i nostri soldi pubblici.

Il sistema è truccato, e questo è un crimine. E’ arrivato il momento di mettere i criminali dietro le sbarre. Cominciamo dall’Europa, e cominciamo ora:

http://www.avaaz.org/it/bankers_behind_bars_f/?bYSEybb&v=15971

Forse non c’è mai stato un momento nella storia moderna in cui le grandi banche non avessero un potere eccessivo di cui hanno abusato. Ma le nostre democrazie si stanno ribellando: lo abbiamo visto contro i tiranni in giro per il mondo, e insieme possiamo aiutare a mettere fine anche allo strapotere delle banche.

Ricken, Iain, Alex, Antonia, Giulia, Luis e tutto il team di Avaaz (da nuovosoldo)

domenica 15 luglio 2012

Monti fa infuriare i leader europei, ma la stampa italiana censura la notizia e lo incensa

“Monti è andato a lezione di scorrettezza da Berlusconi “.  Lo so, i media italiani vantano il prestigio del professore, fingono che esso sia dovuto alla reputazione accademica e non al suo ruolo di garante dei massacri in sostituzione della troika, ma le cose non stanno precisamente così, non più almeno. Anzi  lo sghetto che il premier ha tirato alla Merkel e agli altri leader più di due settimane fa, al vertice di Bruxelles, ha fatto infuriare tutti e ha cominciato a far nascere domande sull’affidabilità del prof e naturalmente sul Paese.

La storia è stata raccontata da una lunga articolessa di qualche giorno fa sul Frankfurter Allegemeine (qui), il più diffuso quotidiano tedesco: Monti avrebbe violato l’accordo fatto tra i leader europei di non parlare dei risultati del summit di fine giugno e di lasciare a Van Rompuy e Barroso il compito di illustrare il risultato dei lavori. Ma il premier italiano ha disatteso il patto e ha intrattenuto i media con la favola della sua “grande vittoria”. Stando bene attento però di riferire le cose plausibili e vere in inglese e le chiacchiere da miles gloriosus in italiano.
Così il mattino dopo la Merkel, Hollande e gli altri hanno appreso di essere stati sconfitti da un Monti che in realtà era stato molto silente durante la riunione e non solo, ma vengono a sapere che il Mes, potrà acquistare titoli di stato in maniera automatica e senza condizioni. La realtà era invece che si era convenuto di procedere a possibili acquisti di titoli di stato, ma solo su specifica richiesta e dietro precise condizioni. La Merkel insomma si è trovata ad andare a letto da sostanziale vincitrice e si è trovata a fare la prima colazione da sconfitta. Il che naturalmente non l’ha solo mandata in bestia, ma ha ottenuto l’effetto di rendere puramente teoriche anche le pur timide aperture fatte in contrasto con la Bundesbank.

Insomma una figuraccia gratuita e inutile che certamente avrà effetti negativi sulle nostre possibilità di contrattazione. Ma la sobria sceneggiata, fatta ad uso interno, una presa di fondelli per gli italiani, dimostra a che punto sia arrivato il cinismo e l’ambizione di un uomo che ormai è convinto di aver fatto l’uovo nel nido del potere: aveva bisogno di un risultato e se lo è inventato con la lucida complicità dei media. Spero nelle prossime sconfitte: almeno non saranno balle.

Energy drinks, ministero: «Rischi per la salute»

Alla buon ora!  Finalmente anche il Ministero della Salute sente il bisogno di parlarne. Energy drinks: bevande analcoliche fresche, dissentanti e soprattutto stimolanti. Ma anche altamente pericolose. 


Secondo il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del ministero della Salute che ha lanciato l'allarme perchè «il consumo eccessivo di esse non è scevro da rischi per la salute umana».

Queste dichiarazioni sono contenute in un testo dove emerge soprattutto il pericolo dell'assunzione contemporaneamente di energy drinks e di alcol che rappresenta «un rilevante problema di salute pubblica». E tanti consumatori sono adolescenti...

sabato 14 luglio 2012

Questa è la politica!


Massimo Cialente Trasparenza


 di Valerio Valentini

Si fa presto a dire: “Per le nomine alla RAI ci vogliono i curricula! Viva la trasparenza”. E si fa presto anche a dire, dopo che una tragedia ha sconvolto un territorio: “Vigileremo, terremo gli occhi aperti!”.

