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sabato 24 marzo 2012

ASAEC, «NO AI FINANZIAMENTI REGIONALI ALLE ASSOCIAZIONI ANTIRACKET»

Lettera dell'ASAEC al presidente della Commissione regionale antimafia Calogero Speziale e ad altri componenti dell’organismo, in merito alle misure di sostegno finanziario rivolte alle associazioni antiracket.

L’Asaec, Associazione antiestorsione di Catania “Libero Grassi” nata nel 1991, vanta oltre 150 costituzioni di parte civile ed essendo la seconda associazione nata dopo quella di Capo d’Orlando, è stata tra i fondatori della Fai, Federazione delle associazioni antiracket.



Abbiamo appreso che da qualche tempo è in corso un costante scambio di comunicazioni tra il Coordinatore regionale Fai e l’0rganismo da lei rappresentato, in ordine ai finanziamenti previsti per le associazioni antiracket ed usura da parte della Regione Siciliana. A tal proposito – commentano i soci Asaec - cogliamo l’occasione per informarla che abbiamo molto apprezzato il principio secondo il quale i finanziamenti saranno subordinati ad alcuni requisiti. Soprattutto condividiamo la clausola che prevede l’ammissione ai finanziamenti soltanto delle associazioni che si saranno costituite almeno tre volte parte civile, condizione che metterà fine alla crescita incontrollata delle associazioni antiracket in un momento in cui invece le denunce sono in calo.

Infatti l’impegno primario di ciascuna associazione è proprio questo, l’unico metro di paragone con il quale valutarne lo stato della credibilità, alla stregua di una certificazione di qualità! Da tempo l’Asaec sollecita inoltre un maggior rigore nella verifica dei requisiti richiesti dalla legge, per ottenere il riconoscimento prefettizio o per l’accesso al credito d’imposta. In relazione alla nota inviatale dal coordinatore regionale della Fai – continuano i soci nella lettera - avvertiamo l’urgenza di comunicarle che ci dissociamo dall’argomento attinente ai finanziamenti, facendo presente che l’Asaec ha dimostrato negli anni di aver operato sul campo, guidata dallo spirito sacro del volontariato e dal sentimento di solidarietà che nessun finanziamento potrebbe mai ripagare.

Per di più il Direttivo e i soci dell’Asaec giudicano decisamente inopportuno il fatto che le associazioni, essendo basate sul volontariato, pensino di attingere alle risorse pubbliche proprio in un momento tanto delicato per l’economia nazionale.

In molte occasioni ufficiali abbiamo sostenuto che le risorse pubbliche dovrebbero essere altrimenti utilizzate, ad esempio per il sostegno alle Forze dell’Ordine, alla Magistratura ed agli avvocati penalisti per le costituzioni di Parte Civile, ed infine ai civilisti per il ripianamento dei debiti contratti dalle vittime.

Si potrebbe ipotizzare anche un sostegno per le vittime di usura che, nella fase iniziale della denuncia, si trovano in condizioni critiche anche a causa degli immobili che diventano oggetto di procedimenti espropriativi. Sapendo quanto sia difficile costruire una cultura della legalità nonché di resistenza al racket, l’Asaec non ha mai fatto mancare la propria voce in merito ai vari argomenti riguardanti il contrasto alle attività criminali, allo scopo di scardinare quella cultura omertosa che fortifica la mentalità mafiosa. Purtroppo – concludono i rappresentanti dell’associazione – sappiamo tutti, e la storia di questo Paese ne è la riprova, che laddove vengono amministrati molti soldi, si insinuano soggetti talvolta non affidabili che, non soltanto perseguono finalità ben diverse da quelle millantate, ma con i loro spregiudicati comportamenti sono capaci di inquinare tutto il tessuto sociale nel quale operano».

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