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giovedì 2 febbraio 2012

MESSINA, LA MOGLIE DEL RETTORE ACCUSATA DI TRUFFA

MESSINA, C’E’ ANCHE LA MOGLIE DEL RETTORE ACCUSATA DI TRUFFA: Università, in nove a giudizio.

Nove rinvii a giudizio e altrettanti proscioglimenti. S’è conclusa così nel primo pomeriggio di ieri l’udienza sui casi di assenteismo all’Università e sull’assegnazione di borse di studio post dottorato, nonché sull’assegnazione di posti per incarichi amministrativi e di docenza. La sentenza del gup Antonino Genovese è arrivata dopo che la Procura, il 25 gennaio, aveva ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per tutti e 18 gli indagati dell’inchiesta della sezione di Pg della Guardia di Finanza.

Un’indagine in pratica generata da quella principale sulla facoltà di Veterinaria, che riguardava Carmela Grasso, moglie del rettore Francesco Tomasello (nella foto), e altre 17 persone tra docenti e impiegati amministrativi che dovevano rispondere, a vario titolo, di truffa e abuso d’ufficio. Ecco le decisioni del gup Genovese. Sono stati rinviati a giudizio al 3 maggio, davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale: Carmela Grasso, Angela Tortora, Concetta Epasto, Francesco Gatto, Armando Curatola, Annamaria Murdaca, Giuseppa Casapollo, Giovanna Ursino e Letterio Smeriglio.



Sono stati prosciolti da tutte le accuse Carmelo Trommino e Giuseppe Cardile (la formula è piena, vale a dire «per non aver commesso il fatto»), e quindi dai capi 37 e 38 (due casi d’abuso d’ufficio legati ad altrettanti concorsi pubblici) Giuseppe Rando, Velleda Bolognari, Aldo Attilio Epasto, Giuseppe D’Attila, Elvira Lusanna, Oria Tallone, Giovanni Petino. Ad eccezione della Ursino e della Epasto, che per altre imputazioni hanno registrato il rinvio a giudizio, per tutti gli altri indagati iniziali si tratta di un proscioglimento totale dalle accuse. Parte delle teorie difensive sull’insussistenza delle accuse, quindi, sono state accolte dal gup Genovese, sia sulla vicenda di alcuni concorsi (secondo i difensori c’erano agli atti solo alcune conversazioni telefoniche peraltro piuttosto equivoche), sia per le posizioni di Trommino e Cardile, rispettivamente direttore e segretario amministrativo del centro UniMe Sport, cioé il luogo di lavoro dove si assentò in più occasioni Carmela Grasso.

È ovvio che sarà necessario leggere le motivazioni del giudice, ma con il non luogo a procedere «per non aver commesso il fatto» deciso dal gup Genovese emerge il convincimento del giudice su come sia Trommino sia Cardile fossero all’oscuro delle ripetute assenze dal luogo di lavoro di Carmela Grasso, e non fossero quindi coinvolti nella vicenda. Nutrito il collegio di difesa impegnato ieri, composto dagli avvocati Pietro Luccisano, Nino Favazzo, Laura Aurtu Ryolo, Aurora Notarianni, Giuseppe Aveni, Salvatore Stroscio, Salvatore Silvestro, Alfonso Parisi, Daniela Agnello, Antonino Chirico e Antonino Amata. Per quel che riguarda i nove rinvii a giudizio al centro dell’inchiesta c’era la dott. Grasso, impiegata di categoria “C” distaccata al Centro UniMe Sport, i cui movimenti vennero monitorati dalla Finanza tra il novembre del 2007 e il giugno del 2008, quando in pratica il suo telefono era sotto controllo per l’altra inchiesta su Veterinaria. E secondo i finanzieri ci furono ben 77 giornate lavorative piuttosto dubbie, quando si sarebbe assentata per l’intero arco della giornata o per una parte, con alcune variabili possibili tra timbrature fantasma, permessi e congedi straordinari. Le ipotesi di truffa che sono contestate in questa tranche dell’inchiesta, in concorso o in alcuni casi singolarmente a Carmela Grasso, prevedono però altre tipologie.

Oltre alla successiva sigla della dichiarazione di mancata timbratura, vengono contestati anche casi in cui avrebbe fatto timbrare a terzi il badge mentre si trovava da tutt’altra parte, oppure avrebbe usufruito di congedi straordinari (il 2, 4 e 18 gennaio 2008, il 4 marzo 2008 e il 14 maggio 2008) presentando false autocertificazioni con cui attestava la sua condizione di malattia, «in realtà inesistente»; ed ancora, in due casi, avrebbe inoltre richiesto e usufruito di permessi di servizio non giustificati da “reali esigenze di servizio” e in un caso, il 21 gennaio del 2008, si è recata a Taormina “per interessi squisitamente privati” allontanandosi dal posto di lavoro per 2 ore e 43 minuti come ha certificato la Guardia di Finanza. Oltre ai suoi casi di assenteismo, circoscritti nell’ambito della truffa, erano contestate inizialmente dalla Procura anche alcune ipotesi di abuso d’ufficio per l’assegnazione di borse di studio post-dottorato e di posti pubblici per incarichi amministrativi e di docenza. Ma su questo filone s’è registrato il proscioglimento degli indagati per due casi, mentre l’unico caso di questa tipologia rimasto in piedi con i rinvii a giudizio è il capo d’imputazione n. 36: l’assegnazione di una borsa di studio alla nipote della Grasso. Nuccio Anselmo - GDS

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