Non si può chiudere tutto qui. È necessario andare avanti con le indagini. E tra le pieghe dell’inchiesta sul cemento “impoverito” dei fratelli Pellegrino, ma anche sulle compiacenze istituzionali e sulle mazzette che alcuni appartenenti alle forze dell’ordine forse intascavano, c’è adesso il provvedimento del gip Maria Vemiglio, che ha rigettato la richiesta d’archiviazione del secondo troncone depositata tempo addietro, era il luglio del 2009, dalla Distrettuale antimafia. Sciogliendo la riserva assunta nel dicembre dello scorso anno il gip Vermiglio ha rimandato gli atti al sostituto della Dda Angelo Cavallo e al collega Fabio D’Anna, chiedendo che si facciano nuove indagini su tre punti specifici, anche «alla luce delle intercettazioni in atti».
Ecco quali: individuare ed escutere a sommarie informazioni i soggetti pubblici e privati che hanno avuto rapporti commerciali con le imprese riconducibili ai fratelli Pellegrino negli anni in contestazione; acquisire la documentazione riguardante le forniture o gli appalti aggiudicati negli anni in contestazione dalle imprese dei fratelli Pellegrino; accertare i rapporti tra le imprese dei Pellegrino e le società facenti parte del RTI (sarebbe il raggruppamento temporaneo di imprese, n.d.r.) che hanno avuto in affidamento l’appalto per la costruzione dell’approdo di Tremestieri.
La monumentale informativa della Dia denominata “Lux”, un’indagine depositata in Procura nell’ormai lontano 2004, oltre al capitolo che riguarda i fratelli Pellegrino si occupava anche di altri fatti, compresi rapporti e collusioni tra pezzi dello Stato e esponenti mafiosi o della criminalità organizzata. Tornando all’oggi questo troncone ancora in piedi per il quale la Procura aveva richiesto l’archiviazione ritenendo comunque non sussistenti le accuse, vede iscritte ancora formalmente nel registro degli indagati diciannove persone, mettendo insieme mafiosi e colletti bianchi: Nicola Pellegrino, Giuseppe Pellegrino, Domenico Pellegrino, Rosario Scopelliti, Giacomo Spartà, Francesca De Luca, Diego De Domenico, Antonino Sturniolo, Mario Pizzino, Antonio Galipò, Cataldo Emma, Angelo Costa, Teresa Scopelliti, Teresa Costantino, Antonio Costa, Santi Repici, Giuseppe Ventaglio, Giacomo Crisafulli e Antonio Giannetto. Per altro verso nel dicembre scorso a chiusura dell’incidente probatorio sul troncone principale dell’inchiesta, quello incentrato anche sulle verifiche delle opere pubbliche per il cemento “impoverito”, il gip Walter Ignazitto aveva scritto chiaro e tondo che «… sono già emersi dagli atti profili di eventuale responsabilità penale in ordine a soggetti diversi dagli indagati».
Anche lui aveva quindi trasmesso gli atti nuovamente alla Procura proprio per questo aspetto specifico. Le uniche verifiche statiche e tecniche effettuate hanno riguardato i muraglioni di contenimento dei torrenti San Filippo a Messina e Nisi a Fiumedinisi, e poi il cimitero di Guidomandri. Gli stessi esperti hanno affermato infatti che tutto si poteva chiudere con questi accertamenti, escludendo gli altri previsti.
NUCCIO ANSELMO - GDS
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