Spremere soldi della Formazione per acquistare pagine su giornali e riviste patinate era una prassi consolidata al Ciapi di Palermo. Nelle mani di Fausto Giacchetto, il re della pubblicità in Sicilia, non passarono solo i dieci milioni del progetto Co.or.ap., al centro della bufera giudiziaria. A lui, che negli uffici dell’ente di formazione dell’Addaura era di casa, l’allora presidente Francesco Riggio aveva affidato la macchina della comunicazione di un altro progetto, Labor Sicilia: dei cinque milioni di euro sborsati dal ministero del Lavoro per finanziare la prima tranche dei corsi, un milione e mezzo furono spesi per comprare spazi pubblicitari attraverso una quarantina di concessionarie.
A scoprirlo è stato il nuovo commissario liquidatore, Fabio Damiani, che il governatore Rosario Crocetta ha scelto per accompagnare il Ciapi verso la chiusura...
È bastato mettere le mani nei conti dell’ente per scoperchiare un vaso di Pandora. Il progetto Labor è stato finanziato dal ministero nel 2007 con dieci milioni di euro. Avrebbe dovuto formare 808 giovani di sei diverse province per farli diventare esperti in turismo dei beni culturali e dell’ambiente, in attività socio-assistenziali e operatori socio-sanitari. La prima tranche da cinque milioni è stata erogata cinque anni fa. Finora solo una parte dei corsi è partita. Vi hanno partecipato 84 giovani di Agrigento, Messina e Palermo che però non potranno completare il percorso, dato che il Ciapi chiuderà i battenti. La selezione per formare operatori socio- sanitari, invece, è stata revocata subito dopo la pubblicazione. In cassa, dei cinque milioni di euro, oggi rimangono 180 mila euro, ma sono ancora da pagare docenti, alunni e consulenti. In compenso però il 30 per cento dei soldi, un milione e mezzo di euro, è stato speso per acquistare spazi pubblicitari su tv locali e giornali siciliani, ma anche su riviste nazionali come Tv Sorrisi e Canzoni e Donna moderna.
La regia era del solito Fausto Giacchetto che — anche per il progetto Labor — era stato nominato consulente per la comunicazione. Un incarico conferito dal comitato scientifico del progetto, designato dal presidente Francesco Riggio, e che gli fruttò 40 mila euro. Al suo fianco hanno lavorato anche la sua segretaria, Stefania Scaduto (36 mila euro), un esperto legale (10 mila euro) e un esperto di comunicazione (10 mila euro). (
repubblica palermo)
Gente pagata dagli enti di formazione professionale che per lo più sono rimasti dei fantasmi per i colleghi. Insomma, sul posto di lavoro non si vedevano MAI.
E all’Anfe lo sapevano tutti. Tutti conoscevano l’esistenza di un “elenco” di fortunati dipendenti che avrebbero intascato lo stipendio senza neppure una goccia di sudore. Scorrendo l’elenco si trovano anche due persone dalle parentele illustri. Sono Angela Maria Lombardo, sorella dell’ex governatore Raffaele, e Francesca Padella, moglie di un altro Lombardo, Angelo, ex deputato nazionale del Movimento per l’autonomia. I finanzieri hanno scoperto che alle due donne sono stati pagati stipendi rispettivamente per un totale di 112 e 66 mila euro. Eppure sarebbero state troppo spesso assenti. Così dicono i loro stessi colleghi sentiti dagli investigatori. Le uniche volte di cui si ricordano di loro al lavoro è stato nei giorni successivi all’arrivo dei finanzieri negli uffici dell’ente di formazione. Un controllo eseguito su richiesta della Procura regionale della Corte dei conti. La Lombardo si doveva occupare di “processi amministrativi” mentre la Padella lavorava in amministrazione. (
Live Sicilia)
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