
Tuttavia proprio l’elemento più interessante della vicenda è stato trascurato: Uggeri, il munifico ospite del Trota, nella sua qualità di imprenditore del terzo millennio, ha fra le sue molte e vorticose attività anche la gestione della manodopera di immigrazione. Abbiamo così una forza politica che basa molto della sua offerta politica (si fa per dire, ovviamente) sulla xenofobia e sulla battaglia contro l’immigrazione la quale si appoggia, campa e a quanto pare si diverte proprio grazie al denaro che deriva da un caporalato organizzato e industrializzato, insomma dallo sfruttamento degli immigrati. E passi che all’elettore leghista lo sfruttamento possa far piacere, ma per attuarlo e con esso mettere denaro in cambusa, gli immigrati bisogna averli, l’immigrazione clandestina va coltivata nei fatti e combattuta solo a parole. Insomma i 12 mila che hanno dato il voto al Trota sono stati doppiamente ingannati: la legge dovrebbe riconoscere come reato la circonvenzione di leghista.
Ma non c’è solo questo. Proprio mentre la caduta di Berlusconi spinge la Lega ormai in riflusso ad accentuare la sua xenofobia tramutandola in una specie di razzismo da strapaese, giunge un’altra incredibile notizia: nella seconda metà di dicembre, il tesoriere della Lega, Belsito, che risponde solo a Bossi e ai suoi fedelissimi, familiari compresi, ha trasferito circa 8 milioni di euro derivanti dal finanziamento pubblico dei partiti fuori d’Italia: in Norvegia, a Cipro e per oltre la metà della somma in Tanzania. Insomma i politici leghisti sbraitano contro i “negher” ma poi ricorrono a loro quando si tratta di mettere al sicuro i loro tesoretti e farli crescere i silenzio.
Per tutto questo forse sarebbe il caso di nominare il Trota “negher” ad honorem. E fargli spiegare dal gaudente Uggeri che dopotutto la cosa ha i suoi vantaggi. Non ultimo quello di non essere leghista.
il semplicissimus

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