La soglia stabilita è quella del rinvio a giudizio: nell’analisi sono stati quindi presi in considerazione solo i candidati che hanno raggiunto lo status di imputato e che non ne sono usciti assolti (la prescrizione non è stata considerata come assoluzione). Salvi, quindi, i candidati che sono «soltanto» indagati.
La fotografia scattata assegna il «primato» a due partiti, in base al metodo con cui viene effettuata la graduatoria.
Considerando Udc, Fli e Lista Monti come un unico gruppo (al Senato si presentano sotto lo stesso simbolo), il partito con il tasso più alto di candidati con guai giudiziari è il Pdl (5%), seguito a brevissima distanza dalla Lega (4,8%), con la coalizione che sostiene il Professore all’1,4% e il Pd a 0,8%.
Massima pulizia (secondo i parametri sopra spiegati) per gli altri partiti che dovrebbero eleggere deputati o senatori, vale a dire Sel, Rivoluzione Civile, Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia. Se andiamo invece a separare i tre partiti del centro, emerge chiaramente come gli unici candidati «con macchia» della coalizione siano tutti dell’Udc: vale a dire il 7,7% di quelli che saranno eletti in Parlamento. (Speciale elezioni su La Stampa)
In queste ore è emerso un candidato inquisito di Rivoluzione Civile (Rifondazione Comunista in Friuli - non rientra nei parametri di cui sopra) Ingroia ormai non può fare niente, ma ha chiesto che il candidato prenda l'impegno di dimettersi immediatamente dopo l'elezione.
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