Che fine hanno fatto i treni dell’Isola? Dove sono finiti gli oltre cinque miliardi di euro che dovevano servire a migliorare la rete ferroviaria siciliana? E ancora, cosa si nasconde dietro i continui tagli ai vagoni della regione? Mentre il Nord fa a botte per la Tav, la Sicilia si ritrova su un gigantesco binario morto. Di più, stecchito. Una carcassa ferrata che rimpicciolisce anno dopo anno. Ad allungarsi è la durata dei viaggi.
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Impressionante la media quotidiana dei treni soppressi: seimila dal gennaio 2012, con punte anche di 20 soppressioni al giorno. Più di 4.000 i treni programmati e finanziati che non hanno circolato. E i ritardi? Il 60 per cento dei vagoni non arriva mai puntuale. Per non parlare dei tempi: nel 1995 il treno diretto Catania-Messina impiegava 90 minuti, oggi ce ne vogliano 100. E se in Lombardia i treni sfiorano i 160 chilometri orari, qui si viaggia anche a 60 all'ora.
Ma a fare rabbia sono soprattutto gli sprechi. Fiumi di denaro di cui si è persa ogni traccia. Un esempio? Nel 2005 sono stati stanziati un miliardo e 970 milioni di euro per il raddoppio della tratta Fiumefreddo-Giampilieri. Sono passati otto anni e non è ancora stata realizzata. Sotto accusa il famigerato e mai firmato contratto di servizio tra il governo della Sicilia e Trenitalia. Un'omissione che da sempre offre alle Ferrovie dello Stato il manico di un coltello da usare a proprio piacimento.
da Repubblica Palermo IN EDICOLA
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