E’ la gallina dalle uova d’oro, un grande portafoglio capace di elargire miliardi di euro ogni anno a carico delle casse dello Stato. E’ la Sanità, da anni luogo di truffe, sprechi e costi privi di qualsiasi senso non solo economico ma persino logico come appare dalle cifre e dalle relazioni della Corte dei Conti.
Ogni anno dalle casse dello Stato escono circa 137 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi: circa 77 miliardi vengono adoperati dalle amministrazioni locali per l’acquisto di beni e servizi nel settore della Sanità, secondo quanto risulta dai dati forniti dal ministero delle Finanze e dalla Ragioneria dello Stato. Una cifra lievitata di 24 miliardi in soli cinque anni. Nel 2004 la spesa complessiva era di 113 miliardi, le amministrazioni locali ne spendevano 53 per gli acquisti nel settore sanitario.
In un sistema che funzioni a un aumento di spesa dovrebbe corrispondere un aumento dell’efficienza. Non nella Sanità.
Dal rapporto «Ospedali & Salute 2011», realizzato da Aiop, l’Associazione Italiana Ospedalità Privata, in collaborazione con Ermeneia - Studi & Strategie di Sistema, risulta proprio il contrario. Cresce la quota d'inefficienza degli ospedali pubblici che ricevono un finanziamento più alto del valore delle prestazioni che erogano. In media sprecano oltre il 29% dei finanziamenti, pari a circa 13 miliardi di euro l'anno. Gli sprechi vanno da un minimo del 17,2% del Veneto ad un massimo del 46,4% della Calabria.
Le meno sprecone sono le regioni a statuto ordinario dove comunque viene perso un quarto delle risorse, il 27,9%. Nelle regioni a statuto speciale la media dell'inefficienza arriva al 36,1%.
Se si guarda il quadro delle singole regioni i risultati cambiano anche di molto e ci sono alcune sorprese: infatti nonostante il Nord testimoni in generale una maggiore capacità di gestione delle risorse anche qui il margine di spreco è cresciuto: 21,8% rispetto al 20,5% dell’anno precedente. La Lombardia perde il primato di regione più efficiente d'Italia (19,3% contro il 16,9%) e cede il posto al Veneto (17,2% contro il 18,1%). Fra le regioni a statuto speciale il maggior tasso di inefficienza spetta alla Sicilia (37,8%) e alla Sardegna (41,8%).
Quanto ci costano questi sprechi? A rispondere è la Corte dei Conti nelle sue relazioni. «L’insieme delle pronunce emesse ha comportato condanne per un importo complessivo di quasi 60 milioni di euro per i giudizi di responsabilità, cui si aggiungono altri 200.000 euro circa per i giudizi di conto», scrive il procuratore generale Mario Ristuccia nella relazione di apertura dell’anno giudiziario 2011.
In totale fanno circa 254 milioni di euro di danni in gran parte concentrati nel Lazio (oltre 130 milioni di euro), in Sicilia (oltre 69 milioni di euro), in Calabria (oltre 38 milioni di euro) ed in Lombardia (oltre 17 milioni di euro)
La maglia nera, insomma, spetta al Lazio dove accade di tutto. Il vice procuratore generale della Corte dei conti della regione, Pio Silvestri, ne traccia un ritratto impietoso. In questo settore, avverte, «l'interesse privato ha assunto caratteri truffaldini, e talora francamente prevaricanti, in pregiudizio del pubblico interesse». «Alcuni casi sono la clinica San Raffaele di Velletri e la società Clinilabor - aggiunge il presidente della Corte dei Conti Salvatore Nottola - Per quest'ultimo caso si trattava di una truffa relativamente semplice ma efficace che consisteva nell'accollare all'Asl prestazioni sanitarie effettuate da strutture non accreditate». Per la clinica San Raffaele, invece, Nottola parla di «frode di dimensione colossale». E non mancano, continua la relazione, «casi di pura e semplice appropriazione di beni pubblici come nel caso di una Ipab, il Sant'Alessio Margherita di Savoia per i ciechi».
