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mercoledì 4 gennaio 2012

A Napoli la Asl 1 rimborsa le fatture dopo 1.676 giorni - Il Sole 24 Ore

La Asl 1 di Napoli le rimborsa dopo 1.676 giorni: 4 anni, 6 mesi e 20 giorni di fatture chiuse a doppia mandata nei cassetti. L'ospedale San Sebastiano di Caserta le lascia in aspettativa 1.414 giorni: 3 anni, 10 mesi e 14 giorni. La Asl di Crotone tiene in naftalina i debiti per 1.335 giorni: 3 anni e 8 mesi. E intanto le imprese creditrici della sanità pubblica chiudono, tagliano gli organici, lasciano l'Italia. Perché muoiono di crediti mai saldati, mentre il credit crunch fa il resto. Ma adesso, a mali estremi sono pronte agli estremi rimedi: fino allo "sciopero" delle Tac, delle risonanze magnetiche, dei laboratori di analisi, dei centri dialisi, dei reparti di terapia intensiva. Prima col blocco dell'assistenza tecnica di macchine decisive per curarci, poi di tutte le forniture. Una rivalsa che metterebbe in ginocchio qualsiasi ospedale, per non dire dei pazienti.



Con 5,4 miliardi di rimborsi in sospeso da asl e ospedali, onorati in media dopo 305 giorni ma con punte che in Calabria hanno appena toccato il record di 979 giorni, le aziende di apparecchiature biomedicali preparano l'ultima controffensiva possibile. Il bubbone dei 40 miliardi di debiti del Ssn ai fornitori calcolati ieri dalla Cgia di Mestre, sta per esplodere. «Per noi ormai è questione di vita o di morte. Soprattutto per le piccole e a volte per le medie imprese che con le enormi difficoltà di accesso al credito bancario, sono sempre più a rischio chiusura, mentre tra le multinazionali cresce la voglia di delocalizzare in cerca di mercati e pagatori affidabili»: Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, non ama ricorrere a toni ultimativi. Ma i dati che ha sul tavolo, risultato dell'analisi della sua associazione su tutte le 185 aziende pubbliche del Ssn, hanno lasciato senza fiato gli stessi imprenditori.

Il 2011 s'è chiuso con una disfatta per i crediti non rimborsati da asl e ospedali. Tra gennaio e novembre la media dei ritardi è aumentata di 19 giorni, da 286 a 305 giornate di rimborsi in sospeso. Ma in Calabria è cresciuta di 102 giorni con la punta di 33 mesi e 19 giorni, in Campania (886 giorni) è salita del 15% (106 giorni). Poi c'è il Molise con 882 giorni di fatture in bianco. Tutte Regioni con la sanità commissariata per i maxi deficit, dove intanto si pagano le super addizionali Irpef. Tutto il Sud, col Lazio, è in fondo alla classifica, con l'eccezione della Basilicata. Solo Trentino (90 giorni) e Lombardia (99) stanno sotto i 100 giorni di ritardo.

Ma poi ci sono le classifiche nella classifica, ricostruite da Assobiomedica tra tutte le aziende Ssn (la classifica integrale su www.24oresanita.com). Ed è la cronaca di una disfatta. Otto strutture pagano dopo mille giorni, con la asl di Napoli centro al top, poi l'ospedale di Caserta e quello di Crotone, il Federico II di Napoli (1.321 giorni), l'ospedale di Cosenza (1.257), la asl di Salerno (1.157), il «Ciaccio» di Catanzaro (1.038). In 123 tra asl e ospedali pagano sopra la media nazionale di 305 giorni. Per trovarne una non che non sia del Sud, si deve risalire al 31 posto della asl di Massa Carrara (670 giorni) in Toscana. Le peggiori pagatrici stanno tutte tra Calabria, Campania, Lazio, Sicilia. Anche se poi non mancano casi di eccellenza in Sicilia e in Sardegna. Fatto sta che tutte le aziende sanitarie che pagano prima sono al Nord, col primato della asl di Mondovì Ceva che rimborsa in 23 giorni, il «Maggiore» di Crema che ne impiega 46, la asl di Merano che fa attendere 62 giorni e gli ospedali riuniti di Bergamo che rimborsano in 63 giorni. (da Il sole24ore)

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