Una sperimentazione su 60 pazienti nel 2012. Il “metodo Zamboni”, terapia per curare la sclerosi multipla la cui validità divide da tempo la comunità scientifica nazionale e internazionale, potrebbe arrivare negli ospedali pubblici già dall'anno prossimo. Ad annunciarlo, questa mattina, Fabrizio Salvi, neurologo del “Bellaria” di Bologna, da tempo collaboratore del medico ferrarese Paolo Zamboni nella messa a punto di questa tecnica.
La tesi vede una correlazione tra Insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) e sclerosi multipla può aprire nuove prospettive per le vittime di questa malattia neurologica.
Zamboni ammette che il protocollo ha ancora bisogno di essere migliorato e questo, secondo lui, richiederà una decina d'anni, tuttavia il primo passo per attuare queste modifiche era cominciare la sperimentazione, e sembra che questo momento sia finalmente arrivato, dopo tantissimi dibattiti e cambi di direzione.
Zamboni però è cauto, spiega che la sclerosi multipla è una malattia complessa, multifattoriale, ed è difficile pensare che il suo metodo possa essere applicato a tutti. La speranza tuttavia è che anche le persone che non possono curarsi usufruiscano comunque benefici.
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