A volte non c’è bisogno di complicati affreschi per descrivere un’epoca. Così è stata la stessa Mediaset a comporre uno straordinario ritratto del berlusconismo, condensato in poche righe. Una miniatura verbale in cui c’è tutto: il Cavaliere infingardo e Bossi, la politica fatta a colpi di slogan e di media, tutto il grottesco e il vacuo e l’infame a cui abbiamo assistito e che ha portato il Paese a perdere sovranità e democrazia.
E costituisce anche un ritratto perfetto della trasmissione che è stata carne e sangue del regime, quella Striscia la Notizia che ha fatto del moralismo spicciolo il lenzuolo sotto il quale coprire l’immoralismo di Stato e della politica.
Questo capolavoro di sintesi e di penetrazione ermeneutica è venuta fuori in una circostanza bizzarra e paradossale: la causa intentata a Mediaset da un americano per aver copiato da una sua maschera il Gabibbo (già manco quello è originale). In una memoria, quanto mai ad orologeria, vista la palude di vergogna in cui è incappato il padre padrone della Lega, Mediaset sostiene che ” Il Gabibbo, nato all’epoca degli esternatori, è un vero e proprio personaggio che rappresenta il populismo catodico. Significa che in Tv qualunque banale pupazzo, se bercia o arringa moraleggiando, può ottenere il massimo della credibilità e popolarità”.
Ma adesso quel tempo sembra già lontanissimo. Oggi è tutto diverso: si può avere credibilità anche senza berciare, basta solamente essere pupazzi.
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