Rassegna stampa (news selezionate da staff saluteme.it) di salute e ambiente in Sicilia
sabato 15 dicembre 2012
Sicilia, cimitero privè per anime ricche
Licia Satirico per il Simplicissimus
In tempi di crisi il confine tra vivi e morti si affievolisce, con due conseguenze paradossali: i vivi sono ossessionati dall’idea della morte e i morti sono costretti a subire le ossessioni dei vivi, senza potersene liberare. Accade nella terra di Pirandello, ma potrebbe accadere ovunque. Accade che un imprenditore, Salvatore D’Anna, realizzi il nuovo cimitero di Piano Gatta ad Agrigento e lo promuova con uno spot in cui l’estrema dimora, “graziosissima”, è descritta come tranquilla e accogliente, assolata e panoramica, con ampi e comodi viali convergenti su una piazza circolare. Il luogo ameno è raggiungibile da tutte le strade, con diverse tipologie di loculi. Il prezzo-comitiva è competitivo: otto posti a partire da 21.000 euro per novantanove anni. Non uno di più, beninteso: perché anche la morte è a suo modo precaria.
D’Anna informa che i lavori vanno avanti “con la massima celerità”. Mentre predisponiamo opportuni scongiuri per rinviare la conoscenza diretta di questo trapasso privatizzato, appaltato e prenotato a costi da profezia Maya, apprendiamo dall’edizione palermitana di Repubblica che le novità cimiteriali sono appena iniziate: l’organizzatore di eventi agrigentino Mario Pardo, 56 anni, è stato nominato direttore artistico dei loculi sorridenti. La figura dell’animatore tombale ha suscitato, nella stampa locale, qualche perplessità. L’interessato ammette che la nuova professione è atipica e forse impropria, e tuttavia non demorde: «il cimitero potrebbe ospitare manifestazioni culturali, come concerti di musica sacra o esposizioni di presepi artistici. Si tratta, comunque, di una struttura che può conquistare una sua centralità nella cultura cittadina».
La Sicilia non è nuova a suggestioni letterarie influenzate dal tema della morte. Qui il culto dei morti è così radicato da aver generato luoghi come le Catacombe dei Cappuccini, in cui le mummie sono composte, vestite e suddivise in una surreale replica, meravigliosa e terribile, della vita terrena: un luogo straordinario che oggi rischia di scomparire per incuria, nonostante l’allarme lanciato dal conservatore scientifico e dall’impotente Soprintendenza ai beni culturali.
Il fatto sconvolgente è che la privatizzazione della nostra vita invade adesso anche il territorio della morte, rendendolo grottesco. Nulla può più essere come prima: la morte privata sarà come la scuola privata e la sanità privata, e forse anche come le carceri private. Sarà un luogo di privilegio per chi, pur essendo morto, potrà godere di loculi confortevoli e musica sacra. Gli altri possono attendere, com’è del resto accaduto proprio a Palermo: la cronaca locale riferisce di una famiglia rimasta 12 giorni col morto in casa per l’assenza di sepolture nel cimitero di Sant’Orsola, in un’intermittenza degna stavolta di Saramago.
Cosa farà il direttore artistico di un cimitero? Possiamo prevedere analoghe nomine nel campo delle cliniche private, per allietare i pazienti, o delle carceri private, per distrarre i detenuti sottratti all’attuale sovraffollamento carcerario? Certo è che immaginare un cimitero allegro o solenne, con educati posti a sedere per famiglie e orchestre di musici compunti, è ancora al di là della nostra immaginazione. Nell’epoca della spending review il dolore deve essere camuffato, dissimulato, trasformato in “cultura”. Chissà cosa ne pensa il neo-assessore ai beni culturali, distratto da figli indaffarati e centrali nucleari.
Siamo obsolete e anche un po’ ossianiche: ci piacciono i cimiteri vecchio stile, in cui nessuno è obbligato – vivo o morto che sia – a subire eventi culturali, a preoccuparsi di tombe graziosissime o vista mare senza l’incubo dei presepi non viventi. Siamo contrarie alla morte in ogni forma: spontanea, indotta, colposamente provocata dall’incuria di un medico o dalla disperazione degli stenti. Siamo contrarie alla proiezione ultraterrena delle speculazioni edilizie e della ricerca di alloggi, provvisori o perenni, adeguati al reddito. Secondo l’idealtipo antropologico-apotropaico della nostra Regione di appartenenza, speriamo tuttavia di porci il problema il più tardi possibile, lasciando disoccupati i direttori artistici di sora nostra morte corporale.
Lo spot dell’ultima dimora
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