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domenica 16 dicembre 2012

Ponte sullo Stretto, governo nei guai Rischia di pagare penali per 500 milioni

Pagheremo caro, pagheremo tutto. Gli appaltatori del ponte sullo Stretto si sentono già in tasca almeno 500 milioni di euro di penali per lo stop alla costruzione. Il tentativo del governo dei tecnici di fermare la valanga con un decreto legge non è servito. Il consorzio Eurolink (formato da Impregilo, Condotte, Cmc, Sacyr e altri minori) ha già spedito la raccomandata per chiedere il recesso dal contratto e il pagamento delle penali dovute. Nella migliore delle ipotesi si finirà in tribunale.

Impregilo attacca: "Il decreto che blocca tutto è illegale". Gli appaltatori della grande opera infrastrutturale si sentono già i soldi in tasca. Sono le conseguenze del contratto firmato nel 2006 con una clausola a sfavore dello stato (voluta dal governo Berlusconi ndr).

Il paasticcio ha numerosi responsabili, di oggi e di ieri. Il ministro delle Infrastrutture Corrado Passera è rimasto immobile per un anno, forse perché Pietro Ciucci (presidente dell’Anas, amministratore delegato della Stretto di Messina spa, commissario governativo per la realizzazione del ponte) non lo ha avvertito in tempo che il 3 novembre scadevano i termini. Il contratto dà a Eurolink il diritto di chiedere le penali passati 540 giorni dalla consegna del progetto definitivo senza che il Cipe (cioè il governo) lo abbia approvato. Il decreto tampone è andato in Gazzetta Ufficiale il giorno prima della scadenza, Impregilo si era già mossa. Nell’anno lasciato trascorrere inutilmente Ciucci avrebbe potuto consigliare a Passera altre mosse consentite dai contratti. Per esempio poteva fare ciò che il Wwf ha chiesto più volte, convocare il Cipe e dichiarare “non meritevole di approvazione” il progetto, che ancora non ha superato la “valutazione di impatto ambientale”

  di Giorgio Meletti su FQ

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