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sabato 19 novembre 2011

MESSINA, I RETROSCENA DELL’INCHIESTA SULL’ATM. I NOMI, I NUMERI DELLA TRUFFA. Ai domiciliari il dg Conte, i responsabili Orlando e Lampi e i coordinatori Lisa ed Enea

Un altro macigno si abbatte sull’Atm. Come a volerne decretare la fine; quella vera. E la notizia risuona più come un necrologio; annunciato addio a un’azienda moribonda da troppo tempo. La spallata l’hanno data i carabinieri sulla scorta di un’ordinanza cautelare emessa dal gip Daria Orlando, su richiesta del sostituto procuratore Stefano Ammendola; provvedimento sfociato in cinque arresti tra dirigenti e funzionari (sono tutti ai domiciliari) per una serie di ipotesi di truffa aggravata ai danni della Regione. Si tratta del direttore generale dell’Azienda trasporti Claudio Conte (56 anni), del responsabile Esercizio gommato Salvatore Orlando (59 anni), del responsabile Ufficio Ced paghe Giuseppe Lampi (47 anni) e dei coordinatori di Esercizio Francesco Lisa (57 anni) e Bartolo Enea (60 anni).



Secondo l’accusa avrebbero, a vario titolo, indotto la Regione siciliana e l’Agenzia delle dogane a fornire all’Atm maggiori contributi pubblici, attraverso la presentazione di false attestazioni sui chilometri effettuati dagli autobus a Messina, aumentandoli rispetto a quelli effettivamente percorsi. Coi soldi ottenuti da Palermo l’azienda avrebbe pagato alla maggioranza dei dipendenti ore di straordinario e l’indennità mensile denominata “premio corse”, senza che effettivamente fosse stato raggiunto il numero di percorsi previsti. Nell’inchiesta, avviata nel 2008, sono indagati altri 17 dipendenti ed ex dipendenti. I reati contestati sono la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e la truffa in danno di un ente pubblico. L’Agenzia dogane sarebbe stata indotta in errore allo scopo di ottenere un rimborso maggiorato dell’accisa sul carburante consumato, quantificato in proporzione della percorrenza annuale chilometrica falsamente attestata.

 Dalle attività investigative è emerso che nel periodo 2003-2007, ovvero quello oggetto degli accertamenti, il profitto procurato all’Azienda sarebbe stato utilizzato per pagare alla maggioranza dei dipendenti emolumenti aggiuntivi derivanti da un numero consistente di ore di straordinario. Secondo l’accusa gli indagati sarebbero ricorsi ad artifizi e raggiri, tra cui la trasmissione di consuntivi chilometrici gonfiati, l’indicazione della lunghezza di alcune corse in misura superiore a quella reale, la contabilizzazione di corse previste ma non effettuate, l’omissione della riparazione dei contachilometri di diversi mezzi e la conseguente attestazione dell’impossibilità di quantificare con esattezza le percorrenze effettive a causa del mancato funzionamento dei contachilometri e dell’impossibilità di ripararli. Secondo quanto rilevato dagli stessi investigatori dell’Arma, la dinamica fraudolenta posta in luce dalle indagini avrebbe richiesto la cooperazione di un rilevante numero di dipendenti dell’azienda. Ad alcuni degli indagati viene inoltre contestata un’ulteriore ipotesi di truffa, per falsa attestazione della propria presenza sul luogo di lavoro e nella conseguente indebita percezione degli emolumenti corrisposti in ordine ai periodi in questione. Nessuno, francamente, avrebbe immaginato una così clamorosa svolta alle indagini. Batosta sonora che decapita il vertice aziendale, peraltro in un momento particolarmente critico per il prosieguo dell’Atm.

La sensazione resta quella di avere a che fare con un malato in perenne fin di vita, malato che nessuno è stato in grado di curare. O forse è mancata la volontà. E si è preferito magari prestare il fianco a quel progressivo abbandono generale dell’intero apparato (con la complicità di tutti), in attesa di ulteriori eventi come quello di ieri: il colpo di grazia. Cosa succederà adesso? Chi si farà avanti alla guida della nave? Lo scopriremo presto. Intanto, alla luce delle iniziative assunte dall’autorità giudiziaria a carico dell’Atm, l’assessore regionale alle infrastrutture e alla mobilità, Pier Carmelo Russo, ha disposto l’immediato avvio di attività ispettive sull’azienda, funzionali alla costituzione di parte civile nell’eventuale processo ai presunti responsabili di truffa ai danni della Regione siciliana. TITO CAVALERI - GDS

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