Aumenta costantemente la percentuale di donne colpite da tumore al polmone. Negli ultimi venti anni, si è registrato un aumento del 40 per cento, correlato con l'aumento contemporaneo delle fumatrici. È il fumo infatti a rappresentare la vera “arma” in più del tumore ai polmoni.
Non a caso, se non si considera l'invecchiamento della popolazione, questo tipo di cancro è l'unico la cui incidenza aumenta invece di diminuire, e non si riduce affatto la mortalità.
Carmelo Iacono, presidente della fondazione Aiom, spiega: “è una vera emergenza che deve vederci impegnati tanto sul fronte della ricerca che su quello della prevenzione, soprattutto nel contrasto al fumo. È infatti un fattore di rischio anche per altre importanti neoplasie, dal seno al colon retto. La sua diffusione fra le donne sta cambiando in parte l'epidemiologia dei grandi big killer che, rispetto a quando ci siamo formati noi, sono sempre più 'rosa'. Per riuscire a vincere questa sfida di genere dobbiamo puntare sui giovani oncologi: per questo abbiamo promosso un progetto innovativo di borse di studio che, per la prima volta, preveda stage non all'estero ma nelle strutture di riferimento del territorio nazionale. Un modo per valorizzare quanto di meglio la nostra specialità esprime".
La cosa preoccupante è l'aumento dell'incidenza di questo tipo di tumore anche in donne che non hanno mai fumato. “Il tumore del polmone – dice Filippo de Marinis, Dipartimento Malattie Polmonari, Direttore della 1a Unità Operativa di Pneumologia Oncologica della Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini di Roma e presidente dell’AIOT - sta diminuendo tra gli uomini perché stanno iniziando a smettere di fumare. Anche se le cifre restano drammaticamente alte. Aumenta tra le donne perché sono le irriducibili della sigaretta. Adesso abbiamo la sorpresa di diagnosticare il tumore anche in donne che non hanno mai fumato. E la cosa è molto preoccupante. Si pensa che possa trattarsi di una debolezza genica, di un’interazione fra meccanismi ormonali e ambientali. È una forma tumorale molto aggressiva ma che, fortunatamente, risponde bene ai farmaci di ultima generazione. Il cancro nei non fumatori, uomini e donne, rappresenta la settima causa di morte per tumore, il 10 per cento di tutti i tumori polmonari”.
Le sigarette “light” inoltre non possono essere considerate una buona soluzione di compromesso, come spiega Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera “S.G. Moscati” di Avellino: “chi fuma light crede di poter tenere a distanza il tumore del polmone di più rispetto a chi fuma sigarette normali o senza filtro. Una convinzione sbagliata. Nel mondo scientifico questa realtà è già nota, se ne è parlato anche all’ASCO di Chicago. Nonostante gli allarmi lanciati all’opinione pubblica i fumatori continuano a nascondersi dietro l’alibi del fumo light. Il fumatore utilizzando sigarette light, che sono solo apparentemente meno pericolose, è portato per un maggior livello di soddisfazione ad aspirare più profondamente. In questo modo non si rende conto che invia gli agenti chimici cancerogeni nella parte più periferica dei bronchi dove, come tipo di tumore, insorge più di frequente l’adenocarcinoma rispetto al carcinoma squamoso, che più spesso ha inizio nella parte più prossimale dell’albero bronchiale. Attenzione, quindi, non pensate che fumando ‘leggero’ il tumore sia scongiurato”. ItaliaSalute
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