Il Ponte è vivo e continua a sperperare i soldi degli italiani! Nonostante le dichiarazioni di diversi esponenti del governo, a cominciare dal ministro competente Passera, che hanno affermato come il progetto Ponte non sia prioritario e non rientri nei programmi dell’esecutivo, nonostante i tagli da macelleria sociale e la spending review che sta mettendo sul piede di guerra diversi enti locali, la Stretto di Messina continua come se nulla fosse a riprogettare i siti di discarica e predisporre la relativa procedura di VIA.
È un paradosso incredibile, inaccettabile, proprio per il momento di grave difficoltà che sta vivendo l’intera comunità nazionale. Eppure dopo le diverse prese di posizione a ribadire la non priorità o addirittura l’inutilità del Ponte, non solo provenienti dal Governo “tecnico” ma ormai diffuse in tutti i gruppi parlamentari – ad eccezione di alcune aree del PDL direttamente legate alle clientele ruotanti attorno alla società del Ponte – era lecito attendersi la chiusura definitiva della società stessa e quindi dell’intera partita. Viceversa si assiste al tentativo di rilancio del programma, o almeno della sua eterna sopravvivenza!
A questo punto non possiamo che rilanciare con forza la nostra richiesta di scioglimento della società Stretto di Messina e di chiusura definitiva del programma, tenendo anche conto che: il progetto cosiddetto “definitivo” è carente in più punti, inattuabile per i costi, l’impatto ambientale e la scarsa fattibilità; lo stesso non rientra nei piani del presente esecutivo ed è avversato o malvisto dalla gran parte del quadro politico; la Stretto di Messina ha speso in 40 anni circa mezzo miliardo di euro, soprattutto in progettazioni e studi, non arrivando neppure a dimostrare la fattibilità certa del progetto, ma evidenziandone sicuramente le enormità critiche, in termini di inutilità e impatti; alcune spese anche non secondarie non figurano più nel bilancio ufficiale, come i quasi 120 milioni di euro spesi fino al 1989 o il “contributo” di alcuni milioni di euro concesso qualche anno fa alla fantomatica costituenda Università Privata “Ranieri” di Villa San Giovanni, che poi è finita nel nulla, senza che si avesse più alcuna notizia in merito a tale finanziamento.
Per non parlare degli stessi costi della Variante di Cannitello: la gestione RFI-Regione Calabria aveva preventivato il rifacimento di 5 km di linea attraverso la spesa di 26 milioni di euro, mentre con la stessa somma la Stretto di Messina ha realizzato poco più del 50% dei lavori dell’unico chilometro rifatto, decuplicando perciò i costi.
Sarebbe opportuno che le autorità competenti facessero luce sui tanti punti controversi di un’attività di gestione della Stretto di Messina quanto mai singolare e contraddittoria. Anche per questi motivi questa società deve essere sciolta subito, chiudendo definitivamente una vicenda ormai penosa. Rete No Ponte
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