Mimetici, molto mimetici. Tanto da nascondersi dentro le righe del prossimo bilancio della Difesa. Tra i tanti programmi militari prossimi al varo, uno spicca in modo particolare. Si tratta del progetto per il nuovo semovente pesante dell’Esercito: un supercannone da 155 millimetri che si muoverà su ruote motrici.
Il primo prototipo del mezzo blindato, progettato da una joint venture che unisce Iveco - ossia Fiat - e Oto Melara - ossia Finmeccanica - è sfilato a sorpresa sui Fori Imperiali durante la parata per la festa della Repubblica.
Il veicolo sperimentale mostra una torretta automatizzata d’ultima generazione installata per i test sullo scafo di una “vecchia” autoblindo Centauro a otto ruoto motrici. Ma la versione definitiva utilizzerà anche uno scafo modernissimo, derivato dai mezzi Freccia appena schierati dalle Forze Armate in Afghanistan. Il prototipo sembra frutto di un’iniziativa della Oto Melara, anziosa di tornare sul mercato delle artiglierie pesanti. E la nuova iniziativa è stata accolta con entusiasmo dai generali, che l’hanno inserita tra i programmi da finanziare nel prossimo bilancio.
I primi fondi destinati alla realizzazione del semovente a lungo raggio - stando a quanto risulta a “l’Espresso” sono stati mimetizzati nello stanziamento urgente per l’acquisto dei veicoli corazzati richiesti per la missione afghana. Dopo le sanguinose imboscate dei talebani con trappole esplosive, si è deciso di affidare a una “testuggine” di mezzi speciali il compito di aprire la strada ai convogli dei nostri soldati. Un’esigenza concreta per ridurre i rischi e le perdite di vite umane, che sarebbe stata sfruttata anche per far avanzare in sordina il “supercannone” nelle strade nelle manovre finanziarie. Il problema è che l’Esercito ha appena finito di acquistare 70 “supercannoni” della stessa potenza, pagati a caro prezzo e considerati i migliori al mondo. Sono semoventi cingolati Pzh 2000, progettati in Germania e costruiti su licenza dalla stessa Oto Melara.
I Pzh hanno un’arma dello stesso calibro, con un sistema di caricamento automatico e apparati elettronici avanzatissimi. E sono costati poco meno di mezzo miliardo di euro. Ma questi panzer usano lo scafo dei carri armati Leopard: molto resistenti, ma troppo pesanti per gli scenari di guerriglia che i nostri militari affrontano in Afghanistan. In nessuna delle missioni estere condotte finora il possente Pzh è mai stato schierato: i gioielli balistici sono rimasti nelle caserme e si fatica anche a trovare il carburante per le esercitazioni, visti i consumi assetati dei motori. Ed ecco l’idea di affiancarli a qualcosa di altrettanto micidiale ma più leggero, che si muova su ruote e non su cingoli, in grado di essere trasferito via aereo dovunque. Una valutazione militare forse sensata, ma che appare assurda alla luce della situazione di tagli imposti a tutto il Paese dal governo Monti.
Il bilancio della Difesa concepito in vista del nuovo anno invece sembra tirare dritto incurante della drammatica condizione delle casse statali. Si continua a progettare un’armata da grande potenza, commissionando apparati costosissimi destinati a conflitti planetari che - fortunamente - non appaiono all’orizzonte. Il caso più clamoroso è quello dei cacciabombardieri F35, avanzatissimi e carissimi, che si vuole acquistare in 131 esemplari: una flotta aerea da guerra mondiale, che non servirà mai all’Italia.
Il piano ha una spesa globale per i contribuenti di 15 miliardi di euro. Tutti gli Stati maggiori ritengono che questo aereo sia indispensabile per il futuro della nostra Aeronautica ma anche tra i generali comincia a farsi largo l’idea che il numero sia sia esagerato: si ipotizza di proseguire nel programma, ridimensionando le quantità. Ma adesso dalle bozze dei nuovi acquisti spunta la canna minacciosa del nuovo semovente, che forse darà fiato agli stabilimenti dell’Oto Melara ma di sicuro appare come un doppione a caro prezzo per le tasche dei cittadini. Anzi, forse in questo caso i vertici della Difesa potrebbero fare autocritica e ammettere che l’acquisto dei semoventi Pzh 2000 appena entrati in servizio sia stato sbagliato o quanto meno riconoscere che il mondo è cambiato e quei superPanzer non serviranno mai. Si tratta di mezzi moderni, molto ambiti dagli sceicchi arabi che sarebbero lieti di comprarli anche di seconda mano. Se l’Italia decidesse di liberarsene, potrebbe recuperare buona parte del mezzo miliardo speso: quattrini che potrebbero essere impiegati dal governo in modo molto più proficuo. GIANLUCA DI FEO - ESPRESSO
Nessun commento:
Posta un commento