La realtà dei fatti è ben diversa. La realtà è che il decalogo del politico italiano prevede, puntualmente, la nomina dell’amico e del compare di merenda, quello che magari ha portato nelle casse del partito qualche decina di voti. E la realtà dei fatti ci parla anche di una memoria cortissima da parte degli organi di informazione, che tendono a dimenticare ben presto le realtà di città e regioni martoriate da alluvioni e terremoti, derubricando gli scandali che vi succedono a semplice cronaca locale.
Una dimostrazione lampante di questa triste verità è L’Aquila. In pochi lo sanno, ma nel capoluogo abruzzese stanno succedendo cose parecchio interessanti.
L’11 luglio scorso, infatti, il Comune ha pubblicato un “Avviso pubblico” nel quale si stabiliscono le norme e i termini per la presentazione della candidatura ad alcune cariche in una delle più importanti S.p.a. controllate dal Comune stesso. La società in questione è il “Centro Turistico Gran Sasso S.p.a” , ed il bando “intende procedere alla designazione degli organi societari […] di seguito indicati: 1 componente del Cda, 1 Presidente e 2 membri effettivi del Collegio Sindacale, 2 componenti supplenti del Collegio Sindacale”, ed “1 Revisore unico”. Ora, visto che si tratta di nomine piuttosto delicate, con retribuzioni annue complessive vicine ai 100mila euro, ci si aspetterebbe massima trasparenza, e soprattutto ci si aspetterebbe un grande scrupolo da parte dell’organo giudicante – che fa capo al Comune stesso – per stabilire chi è il più adatto a ricoprire tali incarichi. Invece, nel bando si specifica che “le proposte di candidatura, corredate dai relativi curricula, indirizzate al Sindaco dell’Aquila, On. Dr Massimo Cialente dovranno essere presentate […] entro e non oltre il settimo giorno dalla pubblicazione del presente Avviso”. Proprio così: sette giorni per presentare la propria candidatura. Al di là del fatto che una settimana sembra effettivamente un intervallo di tempo troppo esiguo per qualunque cittadino che volesse presentare una domanda senza che nessuno gliene abbia anticipato la notizia, c’è da rilevare che la scelta del sindaco Cialente è anche illegale. Il bando, infatti, avverte che “copia del presente avviso […] viene pubblicata nell’Albo Pretorio del Comune dell’Aquila per sette giorni”. Tuttavia, esiste un “Atto di indirizzo per nomina e designazione dei rappresentanti del Comune presso enti, aziende, istituzioni, fondazioni e società” che regolamenta tali procedure e che parla chiaro. Al comma 2 dell’articolo 2, quello che stabilisce i “Criteri generali di pubblicità e trasparenza” si legge: “la pubblicità (degli incarichi da affidare, nda) è garantita attraverso apposito avviso del Sindaco, affisso all’Albo Pretorio per un periodo non inferiore a 15 ( quindici) giorni […]”.
La “svista” del sindaco Cialente lascia quantomeno basiti, sempre che di “svista” si tratti. Perché a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. È stata infatti rintracciata e pubblicata una e-mail che Massimo Cialente ha inviato a esponenti del FLI aquilano per cercare di garantirsi il loro appoggio sottobanco in vista del ballottaggio delle ultime elezioni comunali, che lo hanno visto riconfermato a capo del Comune di L’Aquila.
“Anzitutto vi devo delle scuse – scriveva Cialente – ma l’ipotesi di apparentamento non la posso perseguire perché ho l’opposizione assoluta di ben tre liste che mi hanno appoggiato al primo turno”. Ma il nostro beniamino non demorde, e continua: “io comunque ho deciso di dare tre postazioni al FLI: una presidenza di azienda ad Enrico – probabilmente Verini, candidato sindaco per FLI al primo turno, nda – immediatamente la vice presidenza del centro turistico a Faccia – probabilmente Luigi Faccia, altro importante esponente del FLI aquilano, nda – e successivamente, sempre a Faccia, la vice presidenza della Gran Sasso Acqua (postazione molto ambita perché con retribuzione superiore a quella di un assessore comunale)”.
Ora, al di là del fatto che con ogni evidenza il “centro turistico” di cui parla Cialente nell’e-mail sembra essere proprio quel “Centro Turistico Gran Sasso S.p.a.” per il quale si stanno effettuando le nuove nomine, questo documento denuncia una certa abitudine piuttosto connaturata a stringere accordi elettorali in extremis mettendo sul tavolo delle nomine pubbliche, con tanti saluti alla trasparenza e alla legalità. Stiamo parlando di un candidato sindaco del PD che, per ingraziarsi i voti di coalizioni avverse (FLI) garantisce poltrone e incarichi come ricompensa. Alcuni la considereranno normale realpolitik, ma per me è solo il marciume della politica a cui siamo costretti, da decenni, ad assistere.
E del resto Cialente non è nuovo a stranezze del genere. Il 15 giugno scorso, ad esempio, sul sito della Perdonanza Celestiniana – la più grande manifestazione che si svolge in città e che richiama decine di migliaia di persone ogni anno – è stato pubblicato un avviso nel quale si comunicava che le associazioni culturali avrebbero potuto presentare le proprie proposte per la partecipazione all’evento al Gabinetto del Sindaco “entro e non oltre lunedì 18 giugno”. Qualcuno strabuzzerà gli occhi, ma era proprio così. Tre giorni per presentare una candidatura partendo da zero, visto che nessuno sapeva niente fino al giorno prima (almeno formalmente). Di quel bando, però, non c’è più traccia in internet. Dopo alcune proteste, infatti, il Comitato della Perdonanza – presieduto sempre da Massimo Cialente – ha pubblicato un nuovo avviso, che rimanda la scadenza fino al 25 giugno. Cioè dieci giorni dopo la pubblicazione del bando. Credendo, così, di placare i malumori e di pulirsi la coscienza.
E la chiamano trasparenza. Proprio quella che Cialente aveva usato come cavallo di battaglia in campagna elettorale. Byoblu