Mi sono trovato in casa una cesta di chiocciole. Di quelle da mangiare, che si vendono al supermercato. Era uno scatolino di plastica. Ho letto le istruzioni. C'era scritto che gli animaletti erano in letargo. Che erano stati tenuti a digiuno per venti giorni per farli spurgare. Che bisognava buttarli in una pentola di acqua bollente. Io sono strano, lo confesso. Quando mi dicono di buttare una cosa viva in una pentola di acqua bollente mi prende una cosa dentro. Di quelle che ormai non usano più. Soffro di ansia da tortura. Mi succede anche con le aragoste.
Ho messo quei gusci inermi in un lavandino, bagnandoli con un po' di acqua a temperatura ambiente e... sorpresa! Hanno cacciato fuori le antennine e hanno iniziato a muoversi, vispe come trottole. E dopo settimane di frigorifero! Così ho preso una cesta, di quelle da bucato. L'ho ricoperta di lattuga. Ho predisposto qualche terrazzino di alluminio e, dopo avere reidratato le simpatiche bestiole, le ho traslocate dall'angusta scatoletta di plastica ad un monolocale più servizi. Un orto versione compatta.
Quando metti un esercito di lumache, della specie Helix Adspersa Maxima, su un tappeto di lattuga, l'effetto è magico. Dopo averle deposte, dovete stare in rigoroso silenzio perché le vostre orecchie si abituino ai sussurri. Poi dovete avvicinarvi al loro micro-mondo. Solo allora sentirete qualcosa... un indistinguibile rumore sommesso. Si farà sempre più circostanziato, finchè non sarete in grado di distinguere chiaramente una miriade di foglioline scoppiettare come tante palline di materiale da imballaggio: sono centinaia di minuscole file di dentini che triturano la lattuga. L'effetto è del tipo "tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi".
Il problema è che, dopo tanta prosperità, il loro apparato digerente fa il suo dovere. L'indomani non vi sarà più traccia alcuna delle foglie di lattuga, ma in compenso avrete una quantità considerevole di sterco di lumaca da smaltire. Così mi tocca prenderle, una ad una, una volta al giorno, sciacquarle sotto l'acqua corrente (così bevono), ripristinare l'habitat e riposizionarle nel loro piccolo universo alla Truman Show. Stasera le ho contate: sono 76! Settantasei molluschi gasteropodi che imbrattano di bava tutto quello che toccano, che mangiano come un ministero e che si lamentano se non gli rifai la camera.
Ora, va bene l'ansia da tortura, però non posso dedicare un'ora della mia vita, tutti i giorni, a cambiare il pannolino a 76 chiocciole. Neppure se mio figlio ne è entusiasta. Il problema è che abito a Milano. Tra poco ci saranno i giorni della merla, che tradotto significa "i giorni più freddi dell'anno", con temperature che di notte scendono abbondantemente sotto zero. Inoltre non sono sicuro che se le porto al parco, oltre a mettere a dura prova il loro sistema letargico, abbiano poi qualcosa da mangiare di adatto ad una chiocciola par loro. Nè metterei la mano sul fuoco sul fatto che le piante e i fiori del parco sotto casa ringrazino. Consegnarle ad un allevamento di chiocciole è da escludersi: non salvi un astice dalla morte in pentola per poi abbandonarlo nell'acquario del primo ristorante che trovi.
Insomma: siete decine, talvolta centinaia di migliaia di persone a leggere questo blog. Ci sarà pure, tra di voi, un esperto di Helix Adspersa Maxima che sappia consigliarmi qualcosa di diverso dal mangiarmele. Il che - mettetelo bene in testa - non avverrà mai. E poi mai!
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