Tempi duri per le auto blu, anche se non per tutte. Dimagrite del 13% in un anno, smunte di taglia (le nuove non possono superare il 1.600 di cilindrata) ed espulse a centinaia dagli ospitali garage ministeriali (-325 solo per il dicastero della Giustizia) ormai resistono bene in alcune riserve super-privilegiate come la Sicilia o la Campania. Già perché politici e manager pubblici di queste due regioni meridionali a mollare uno status symbol come la berlina gratuita non ci pensano proprio. Il risultato (escludendo ovviamente dal conto i ministeri e palazzo Chigi che lavorano per tutti gli italiani) è imbarazzante: in Sicilia circolano 1.250 vetture pubbliche di rappresentanza, il doppio di quelle del Lazio e persino di più della somma di quelle con targa lombarda e veneta. Anche la Campania batte il Lazio 701 a 637.
Comunque, sia pure con la pessima eccezione del Sud, il censimento delle auto blu reso pubblico ieri dal ministero della Funzione pubblica ha fatto emergere un tentativo diffuso di portare sobrietà anche fra i simboli dello sperpero del denaro pubblico. Sulla spinta delle manovre estive che hanno tolto le quattroruote gratuite all’esercito dei direttori dei ministeri e del nuovo giro di vite di gennaio 2012 che ha allargato la sforbiciata alle amministrazioni locali, il numero complessivo di auto blu è sceso a quota 10.634 ed è diminuito del 9% circa anche quello delle semplici auto di servizio (53.890).
Si è tagliato un po’ ovunque. Ecco i risultati più brillanti: meno 41 targhe (su ben 88) il Comune di Salerno; meno 30 quelle del Comune di Milano (dove anche il sindaco non ha un’auto «sua» ma usa quella disponibile per la giunta); meno 21 l’Asl di Pavia; meno 12 l’Inps centrale. «Ma c’è moltissimo da fare ancora - sottolinea il ministro Filippo Patroni Griffi - Bisogna ridurre le auto di un altro 20% e risparmiare per il 2013 almeno altri 300 milioni». (Il Messagero)
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