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giovedì 3 novembre 2011

L’inquinatore che produce morte è monitore ambientale nello stretto di Messina

L’inquinatore che produce morte è monitore ambientale nello stretto di Messina: Riprendiamo una notizia veramente inquietante dal quotidiano comunista “Il Manifesto” del 29 ottobre. Da un articolo di Antonello Mangano apprendiamo che la società “Fenice”, controllata di Edf, che è l’equivalente francese dell’Enel, ha inquinato le falde acquifere della Basilicata. Già due funzionari dell’Arpab della provincia di Potenza sono stati arrestati. di Citto Saija
La società in questione gestisce l’inceneritore di S. Nicola di Melfi in provincia di Potenza che dal 2002 avrebbe inquinato le acque della Basilicata provocando anche l’aumento dei tumori.

Ma, cosa ha a che fare la società “Fenice” con lo stretto di Messina? La società avrebbe – come scrive “Il Manifesto” – una doppia vita: un vero e proprio contratto con quel carrozzone clientelare che è la “Stretto di Messina” diretta dal signor Ciucci (il presidente dell’Anas). E che tipo di contratto? Un contratto veramente anomalo di cinque anni fa che – come sostiene Antonello Mangano nel suo articolo – “trasferisce denaro dalle tasche dei cittadini a quelle della multinazionale francese”. Uno dei tanti intrighi di quella scandalosa speculazione politica e diciamo pure “finanziaria” che è l’assurdo progetto del ponte sullo stretto.

Secondo l’altrettanto scandaloso contratto la “Fenice” che gestisce l’inceneritore che inquina la Basilicata dovrebbe essere il “monitore ambientale” dello stretto e della sua area. Un impegno di spesa fra i più importanti della “Stretto di Messina”.

Ma è possibile, sia pure nella corrotta Italia berlusconiana, che una società che inquina possa esercitare il monitoraggio ambientale nello stretto di Messina prima della costruzione del mostruoso manufatto e dopo la costruzione dello stesso?

Questa società dovrebbe, secondo il buon senso, essere messa al bando. Il contratto dovrebbe essere rescisso. Ma questa rescissione può farla la società diretta da Ciucci? Cosa ne dice la siciliana ministra dell’ambiente? E tutti i pontisti locali, dal presidente Lombardo all’ex missino sindaco Buzzanca fino al presidente della Provincia Ricevuto? E quei pontisti che si annidano nello stesso Partito democratico? E qualche sguardo rispetto a questa anomalia non dovrebbe anche venire dalla magistratura?

Tanti fatti recenti: dal giallo di Montecitorio sulla mozione dell’Idv al comunicato di palazzo Chigi che sostiene che “la mozione approvata dalla Camera non cancella la realizzazione del ponte sullo stretto” fino all’assurdo nulla osta del soprintendente di Messina al progetto definitivo e alla grande confusione sulle cosiddette “opere compensative”. Questi fatti ci dicono ed evidenziano la tenacia del governo Berlusconi e del suo ministro ex missino Matteoli, della società diretta da Ciucci, della grande corte dei cementieri e di tutti i profittatori di questo mondo e dei tantissimi professionisti in cerca di prebende a spese della collettività, di arrivare al più presto alla approvazione del progetto definitivo da parte del Cipe per passare al progetto esecutivo e mettere quindi una ipoteca sul futuro. E’ arrivato quindi il momento della grande mobilitazione. Ora o mai più. Tutti coloro che intendono bloccare per sempre la costosissima e inutile opera devono passare alla mobilitazione e all’azione. Berlusconi e gli ex fascisti hanno le ore contate, ma i colpi di coda del regime ferito potrebbero ancora continuare. In circolazione vi sono tanti “responsabili” che oscillano tra centro-destra e centro-sinistra. L’atteggiamento del sottosegretario Misiti è sotto gli occhi di tutti. Ed allora bisogna aprire proprio gli occhi: il mostro Ponte non è stato ancora sconfitto, danni territoriali e sciupio di denaro pubblico potrebbero ancora continuare.

Cosa si aspetta per la mobilitazione generale, per mettere una pietra tombale su questa grande “mascherata” che nel passato anche personaggi come D’Alema e Rutelli hanno sostenuto?

E’ necessario che le sirene dello stretto (delle due sponde tra Scilla e Cariddi) comincino a cantare, perché l’azione contro il ponte diventi, almeno in Sicilia e Calabria, azione veramente di massa e incontenibile. Qualche mattina potremmo svegliarci con tante sorprese perché il “mostro” non è morto ed è duro a morire.

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