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mercoledì 21 novembre 2012

La corruzione è salva: per legge

Licia Satirico per il Simplicissimus
Corruzione, concussione, prescrizione, abolizione, estinzione e cassazione. Questa, in estrema sintesi, la vicenda della legge anticorruzione: il Grande Balzo in Avanti chiesto dall’Europa, approvato da una maggioranza parlamentare quasi bulgara. Prima di occuparsi dei lacrimogeni filanti di via Arenula, il ministro Severino ha duramente bacchettato i grilli parlanti ostili al nuovo testo, incapaci di comprendere che la politica è mediazione, compromesso, diplomazia. Già il Csm, in un parere titubante ritrattato dal vicepresidente Vietti, aveva manifestato sensibili preoccupazioni prima del varo definitivo della riforma. Inascoltate pure le riserve (indiane?) dell’Associazione nazionale magistrati.
Ma anche la Cassazione, a quanto pare, è piena di ortotteri parlanti: l’ufficio studi del Palazzaccio, in un duro documento di ventuno pagine, ha stroncato la nuova legge in modo dettagliatissimo. Non si salva la corruzione tra privati, il cui accertamento sarà «a dir poco problematico», e nemmeno il disorientante traffico di influenze illecite: la nuova, farraginosa previsione, mentre non sanziona alcuni tra i comportamenti illeciti più ricorrenti di mediazione corruttiva, punisce invece condotte del tutto lecite in altri Paesi europei. Come prevedibile, però, le riserve più consistenti si concentrano sullo smembramento insensato del delitto di concussione. Il più grave tra i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione è stato, infatti, scisso in due fattispecie distinte, separate anche da un «inspiegabile distacco topografico».

La concussione per costrizione, riferita ora esclusivamente al pubblico ufficiale e non più all’incaricato di un pubblico servizio, continua ad essere disciplinata dall’articolo 317 del codice penale con un minimo edittale di pena aumentato da quattro a sei anni: è ormai un’estorsione commessa dal pubblico ufficiale, di difficilissimo riscontro empirico-criminoso. L’induzione indebita a dare o promettere utilità è stata invece ricollocata nell’inedito articolo 319 quater, subito dopo la corruzione in atti giudiziari. Non si tratta più di concussione, in effetti, ma di un’ipotesi di corruzione minore con trattamento sanzionatorio light: la pena minima è ora di tre anni, mentre la massima è scesa da dodici a otto anni.



La Cassazione è un grillo parlante autorevole e può permettersi di dire – senza passare per disfattista – che la scelta legislativa, pur essendo in linea con le istanze internazionali, crea infiniti dubbi interpretativi e di avvicendamento normativo, non ponendosi affatto in posizione di continuità rispetto alla disciplina previgente (come invece sostenuto dalla Guardasigilli). Il pasticcio è complesso e ambiguo: la prescrizione e la derubricazione di alcune incriminazioni incideranno pesantemente sui processi in corso, caducandone più della metà. Tanti saranno i beneficiari illustri, segnalati da svariati grilli parlanti della carta stampata: Lucignoli lenonici come Berlusconi, ma anche Penati, Papa, Mastella, Del Turco e via depenalizzando.
Superati tra molti anni i problemi di diritto transitorio, resteranno quelli derivanti dalla presenza di tre fattispecie diverse e simili – corruzione, concussione e indebita induzione – punite tra loro in modo del tutto eterogeneo. Riuscirà la Cassazione a contenere i danni? E a quale prezzo?

La nuova legge non si distingue solo per ciò che non contiene, ma soprattutto per ciò che prevede. La ministra ha assicurato che tornerà a occuparsi della corruzione, del falso in bilancio, del voto di scambio e dell’autoriciclaggio: la legge, a quanto pare, non può essere eccessivamente dispersiva, specie quando si tratta di cancellare le tracce del diritto penale di Arcore. Altri tempi verranno, forse: altri parlamenti meno pullulanti di indagati, altri ministri meno avvocati, altri tecnici meno tecnici. Per il momento, speriamo solo che la Guardasigilli si dimentichi di occuparsi della concussione. La stessa cosa avverrà, grazie a lei, in molte aule giudiziarie.

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