Nel giorno delle celebrazioni delle Forze Armate si rende protagonista di un’iniziativa che ai più non è andata giù. Ha esposto ai piedi del monumento ai caduti una bandiera della pace su cui era scritto: «L’Italia ripudia la guerra». E pure il discorso non è stato da meno. Il sindaco ha infatti auspicato la chiusura di tutti gli arsenali.
I generali, che preparano sempre ad affrontare la guerra, nel giorno della vittoria tronfi e orgogliosi (con i morti degli altri) non tollerano che qualcuno parli di pace! Meno che mai dei morti, anche dei nemici, vinti o vincitori.
I generali sono andati via e qualcuno, nelle retrovie, li ha pure mandati a quel paese! Che spettacolo meraviglioso.
Gianpiero D'Alia, Ministro della Pubblica Amministrazione e Semplificazione commenta: «Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali. Alle Forze armate, giustamente indignate per questo comportamento, va la nostra solidarietà e gratitudine. Essere sindaco non significa fare l'attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un'intera comunità. Oggi Accorinti non l'ha fatto».
D'Alia, che qualche legislatura fa voleva mettere il bavaglio ad internet, dimentica che il Sindaco lo ha votato la maggioranza dei messinesi!
Accorinti nel suo lungo discorso dice: «Il monito che lanciava Sandro Pertini, sembra ancora ad oggi cadere nel vuoto. Nulla da allora è cambiato. L'Italia, paese che per la Costituzione ripudia la guerra, continua a finanziare la corsa agli armamenti e a sottrarre drasticamente preziose e necessarie risorse per le spese sociali, la scuola, i beni culturali, la sicurezza. Il rapporto 2013 dell'Archivio Disarmo su “la spesa militare in Italia” documenta come l'Italia ha speso per l'anno 2013, e spenderà per il 2014 e il 2015, oltre 20 miliardi di euro per il comparto militare (oltre un ulteriore miliardo per le missioni internazionali) a fronte di una drammatica crescita della povertà sociale. Nel 2013 l'Istat ha pubblicato il suo più drammatico Rapporto sulla povertà nel nostro Paese. Gli italiani, che vivono al di sotto della linea di povertà sono ormai 9 milioni 563 mila, pari al 15,8 % della popolazione. Di essi 4 milioni 814 mila (ossia 1'8%) sopravvivono in condizioni di povertà assoluta, cioè impossibilitati ad acquisire i beni di prima necessità. In questo drammatico quadro nazionale la Sicilia diventa emblema della progressiva campagna di militarizzazione italiana»
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