Lo scontro è ormai palese. La comunità accademica è in fermento e gli affondi al veleno tra i vari schieramenti si susseguono. Che sia l’inizio di una lunga, lunghissima volata elettorale per la poltrona di chi dovrà reggere le sorti dell’Ateneo peloritano in futuro? Certo è che che nei corridoi dell’Università c’è tensione, su più fronti. E così dopo il ricorso presentato nei giorni scorsi da 120 dipendenti, tra docenti e rappresentanti del corpo amministrativo dell’Università di Messina, al ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, contro l’Ateneo e il rettore Francesco Tomasello, per alcune norme inserite nell’ultimo Statuto adottato, che prevederebbero una “seconda” proroga del mandato per il rettore, ieri è arrivata la risposta pensantissima del Senato accademico, riunitosi in mattinata (nel pomeriggio anche il CdA).
Proprio ad inizio di seduta del Senato c’è stato l’intervento del rettore Tomasello. «Si apprende dalla “Gazzetta del Sud” – ha comunicato – della presentazione al Ministro dell’Università di un ricorso avverso alcune norme dello Statuto da parte di 120 tra docenti e rappresentanti del personale tecnico amministrativo dell’Ateneo.
Poiché del ricorso si hanno solo notizie giornalistiche, ci si riserva di rispondere in modo più completo alle contestazioni mosse nel ricorso stesso, se e quando esso sarà portato ad ufficiale ed integrale conoscenza dell’Ateneo. Appare tuttavia opportuno puntualizzare fin d’ora – ha continuato Tomasello – che mentre la stragrande maggioranza della comunità accademica si trova impegnata a fare i conti con la profonda trasformazione dell’assetto istituzionale, molti aspetti del quale sono ancora fonte di grande incertezza e lasciano presagire una complessa attuazione; mentre molti decreti attuativi della Legge 240 non sono stati ancora pubblicati sulla Gazzetta ufficiale; mentre bisogna affrontare la revisione di tutti gli innumerevoli Regolamenti di Ateneo; mentre ancora lo stesso varo dei nuovi Dipartimenti e l’imminente incardinamento dei Corsi di studio sono motivi di attenta riflessione e di non trascurabile apprensione per l’interesse degli studenti; mentre le complesse procedure elettorali per la costituzione dei nuovi organi ed il loro profilo temporale sono al vaglio degli organi interni; mentre avviene questo e tanto altro, che diverrà operativamente possibile solo dopo l’approvazione dello Statuto da parte del Miur, il chiodo fisso dei ricorrenti è la scadenza del mandato del rettore che la legge vuole avvenga dopo la complessa fase di transizione che porterà alla costituzione dei nuovi organi dell’Ateneo.
Tale atteggiamento – attacca ancora Tomasello – è talmente eloquente da non richiedere alcun commento». Il Senato Accademico ha poi ritenuto, nella sua interezza, che «non si possa ascrivere ad un esercizio di legittimo dissenso accusare gli organi di governo dell’Ateneo di aver frodato la legge e di aver violato i principi di legalità. Considerata la gravità di queste affermazioni, l’Ateneo si riserva, nel momento in cui si entrerà in possesso del documento e si conosceranno i firmatari, di valutare le eventuali azioni legali (a tutela degli organi accademici) e i provvedimenti disciplinari previsti dalle norme dell’autonomia universitaria».
In pratica i ricorrenti vengono minacciati. A Messina anche un ricorso non è più una facoltà! ndr
... MAURO CUCE’ - GDS - enricodigiacomo
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