Il declino morale e materiale di un Paese ha le sue stimmate: immagini, vicende, situazioni che implacabilmente lo riportano indietro nel tempo, a ciò che accade in condizioni che sembravano definitivamente superate. Così una dozzina di anni di boiardi di stato a mezzadria fra il clientelismo politico e il liberismo, ma a tempo pieno dentro la loro sostanziale incapacità, hanno portato le ferrovie a una condizione disperante.
L’ultima notizia è che con il taglio dei treni per il Sud i pochi convogli sopravvissuti vengono presi d’assalto. Posti non ce ne sono, ma il controllore fa entrare lo stesso i viaggiatori fino alla capacità fisica del convoglio purché paghino una multa di 50 euro. Un sovrapprezzo per stare ore e ore in piedi, stipati come sardine, in pratica una grassazione resa possibile da un’idea delirante.
Ricordo un viaggio da Nairobi a Mombasa fatto sul corrispettivo delle “frecce” nostrane: un convoglio costoso dove non funzionava niente, una lontana imitazione dei treni occidentali come i nostri lo sono dei tgv. Ma i convogli per i poveri erano assai peggio: strapieni e con gente che viaggiava anche sul tetto dei vagoni. Mica gratuitamente: per arrampicarsi in quella perigliosa situazione si doveva pagare qualcosa al capotreno e ai suoi giannizzeri. Mai avrei potuto pensare che certe pratiche invece di estinguersi nell’allora terzo mondo avrebbero potuto attecchine di nuovo da noi.
Ma l’approssimazione e la superficialità degli amministratori, unite a quelle di un ceto politico indecoroso, ci ha fatto arrivare anche alle rapine non al treno, ma di treno. E dire che un anno fa Trenitalia si è permessa il lusso di acquisire il gruppo tedesco Arriva, (ribattezzato poi Netinera) comprato in un primo momento da Deutsche Bahn, ma poi messo all’asta perchè la Commissione Europea non aveva dato via libera all’operazione di acquisto da parte delle ferrovie statali tedesche nel timore di un eccesso di concentrazione e nell’inesausta fede nelle liberalizzazioni. Sì, è vero la Commissione Europea è lì per fare soprattutto queste stronzate gratuite nel concetto, ma temo costosissime sottobanco.
Però non è questo il punto: è che mentre mancano i soldi per gli investimenti, mentre le ferrovie agiscono non come un’azienda di trasporto pubblico generale, ma come un’azienda privata, i soldi se ne vanno altrove in un malinteso senso di internazionalizzazione e in un’ancor più malintesa idea di dinamismo, quella che cerca di fare facili affari altrove, non sapendo risolvere i problemi dei clienti nazionali. La cosa grottesca è che questa Arriva Deutschland si occupava e si occupa del trasporto locale, insomma proprio di quello che in Italia non si riesce a far funzionare in maniera decente e civile.
Certo in Germania Moretti non oserebbe taglieggiare i viaggiatori, né trasformare i treni in allevamenti di cimici, né fare dell’orario un libro di preghiere. Lo fa solo nelle colonie, dove gode della copertura politica.
semplicissimus
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