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mercoledì 15 febbraio 2012

CAPO D’ORLANDO (MESSINA): Liquami in mare, sequestrato il depuratore. Valori 720 volte superiori alla norma! Indagati il sindaco Campisi, l’imprenditore Lenzo e il geometra Catrini

È scattata all’alba di ieri l’operazione “Acque pulite” con la quale gli agenti di polizia del commissariato di Capo d’Orlando, in esecuzione di un provvedimento firmato dal gip di Patti Onofrio Laudadio, hanno posto sotto sequestro preventivo il depuratore consortile di contrada Scinà a Piraino e che serve i comuni di Brolo, Sant’Angelo di Brolo e della stessa Piraino, inaugurato nel 2009. La richiesta, al termine di una fitta attività di indagine andata avanti dall’estate scorsa, è arrivata dal sostituto procuratore di Patti Rosanna Casabona che coordina l’indagine.



Il depuratore, seppur sotto sequestro, ha già ripreso a funzionare e la custodia giudiziaria è stata affidata dalla procura alla dottoressa Maria Montanaro, chimico dell’Arpa di Messina. Gli sviluppi delle indagini vedono anche tre persone iscritte nel registro degli indagati accusate, a vario titolo, dei reati di frode in pubbliche forniture, inadempimenti di contratti di pubbliche forniture, scarico in mare di acque reflue urbane non depurate, attività illecita di gestione di rifiuti speciali, omissione di atti d’ufficio e getto di cose pericolose. Si tratta dell’imprenditore Vincenzo Lenzo, 68 anni, di Brolo, gestore dell’impianto; del sindaco di Piraino Giancarlo Campisi, 47 anni, nella qualità di presidente del consorzio “Eco 3″, che gestisce il depuratore; del geometra Nunzio Catrini, 68 anni, di Piraino, direttore tecnico dello stesso consorzio.

I particolari della vicenda sono stati svelati ieri mattina nel corso di una conferenza stampa svoltasi al commissariato di Capo d’Orlando alla presenza del dirigente Giuliano Bruno e dell’assistente capo Santo Scaffidi. L’articolato lavoro d’indagine è stato avviato nell’agosto 2011, allorquando una prima ricognizione delle aree marine di Gliaca di Piraino e Brolo aveva confermato quanto diversi bagnanti della zona e turisti avevano lamentato in quel periodo e cioè la presenza di esalazioni ed i residui di liquami che erano il risultato ultimo e la prova tangibile di un cattivo funzionamento del sistema di depurazione dovuto ad una serie di inadempienze e modifiche dei procedimenti previsti. L’evidente inefficienza dell’impianto di depurazione è stato documentato da immersioni subacquee, rilievi video e successivi controlli sui pozzetti esterni effettuati dagli agenti del commissariato orlandino. Le presunte irregolarità sulla gestione dell’impianto sono state accertate grazie anche alla verifica effettuata senza alcun preavviso dai poliziotti, unitamente a personale dell’Arpa di Messina, all’interno dell’impianto di contrada Scinà. I risultati delle indagini condotte hanno evidenziato l’eccessivo accumulo di fanghi e sabbie all’interno delle vasche dovuto alla mancata estrazione e smaltimento degli stessi sin dal marzo precedente. Infatti, come ha spiegato l’assistente capo Scaffidi, le vasche di decantazione, ormai colme, riversavano i pericolosi fanghi nelle acque depurate contaminandole nuovamente.

Inoltre, il sistema di disinfezione che avrebbe dovuto permettere l’abbattimento della carica batterica e lo smaltimento dei fanghi prodotti in precedenza, non era funzionante. Le analisi dell’Arpa hanno dimostrato che i liquami scaricati dall’impianto di depurazione raggiungevano valori 720 volte superiori ai limiti di legge, provocando gravi danni ambientali ed elevati rischi per l’igiene e la salute pubblica. I controlli previsti erano abilmente superati ed elusi grazie all’impiego di una condotta secondaria che bypassava il percorso ufficiale e scaricava illecitamente altrove le acque torbide e maleodoranti. La cattiva e fraudolenta gestione dell’impianto consentiva un evidente risparmio sui costi finali. Gli accertamenti effettuati in ambiente marino hanno altresì rivelato che la condotta principale ha una lunghezza inferiore di 100 metri rispetto a quanto previsto. Inoltre, la stessa risulta priva dei previsti diffusori e lo scarico è piegato ed orientato verso la superficie.

In merito alla vicenda il sindaco di Piraino ha diffuso una nota. «Ho ricevuto la notifica di un provvedimento di sequestro avente ad oggetto il depuratore consortile dei comuni di Piraino, Brolo e S.Angelo di Brolo – scrive Campisi – Dal testo dell’atto ho scoperto di essere indagato perché avrei omesso di verificare senza ritardo e per motivi di igiene e sanità la regolare gestione dell’impianto. In ordine alla contestazione che mi si muove mi rimetto alle decisioni della magistratura nei confronti della quale, per mio costume, ho sempre nutrito e continuo a nutrire piena fiducia. Non posso comunque astenermi dal notare che il sequestro giunge a coronamento di un procedimento d’indagine che si trascina da tempo e nel quale gli inquirenti e gli organi tecnici ausiliari hanno operato valutazioni ed apprezzamenti che non condivido e che confido di poter prontamente confutare. Mi rammarica il fatto che sin da quando ho cominciato a risolvere l’annosa vicenda della depurazione dei liquami ho avuto noie. Forse in Sicilia per risolvere i problemi occorre esporsi ad addebiti di responsabilità non proprie. Per concludere –chiude Campisi – rivendico con orgoglio il buon funzionamento dell’impianto oggetto di indagine ed, anzi, auspico e mi auguro che i depuratori in Sicilia siano tutti e funzionino tutti come quello sequestrato». Giuseppe Lazzaro - GDS

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