Che Berlusconi ogni tanto dica ciò che gli passa per la testa è ben noto: gli scappa e al contrario della pipì non ci sono pannoloni che tengano. Chiedo scusa per l’irrispettoso paragone, ma bisogna ammettere che entrambe le manifestazioni sono ormai prodotti di un catabolismo nel quale è difficile separare le perdite dai pensieri dal sen sfuggiti: si tratta comunque di escreti, essudazioni del’apparato neurogenitale. Ma il problema non è questo: è che purtroppo l’Italia è il grande lines seta ultra dove si depositano.
Non riesco davvero ad indignarmi per le idiozie politiche di uno che si fa tirare per sembrare un cinquantenne, ma ha il cervello di un centenario a cui non viene fuori un’idea nuova nemmeno con le flebo di Gerovital: potremmo dire con François Villon a luy n’avons que faire ne que souldre. Si potremmo dirlo se l’ultima uscita su Mussolini che ” ha fatto anche buone cose”, come nella solita vulgata da fascisti che però non ti sanno mai dire cosa di preciso perché hanno una loro storiografia scritta nelle sale biliardo, non superasse i limiti della decenza, non fosse la macchia che arriva ai pantaloni. E pazienza, mica possiamo pretendere che Berlusconi abbia letto De Felice, o Cousin o Hobsbawm che abbia un senso della storia che vada oltre il bianco Sarti. E tuttavia, buone cose o meno, il ventennio fascista è stata la cosa più lontana non soltanto dalla cultura di sinistra, ma anche da quel “progetto liberale” con cui ci ha rotto le zebedei nel corso di due decenni. Con tutto il coro di intellettualini, professorini, giornalistini, onorevolini e cretini che hanno fatto mostra di crederci e che ancora ripetono a pappagallo questo rosario.
Così una sorta di pastrocchio amorale e bottegaio che parla di libertà intendendo la licenza dalle regole, di rigore purché sia per gli altri, di giustizia se non viene mettere il naso fra i tuoi scheletri, di concorrenza purché sia fasulla o faccia cartello, è divenuto il progetto liberale italiano. Che appunto essendo un controsenso, espressione solo degli istinti oligarchici e autoritari di destra, comprende benissimo le “buone cose di Mussolini” quali che esse siano. Magari chissà quelle specie di embrioni di stato social demagogico, che invece adesso si aborrono come indebita spesa per lo stato.
Francamente tutto questo, non dico le esternazioni di paron Silvio, che ha la sua roba da difendere e non ha altro pensiero, ma questa sorta di “ideologia italiana” costruita da sicofanti, profittatori, opportunisti, maneggioni, mediocri da esposizione, servi a ore, ancorché insalottati e presenzialisti televisivi, è assurda, idiota e repellente. Lines pensaci tu, ma ci vuole qualcosa per flussi abbondanti, anzi drammatici.
Il simplicissimus
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