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mercoledì 30 maggio 2012

L’INCHIESTA DI CENTONOVE - MESSINA, SANITA’ PRIVATA: SANTA RITA SULLA CROCE. L’AZIENDA SANITARIA 5 SOSPENDE L’ATTIVITA’ DELLA CASA DI CURA PRIVATA DI GIOVANNI PIZZO E GRAZIA ROMANO

MESSINA - ‘Non abbiamo i soldi per comprare i farmaci necessari per curare i pazienti. Dimettiamo gli ultimi ricoverati ma chiediamo che rimanga aperta l’attività ambulatoriale per gli esterni”. La nota l’hanno inviata l’amministratore unico, Giovanni Pizzo, e il direttore sanitario Antonino Arcoraci, della casa di cura Santa Rita di Messina, ai vertici dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina. Francesco Poli, il commissario straordinario, quando l’ha letta ha strabuzzato gli occhi. ln via Colapesce al centro della città, dove è ubicata la clinica, ha subito inviato il direttore del Dipartimento di Spedalità privata, Giuliana Fazio. Dopo una breve un’ispezione la dirigente ha disposto la sospensione di tutta l’attività sanitaria, anche di quella che i vertici della struttura avevano chiesto rimanesse aperta. I funzionari dell’azienda sanitaria hanno vigilato sul trasferimento nelle altre casa di cura private di 9 degli ultimi pazienti trovati in corsia. La chiusura, di fatto, della casa di cura, che contava 64 dipendenti, è il segno più evidente di una crisi economica e finanziaria che ha investito il gruppo capeggiato da Giovanni Pizzo, palermitano trapiantato a Messina, e Grazia Romano. Da tempo i dipendenti e fornitori lamentavano ritardi nel pagamento degli stipendi di 7 o 8 mesi. ll tracollo del gruppo, che agli inizi del duemila contava cooperative che lavorano nel settore dei servizi sociali, della riabilitazione, e vari ambulatori privati, non si è fermata nonostante due anni fa, Romano e Pizzo abbiano venduto al gruppo Giomi, titolare a Messina del l’lstituto Ortopedico Meditenaneo, il gioiello del gruppo: “Villa Cappellanl, casa di cura con 6 milioni di budget annui, lievitati sino a 8 milioni dalle prestazioni a centinaia di pazienti provenienti dalla vicina Calabria.

LE DUE VERITA’ - Giovanni Pizzo se la prende con l’Azienda sanitaria 5: “Non solo ci devono un milione mila euro di arretrato per il 2012, ma ci hanno trattenuto ingiustamente somme di denaro quantificabili in un milione e mezzo di euro. ln tutto fanno 2 milioni e mezzo, la cui mancanza ci ha messo in ginocchio”. ll manager Francesco Poli, ribatte: “Non è assolutamente vero, I ritardi nei pagamenti sono quelli ordinari che riguardano tutti i fornitori. Quanto alle somme trattenute si tratta denaro che l’Asp aveva pagato ad una società di factoring per un credito che poi si è rivelato inferiore a quello vantato dalla clinica. ll recupero era dovuto”.




IL PASTICCIO - Ma perchè I’Asp 5 è stata costretta a chiedere indietro dei soldi alla Santa Rita? ln sintesi, e fuori da tecnicismi, agli inizi del 2008, quando a capo dell’azienda 5 c’era Salvatore Furnari (il direttore amministrativo era Francesco Colavita, e il capo del settore Economico Finanziario, Tiziana Ciuci), la casa di cura Santa Rita aveva ceduto il credito atteso (e quindi futuro) del 2008, quantificato in quasi 4 milioni di euro (ovvero il budget che la casa di cura aveva avuto l’anno prima) a lfitalia Spa. La società di Bnl aveva anticipato l’intero importo del credito nelle casse dell’azienda di Giovanni Pizzo ma a fine anno il budget della Santa Rita fu tagliato di un milione e mezzo di euro. Tuttavia l’Asp 5, a sua volta volta, ha pagato l’intero credito a lfitalia. Successivamente ha iniziato a recuperare le somma pagata e non dovuta non a lfitalia, matrattenendo somme che doveva a pagare alla Santa Rita. Giovanni Pizzo afferma: “Ho ceduto il credito pro soluto. ll credito era stato certificato dai funzionari dellAsp 5. Ogni problema lo dovevano risolvere Asp e lfitalia”. Ma si poteva asseverare un credito futuro, dichiarandolo certo nell’entità? “Non so se è stato frutto di un errore o di altro. Nè voglio saperlo. Non posso inseguire e controllare ex post l’operato di precedenti manager”, risponde Francesco Poli. (I nuovi manager proteggono le spalle ai precedenti... ndr)

CONTENZIOSI IN CORSO - Al di là dei rapporti controversi con l’azienda sanitaria le difficoltà del gruppo sono state rese evidenti dalla decisione dei proprietari di presentare al Tribunale una proposta di concordato preventivo della holding. Sul valore dell’azienda incombono vari contenziosi da milioni di euro. ll Gruppo Giomi della famiglia Miraglia che aveva acquistato la casa di Cura Cappellani per oltre 11 milioni di euro ha sospeso il pagarnento di una tranche da 4 milioni di euro quando ha scoperto che i dati di bilancio rappresentati non corrispondevano a quelli reali. Giovanni Pizzo e Grazia Romano hanno invece fatto causa ai proprietari della casa di cura Santa Rita che hanno in realtà in affitto. MICHELE SCHINELLA - CENTONOVE DEL 25-05-12

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