Ogni anno, in Italia, 50 milioni di galline ovaiole producono 13 miliardi di uova. Poco meno di 300 a testa. Nel 2010 il fatturato delle uova è stato di 1 miliardo e mezzo. Produrre un uovo costa 0,07 € e ne rende, se destinato al consumo diretto, 0,10. Per 9 euro all’anno, una gallina fa una tale vita di merda che in confronto l’inferno è una gita fuori porta.
Costretta in una gabbia dalle dimensioni inferiori a un foglio di carta. Le zampe seviziate dal reticolo metallico sul fondo. Il becco amputato, pieno di innervazioni, che provoca dolore ogni giorno fino alla morte precoce. Nessuno spazio per muoversi. Condannata a stare perennemente al buio o esposta ad una costante luce artificiale. Condizioni igieniche: escrementizie.
Se proprio dovete nascere gallina ovaiola, almeno cercate di nascere maschio. Avrete la vita più facile. Siccome non producete uova e non crescete abbastanza velocemente da rappresentare un valore aggiunto per gli scaffali dei supermercati, la vita grama del vegetale in gabbia vi verrà risparmiata. Non che veniate liberati, questo no... Verrete semplicemente uccisi alla nascita. Per la precisione, triturati vivi da una macchina che farà di voi farina di carne buona per i mangimi. Almeno morirete in fretta. Se assumiamo che per ogni due uova che si schiudono, uno contenga un maschio e l’altro una femmina, ogni anno in Italia ci sono altri 50 milioni di pulcini che aprono gli occhi al mondo poco prima di essere spremuti da un torchio di acciaio. Ottocentomila milioni di tonnellate potenziali di carne viva sottoposta a crudeltà pura.
Per evitare questo orrore non vedo soluzioni alternative rispetto al cessare di alimentare questa catena degna di un episodio di “Saw, l’enigmista”. Ma se proprio non potete fare a meno di mangiare le vostre 220 uova pro-capite all’anno, quando andate al supermercato assicuratevi almeno di comprare solo quelle che recano il codice identificativo degli allevamenti all’aperto. Il primo numero deve essere 0 (uovo da agricoltura biologica) o 1 (uovo da allevamento all’aperto). Fatelo tutti e vedrete che la produzione si adeguerà. E a voi non costerebbe poi molto: produrre un uovo all’aperto, anziché in gabbie convenzionali, costa solo 2,6 centesimi di euro in più. Undici centesimi alla settimana per consumatore. Cinque euro all’anno per salvare 50 milioni di galline da una vita atroce. O forse il vostro cinismo preferisce bersi l’ennesima birra in pace?
La direttiva europea 1999/74/CE sulla protezione delle galline ovaiole stabilisce che il loro allevamento in gabbie non modificate venga vietato a partire dal 1° gennaio 2012. Non stabilisce il divieto di utilizzo delle gabbie, ma impone una serie di vincoli alle loro dimensioni, al sistema di circolazione dell'acqua corrente, alle pavimentazioni e ad altri dettagli che sono ampiamente insufficienti, ma che rappresentano comunque un miglioramento delle condizioni di vita degli animali. Ad oggi, 9 gennaio, l’Inghilterra si sta già adeguando. I 4.970 allevamenti italiani, invece, come è consuetudine stanno a guardare.
Dati e documenti:
- direttiva europea 1999/74/CE: http://eur-lex.europa.eu/…PDF
- Ministero della Salute - Decreto 20 aprile 2006: http://gazz../4.htm
- UNA (Unione Nazionale dell’Avicoltura): L’annata avicola 2010
- LAV (Lega Anti Vivisezione): Dossier galline 2010
- Galline Libere: solo tu hai il potere di liberarle
Leggi anche:
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