Una nuova arma contro la diffusione delle infezioni ospedaliere? Potrebbe giungere da un libro vecchio di quasi centocinquant’anni, e da una massiccia dose di buon senso… rivisitato alla luce della Microbiologia.
Facciamo un passo indietro: nel 1898 Florence Nightingale, fondatrice della Nightingale Training School presso il St. Thomas’ Hospital di Londra (oggi Florence Nightingale School of Nursing and Midwifery del King's College di Londra) e pioniera dell’assistenza infermieristica moderna, pubblica il suo manualetto “Notes on Nursing - What It Is, and What It Is Not”. La sua teoria di nursing è incentrata sul concetto di ambiente, fattore principale nello sviluppo di malattie. Nel saggio enuncia cinque requisiti essenziali che un ambiente deve possedere per essere salubre: aria pulita, acqua pura, sistema fognario efficiente, pulizia, luce. Si batte soprattutto a favore della pratica di tenere aperte spesso le finestre negli ospedali, senza curarsi troppo di eventuali conseguenze negative sulla salute dei malati, esposti alle correnti d’aria: “Never be afraid of open windows then. People don't catch cold in bed. This is a popular fallacy. With proper bed-clothes and hot bottles, if necessary, you can always keep a patient warm in bed, and well ventilate him at the same time”.
Nei giorni scorsi Jack Gilbert, microbiologo dell’Argonne National Laboratory dell’Illinois, intervenuto al meeeting annuale dell’American Association for the Advancement of Science svoltosi a Vancouver, ha sostenuto che la lotta alle infezioni ospedaliere potrebbe giovarsi dei consigli della buona Florence Nightingale, ma le finestre degli ospedali andrebbero tenute aperte paradossalmente non per purificare l’ambiente, bensì per contaminarlo il più possibile. Gilbert infatti sostiene che i patogeni che tipicamente infestano le corsie ospedaliere causando tanti decessi ogni anno prosperano perché la competizione con altri microorganismi è troppo scarsa. (da il pensiero scientifico)
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