Rassegna stampa (news selezionate da staff saluteme.it) di salute e ambiente in Sicilia
mercoledì 18 gennaio 2012
Torni a bordo cazzo!
“Torni a bordo, cazzo!”, il richiamo netto, perentorio, autorevole e indignato di Gregorio De Falco al capitano Schettino, è diventato in poche ore un trending topic , un tormentone che sta travolgendo la rete e i media mainstream. Non c’è canale televisivo, non c’è trasmissione radiofonica, non c’è conversazione privata dove la telefonata tra l’integerrimo, efficiente, ligio al dovere, orgoglioso, tenace e operativo ufficiale della capitaneria di porto di Livorno e il suo esatto opposto, ovvero il suo alter ego cialtronesco, inefficiente, approssimativo, indolente, menefreghista, disonorevole comandante del Concordia non venga trasmessa e ritrasmessa, continuamente, al punto che potremmo recitarla a memoria.
Al di là di come le cose siano andate nei fatti (sarà la magistratura a stabilirlo), l’Italia si è schierata immediatamente. Di pancia, con alcune prevedibili eccezioni. Qualcuno rispolvera la definizione di qualunquismo, sempre in voga e buona per tutte le stagioni. Qualcun altro, in una riedizione non troppo originale del Vangelo (“chi è senza peccato scagli la prima pietra”) prova a infilarsi nelle sabbie mobili di chi vuole a tutti i costi ricordarci che in questo gioco di stereotipi no, non siamo tutti De Falco, ma che in molti di noi si annida un potenziale Schettino. E dunque, in quella telefonata, forse saremmo stati dalla parte di quello sulla scialuppa.
Quello che forse non è stato compreso è che gli italiani non ce la fanno più. Veniamo da una storia recente dove abbiamo avuto dieci, cento, un milione di Schettino! Erano Schettino gli Scilipoti, i Berlusconi che non andavano al funerale di un militare perché sfiniti dal Bunga Bunga la notte precedente, tutti i Cosentino che nonostante accuse gravi e circostanziate, certificate dalla Giunta per le Autorizzazioni, non si sono mai voluti dimettere. Erano Schettino i contorcimenti alla Ghedini sull’utilizzatore finale, i Di Girolamo tenuti per le palle dalla ‘ndrangheta, quelli che Mangano era un eroe, i Bossi che sbadigliavano alla Camera durante un discorso cruciale del presidente del Consiglio, tutti i trota e le Minetti della seconda Repubblica, i tg dei minzolini che buttavano a mare le notizie, gli alti ufficiali della tv spazzatura, la P3, la P4, quelli che ridevano alle 3:32 nella notte del terremoto aquilano, i Piscicelli che pagavano i soggiorni nei resort più esclusivi a Malinconico, i proprietari del Salaria Village che offrivano massaggi brasiliani a Bertolaso, le cricche, i primari del Santa Rita a Milano che si erano dimenticati di Ippocrate, gli Speciale che usavano gli aerei della Guardia di Finanza per farsi portare il pesce fresco, i Penati del sistema sommerso di Sesto che non si dimettono e vengono promossi commissari per indagare sull'inabissamento del San Raffaele, i Fini della casa di Montecarlo che promettono di dimettersi se si viene a sapere quello che tutti già sanno, i D'Alema degli attici in pieno centro di Roma a 100 mila lire al mese, i Mastella che usavano gli aerei di Stato per andare al gran premio di Monza e i Calderoli che li avrebbero usati per affari di famiglia, i negozianti di Cortina che non ti fanno lo scontrino, gli Agostino Saccà che dimenticano di “comandare” la televisione pubblica e fanno l’”inchino” al capo del Governo, ma anche tutti quelli che saltano la fila, che ti dicono “100 con fattura, 80 senza”, e tutti quelli che rispondono “va bene 80”, e gli esempi potrebbero allungarsi fino ad occupare centinaia, migliaia di pagine di un blog come questo.
Ecco perché “Torni a bordo, cazzo!” è la frase che ha colpito e affondato l’immaginario pubblico. Avremmo voluto dire decine di volte “Si dimetta, cazzo!”, “Un po’ di contegno, presidente, cazzo!”, “Si vergoni, cazzo!”, “Dia le notizie così come sono, cazzo!”, “Faccia un regolare concorso, cazzo!”, “Faccia il lavoro per cui è pagato, cazzo!”, “Rispetti il suo ruolo, cazzo!”,”Lei è un Onorevole, se lo ricordi, cazzo!”. Quel richiamo secco, forte, carico di dignità e di orgoglio che De Falco fa al comandante Schettino è liberatorio, è catartico. E’ l’urlo di rabbia che ci ribolle nelle vene ogni volta che vediamo uomini tradire se stessi e le loro responsabilità. Ma è anche l’urlo, il rimprovero, il richiamo severo, categorico, l’imperativo morale cui vorremmo che qualcuno ci richiamasse ogni volta che perdiamo noi stessi e non abbiamo più il coraggio né la forza di guardarci allo specchio. Ogni volta che stiamo su quella maledetta scialuppa invece di stare sulla nave.
De Falco stava solo facendo il suo lavoro, a differenza di tanti altri, ma inconsapevolmente ha lanciato il grido di battaglia che tutti, finalmente, aspettavamo da anni di sentire: “Torniamo a crederci, Italiani, cazzo!”.
da: byoblu
La prevalenza dello Schettino
“Vuole andare a casa?” chiede con rabbiosa ironia De Falco a Schettino mentre si consuma il naufragio. Abbiamo sentito tutti la telefonata tra il comandante della capitaneria di porto e il nocchiero fellone della Concordia che per nessun motivo al mondo voleva tornare sulla nave.
Ma in questo paradossale paese Schettino, contro ogni plausibilità, è davvero tornato a casa, ai domiciliari, graziato dal gip che nemmeno ha confermato lo stato di fermo. Questa singolare mitezza, inesplicabile come le manovre della Concordia, si è materializzata ieri in coincidenza con l’arrivo dell’amministatore delegato di Costa Crociere al Giglio.
La vita italiana del resto è costruita sulle coincidenze. Perché di certo uno Schettino in carcere non è gradito alla società armatrice e forse non soltanto per una questione di immagine: probabilmente non può alterare le prove su ciò che è successo la sera del naufragio, ma chissà quante altre cose potrebbe dire l’intrepido lupo di mare, dietro le sbarre. A casa invece è più tranquillo, protetto dal suo ambiente, con una carriera spezzata, ma non senza mezzi di sostentamento, come sospetto. Non paghi una multa per divieto di sosta e rischi che ti pignorino la casa, ma se provochi la morte di decine di persone puoi tornartene a casa.
E’ il vantaggio di navigare sotto Costa
Ilsimplicissimus
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