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martedì 20 dicembre 2011

MONFORTE (MESSINA): Morta la donna che sfidò la giustizia per tenere in casa la sua asinella. Storica la sua difesa: «Pago l’Ici e ospito chi voglio»

La sua storia, alcuni anni fa, ha commosso tutta l’Italia. È la storia di Natala Leone, l’anziana contadina monfortese e della sua inseparabile asinella Gaetana, con la quale conviveva nella sua casa ubicata nel centro storico di Monforte fra le proteste dei vicini che gradivano poco i ragli e i cattivi odori provenienti dal catoio ubicato al pian terreno di quell’abitazione di Via Trinità. Adesso, dopo la dipartita di Gaetana, morta per soffocamento a causa delle redini che le si sono strette al collo in seguito ad una caduta accidentale, anche la signorina Natala, detta mmaragnata per il suo fisico gracile e asciutto, se n’è andata a causa degli anni che erano diventati pesanti sulle sue spalle minute.



Tutti però la ricordano per il carattere poco arrendevole di fronte alle azioni amministrative e giudiziarie avviate nei suoi confronti volte a fare sloggiare Gaetana dalla sua casa. In tutte le aule aveva con forza sostenuto che era più danneggiata lei a dover sopportare la dannosa puzza delle macchine che i vicini a dover sopportare la puzza della sua Gaetana. È rimasta celebre la frase con cui si è rivolta al giudice: “Vossia avi a machina e a teni nto garaci ed io ho la scecca e a tegnu nto catoio. E poi a pagu l’Ici e allura nta me casa fazzu chiddu chi à vogghiu”.

 La vicenda, erano i primi anni ‘90, fu presentata nelel cronache nazionali come un caso emblematico di “modernizzazione” non indolore della vita paesana. Ma era solo un semplice sconfinato atto d’amore. Santo Coiro - GDS

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