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domenica 29 settembre 2013

Stop nuovi atenei, sono già troppi

Il decreto ministeriale dice che in Italia non ci sono le condizioni per aprire nuove università pubbliche: le sessantotto esistenti (più tre promosse da enti pubblici non statali) sono sufficienti, e sufficientemente indebitate....

 Un nuovo ateneo potrà nascere solo da una fusione: uno al posto di due, come già è accaduto con l'Università di Modena e Reggio Emilia.

 Maria Chiara Carrozza non ha cancellato alcuna università (in Grecia, per confronto, ne sono state cancellate otto), ma ha scritto che i finanziamenti di Stato arriveranno tenendo conto delle sforbiciate che i singoli atenei daranno ai loro rami secchi: corsi di laurea senza pubblico e con scarso appeal per il mondo del lavoro, corsi di laurea realizzati oggi in sedi decentrate. Il blocco ai nuovi atenei riguarda anche le "realtà telematiche". La possibilità di aprire nuove università private sarà invece "subordinata a un rigido controlli del ministero".



 Nella competizione virtuosa per ottenere finanziamenti di Stato - si legge nel decreto - le università dovranno puntare soprattutto "sul miglioramento dei servizi destinati agli iscritti, sulla promozione dell'integrazione territoriale fra atenei e centri di ricerca, sul potenziamento dell'offerta didattica in lingua straniera". Si chiede al mondo accademico italiano di darsi un profilo internazionale richiamando, per esempio, insegnanti dall'estero. E di offrire agli studenti un orientamento perpetuo: farsi conoscere presto dalle potenziali matricole, assisterle nella messa a fuoco del piano di studi migliore e accompagnarle in uscita a un impiego coerente con gli studi fatti. Incentivi pubblici arriveranno a chi farà entrare nelle commissioni di concorso "quote maggioritarie di docenti esterni all'ateneo (repubblica)

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