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venerdì 14 giugno 2013

Ai neo-palazzinari del Pd piace il cemento facile

ddl_salvasuolo_palazzinari_caltagironeAnna Lombroso per il Simplicissimus
Per il territorio e l’ambiente è sempre l’ora delle leggi ad personam. A dirlo non sono pericolosi estremisti verdi, dissennati no Tav, integralisti ecologici, no è Paolo Maddalena, giudice della Corte Costituzionale, che ha scritto: “La proposta di legge presentata alla Camera dei deputati da Realacci ed altri, si inscrive a buon diritto tra le cosiddette leggi ad personam, con la sola variante che si tratta non di una, ma di più persone: i costruttori edili. Dunque, una legge ad personas”.

Nel caso   nutriste ancora qualche aspettativa sulla volontà delle larghe intese di dedicarsi all’interesse generale, piuttosto che a quello privato, di tutelare i beni comuni, piuttosto che quelli personali, loro e dei loro amici, famigli, finanziatori, se pensavate che  Berlusconi e Monti fossero a buon titolo i primi nella hit parade dell’iniquità e della moltiplicazione delle disuguaglianze, se credevate con una certa dabbenaggine che personalismi, smantellamento degli edifici  di   regole e principi morali fossero monopolio rivendicato dalla destra, quella che pensa che le leggi altro non sono che fastidiosi e  arcaici ostacoli a progresso e libera iniziativa, beh, dismettete ogni speranza, aprite gli occhi: andiamo peggiorando e questa alleanza di solo apparentemente dissimili presto potrà vantare nuovi record.

La presidenza di Legambiente deve proprio essere una specie di collaudo di sbrigativa disinvoltura e un test di cinismo. E uno diventa il paladino del nucleare e una dopo aver gustato i fasti del Billionnaire d’oltremare si concede anche quelli di una immeritata e pingue presidenza e adesso Realacci ci mostra le meraviglie di un moderno e  gioioso rapporto con il suolo e il territorio,  in modo che diventino davvero profittevoli, redditizi, vantaggiosi …. per chi ci  costruisce sopra ovviamente, o ci scava sotto, grazie all’azione congiunta delle fastose misure di semplificazione, pensate non per dare ragione a Morin che per i sistemi complessi postula soluzioni semplici, ma per   sciogliere “lacci e  laccioli”, nel solco di licenza, condoni, aggiramenti e scavalcamenti di norme e leggi.



Se il Pd è colpevole di abuso del termine democrazia, i suoi esponenti abusano oltre che della nostra pazienza,  del poco di buono che è rimasto in quello che era il Bel Paese: paesaggio, territorio, bellezza, risorse.  E infatti Realacci, forte della convinzione, come i cinesi, che la parola crisi rechi in sé i contenuti positivi delle occasioni da cogliere,  ha  messo a punto un ordito di opportunità per chi costruisce e risana tramite cemento, attraverso un complesso sistema di “contributi” a carico di chi consuma suolo, calcolati secondo regole macchinose, che mica si può essere sempre semplici, no?, combinati con esenzioni Imu e altri incentivi e incoraggiamenti. Contributi che in accordo con i comuni possono decadere per lasciare il posto  a cessioni demaniali, a, peggio  mi sento, misure compensative come piste ciclabili,  e così via come in un concorso a premi o la raccolta punti della Coop, che mica si può disubbidire al mercato e alle sue leggi. Il tutto  con la benevola assistenza della Casa Depositi e Prestiti, divinità dalle mille mani e mille tasche generose, cui chiunque proietti una visione ad uso della   propaganda o dell’affarismo spietato,  si rivolge devoto.

Andiamo peggiorando, a leggere la proposta tocca rimpiangere quella dell’ex ministro Catania.  Perché, cito ancora Maddalena,  “si   prevede  una «perequazione urbanistica»  che consiste nella distribuzione di «diritti edificatori» da parte degli «strumenti urbanistici», nonché dei relativi «oneri», in modo da rendere equa la situazione di «tutti gli immobili che si trovino in analoghe condizioni di fatto e di diritto»;  e si prevede altresì, e qui si tocca il culmine, un «comparto edificatorio», il quale «riunisce le proprietà immobiliari per le quali gli strumenti urbanistici prevedono una trasformazione unitaria», e cioè   «un piano urbanistico attuativo convenzionato», concordato cioè tra comune e costruttori, che può anche prevedere che la trasformazione sia attuata tramite un «permesso di costruire convenzionato»”. Ma non basta: è proposto  l’acquisto “gratuito” da parte dei comuni,  di immobili privati, dando in cambio «l’attribuzione di quote di edificabilità».
Ci sono ancora altre numerose amenità, scrive Maddalena, ma si è detto abbastanza perché si capisca che si tratta di una proposta di legge «ingannevole», che mira all’emanazione di una vera e propria «legge truffa». E Settis dal canto suo: la proposta reca un bel titolo, peccato che il testo abbia invece l’aspetto di un patto scellerato fra guardie e ladri di territorio.

La proposta del neo-palazzinaro, già a suo tempo addomesticato da un Lupi in veste di agnello, del quale aveva appoggiato un analogo  obbrobrio giuridico, non è un atto occasionale, ma si colloca ben bene nel sacco della nazione, favorito da quelle dinamiche misure di semplificazione preparate meticolosamente e preventivamente con la progressiva mortificazione delle sovrintendenze, talmente impoverite da non poter svolgere i più elementari compiti di vigilanza e controllo. Così le ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione non dovranno più rispettare il vincolo della sagoma dell’edificio preesistente; si rafforza l’esercizio del silenzio assenso, dando al Comune facoltà di decidere in caso di inerzia – probabile – delle sovrintendenze; si prevede una “liberatoria” per l’attività edilizia, grazie alla quale il tecnico abilitato alle perizie e ai controlli non è tenuto a dichiarare eventuali rapporti con la ditta e il committente.

La presa per i fondelli dei cittadini è diventata sistema di governo, dove ognuno recita la sua parte in commedia: il ministro dell’Ambiente definisce prioritari il rischio idrogeologico, la tutela degli ecosistemi, la riduzione del consumo di territorio, la panificazione delle risorse idriche, mentre il responsabile della green economy del suo partito promuove il new deal del cemento, del saccheggio del suolo, o mentre amministratori contigui perorano l’opportunità ragionevole di reintrodurre provvidenziali condoni, tutti comunque già al lavoro nei cantieri dell’interesse privato, dei predoni dell’edilizia, degli studi di progettazione della rovina.
Una volta dicevano meno stato più mercato, adesso non hanno nemmeno bisogno di proclamarlo, tanto la sovranità è già limitata, la Carta strappata, il parlamentarismo svuotato, il nostro parere, espresso coi referendum, disatteso,  e non c’è molto da aspettarsi  dai sindaci neo-eletti, cui il governo sta preparando il terreno per praticare intese opache, per infischiarsene delle regole,  per cancellare i già labili confini tra ciò che è opportuno, educato, elegante, lecito, legale fare o non fare.

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