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Ho parlato di sprechi nella Sanità con Ignazio Marino, presidente della commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale che ieri mattina ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Monti. Durante il colloquio si è parlato della chiusura degli ospedali psichatrici giudiziari: la loro chiusura delle strutture potrebbe avvenire in tempi rapidissimi. Ma si è parlato anche di sprechi sanitari ed è molto probabile che il governo stia preparando una riorganizzazione per arrivare ad un risparmio che preveda maggiore efficienza senza approvare ulteriori tagli.
Di quali sprechi nella Sanità ha parlato con il presidente Monti?
«Sono molte le aree in cui la spesa può essere razionalizzata. Solo nel 2011 in Italia sono stati eseguiti 400mila interventi chirurgici d’elezione, vale a dire quelli programmabili, non d’urgenza. In genere si viene ricoverati già la notte prima in ospedale. Questo costa allo Stato circa 900 euro a persona, soldi totalmente buttati perché il ricovero è del tutto inutile da un punto di vista sanitario e nessun paziente, se potesse scegliere, chiederebbe di rimanere per un giorno in ospedale anziché a casa propria. Ma quello che più è scandaloso è che la regione più virtuosa è il Friuli dove in media ci si ricovera circa un giorno prima e che esistano invece regioni come il Lazio dove la media è di un ricovero 2,8 giorni prima, vale a dire 3 mila euro buttati a paziente. O alcune regioni del Sud dove il ricovero preoperazione arriva anche a 6 giorni prima, 6 mila euro a paziente buttati».
In totale quanto si potrebbe risparmiare eliminando i ricoveri prima degli interventi non urgenti?
«Almeno 400 milioni di euro ma in realtà molto di più perché gli interventi inutili sono tantissimi. Prendiamo le colicistectomie, ad esempio. In Italia la degenza media è di quattro giorni. In Paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti nemmeno un giorno. Come mai? Sono meno capaci i nostri medici? Ci mancano i tecnici o i professionisti? Non credo proprio. Il nostro è un problema di organizzazione. Questo ci costa altri 400 milioni di euro.
Quali sono gli altri sprechi di cui ha parlato al presidente Monti?
«Gli ospedali al di sotto dei cento posti letto privi di una Guardia con anestesista e rianimatore 24 ore su 24. In tanti muoiono perché vengono trasportati in queste strutture dove non possono ricevere l’assistenza necessaria e devono essere trasferiti altrove, una perdita di tempo che può rivelarsi fatale. In questo caso il risparmio ammonterebbe a molti miliardi di euro. Oppure i parti cesareo, una cifra spropositata e inutilmente onerosa il nostro 37% rispetto al tetto del 13% previsto dall’Oms. E poi lo 0,5% del Fondo Sanitario Nazionale speso in consulenze, altri 500 milioni di euro di risparmi possibili.
Gli sprechi sono più diffusi nel pubblico o nel privato?
«E’ difficile rispondere a questa domanda. Sprechi ce ne sono sia nel pubblico o nel privato, basti penare ai tagli cesarei del privato o alle operazioni inutili del pubblico».
In totale quanto si potrebbe risparmiare con le razionalizzazioni nella Sanità?
«Circa 15 miliardi che potrebbero essere usati per rendere più moderne le strutture, premiare il personale che lavori meglio, acquistare nuove apparecchiature e eliminare il ticket».
Il presidente Monti è d’accordo?
«Non dipende da lui ma dall’intero governo una decisione ma il suo approccio culturale mi è sembrato chiaro: andare verso un migliore e più efficiente utilizzo delle risorse disponibili piuttosto che procedere ad ulteriori tagli in un settore che ne ha già subiti troppi».
blog La Stampa di FLAVIA AMABILE
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