TAORMINA - Il commissario straordinario dell'Asp 5 di Messina Francesco Poli è stato in visita questa mattina per oltre due ore, all'ospedale San Vincenzo. Da settimane si rincorrono infatti le voci di un possibile declassamento dei reparti di oncologia chirurgica e medica, ma nessun dato ufficiale è emerso. Almeno per il momento.
Intanto le associazioni si sono mobilitate nei giorni scorsi in difesa del presidio di contrada Sirina, diventato da anni un polo di eccellenza nella cura delle neoplestie. E oggi la visita di Poli che dovrà decidere sul destino del San Vincenzo. Anche il Nursind, il sindacato degli infermieri, ha inviato, tramite il segretario provinciale Domenico Rotella una nota che riceviamo e pubblichiamo integralmente.
Nel documento oltre all'apprensione per la possibile chiusura dei reparti oncologici, il Nursind evidenzia i sacrifici profusi dalla categoria degli infermieri e la mancanza di risorse per gran parte dei reparti del presidio ospedaliero. "Destano grandi preoccupazioni tra gli infermieri dell’ ospedale di Taormina le recenti decisioni del commissario straordinario dell’ Asp messinese riguardanti il ridimensionamento e diversificazione dell’ ospedale provinciale messinese. Ciò anche alla luce degli infiniti sacrifici profusi in passato dalla Categoria per far diventare il “S.Vincenzo” quello che adesso rappresenta: un punto di riferimento assoluto in tutto il comprensorio per la diagnosi ed il trattamento della patologia neoplastica.
Esso, infatti ha raggiunto livelli di alta specializzazione. E ciò è un dato ormai ampiamente confermato. Ciò - si legge nel documento - senza trascurare la cura delle altre patologie. Gli infermieri rivendicano, quindi, un ruolo di primo piano nella riuscita degli obiettivi raggiunti. A fronte di una produttività iniqua e mortificante (se paragonata agli indicatori di efficacia, efficienza, economicità, fabbisogno ed appropriatezza realmente soddisfatti, allla mancanza di personale, farmaci e presidi), unita ad una imbarazzante vetustà di alcune strutture, e sicuramento non quelle ad indirizzo oncologico, non si spiegano come la formalizzazione del Dipartimento Oncologico all’interno del Presidio – effettuato in un recente passato - possa essere, adesso, disconfermato in maniera così repentina ed inusitata. Dopo aver speso così tanti soldi. Il problema, - si legge ancora nella nota - non è il tanto paventato “depotenziamento”, ma la “totale inversione di rotta” rispetto a quanto credevamo di perseguire fino a qualche mese addietro. Carenze di organico, scarsa gratificazione economica e professionale, carenza di formazione specifica, evidentemente non hanno fatto mancare – comunque- la partecipazione degli infermieri al “progetto Taormina”. Ciò in tutte le Unità Operative: chi scrive ha “creato” (consapevolmente demansionandosi) l’Ematologia a Taormina spostando mobili, apparecchiature e scrivanie, per poi lottare per riuscire ad avere – ed ottenere- spogliatoi a norma di Legge e sicurezza per gli operatori dello stesso Reparto e per l’intero Presidio. Da sottolineare - continua il Nursind - anche il nostro impegno nella messa in sicurezza della preparazione dei farmaci chemioterapici (nasce così l’Unità di preparazione Farmaci Antiblastici), costata all’ Azienda – ed ai contribuenti- molte migliaia di euro.
Restiamo basiti, quindi, rispetto al mancato e paventato mantenimento e rafforzamento di quanto già esistente. Alcuni segnali sono senz’altro stati incoraggianti, come la stabilizzazione del personale infermieristico o la ristrutturazione delle sale operatorie, ma troppi altri punti cardine devono essere soluzionati al fine di continuare a mantenere i migliori standard della sanità. A fronte di ciò, però, notiamo criticità rispetto della alla esternalizzazione dei Servizi, che ha prestato il fianco (alla faccia delle prerogative sindacali…) all’anomalo strapotere dei rappresentanti sindacali che non partecipano direttamente all’ Assistenza alla Persona malata. Niente in contrario, - sottolinea il sindacato degli infermieri - all’ espandersi delle attività della Cardiochirurgia Pediatrica del Mediterraneo, che sappiamo lavora secondo linee guida e protocolli tutelanti la nostra professione, gratificando il personale che rappresentiamo.
Meno ci tranquillizzano, però, strani orari di lavoro e ridotte garanzie: nonché la possibile quantizzazione del rischio che non è e non sarà ammessa. E neanche la “temporaneità” delle risorse economiche e strutturali investite, che Palermo rivendica con sempre maggiore insistenza. Del resto, poteva essere meglio trasmessa all’opinione pubblica – ed ai Sindacati - la realizzazione del CCPM. Così come siamo stati costretti - con vergogna - a condividere le “Indagini su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”… effettuate da Sudpress… di qualche mese addietro. Ed in atto appare stupefacente il modus nel quale tutto ciò sta avvenendo: una lenta, silenziosa e sistematica riduzione delle risorse a tutte le altre UU.OO. del presidio. Quasi una lenta eutanasia… - si legge nella nota - quasi volendo far diventare il CCPM una cattedrale nel deserto. Più volte ci siamo trovati a segnalare le condizioni a dir poco “precarie” della rianimazione di Taormina. Ma non solo: un Servizio chiave per i pazienti oncologici come il reparto di Anatomia patologica necessita oggi di maggiori attenzioni, in primo luogo con un aggiornamento tecnologico della strumentazione . In assenza - continua il documento- dell’arrivo di risorse in tempi celeri, si rischia un preoccupante allungamento delle liste d’attesa. Così come chiediamo la piena applicazione del Decreto Assessoriale del febbraio 2011 che riconosce nel nostro Presidio Ospedaliero uno dei due centri di eccellenza in Sicilia (l’altro è a Palermo) quale Centro di Terapia antalgica; gli operatori si spendono senza risparmio (anche sottraendo risorse umane ed economiche al Servizio principale – la rianimazione-al fine del mantenimento attivo del servizio, ma è indubbio come bisogna investire di più in risorse e personale in tutti e due i Servizi. Per non parlare delle costanti segnalazioni che siamo stati, in questi anni, obbligati a fare per la Sala Operatoria. Il nostro Presidio ospedaliero - conclude il sindacato - deve definirsi pienamente un “Ospedale senza dolore”, non nei vuoti proclami diffusi alla Stampa, ma nella realtà dei fatti”. (Tele90)
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