Luigi Leva e Anita Carbonaro, genitori della piccola Laura, morta al policlinico di Messina a soli 12 giorni dalla nascita, sul cui decesso la Procura ha aperto un’inchiesta, scrivono al Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario, alla Camera dei Deputati, al Ministro della Salute, all’assessore della Salute della Regione Sicilia, all’ Ordine dei Medici di Messina, alla direzione del Policlinico di Messina.
Ecco il testo: Siamo Luigi Leva e Anita Carbonaro, i genitori della piccola Laura, la bimba prematura morta tra il 25 ed il 26 dicembre scorso presso il Policlinico Universitario di Messina. Ci rivolgiamo principalmente ad Ella nella nutrita speranza che l’elevato organo presieduto, epressione di volontà sovrana, possa avviare quell’indagine necessaria che ad esso compete parallelamente alle indagini avviate dalla Procura di Messina.
Le scriviamo ulteriormente straziati dalle recenti dichiarazioni della direzione sanitaria del Policlinico Universitario che, protesa nella necessità di difendere l’operato proprio “ad ogni costo” ha condotto un’indagine interna che, a considerarne solo i tempi (appena un giorno dalla nostra denuncia in Procura) e le strutture interessate (solo la Neurochirugia Infantile, la Chirurgia Neonatale e Pediatrica, la Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica e non anche la U.O.S. DIP.Neonatologia, l’ U.O.C. Ostetricia e Ginecologia e l’ U.O.S. Ostetricia d’urgenza del medesimo Dipartimento Materno Infantile) si attesta dagli esiti evidentemente parziali ed ancora una volta incomprensibili.
Nessuno dubita che, come detto nel comunicato stampa, il “Policlinico – spesso sotto i riflettori perché uno dei centri che per patologie diverse accoglie i casi più gravi, spesso provenienti da tutta la Sicilia e la Calabria – continua a rappresentare di fatto il “terminale” ultimo delle situazioni più complesse, talvolta non suscettibili di guarigione”. Ma certo, come genitori, come cittadini e come cristiani non comprendiamo come mai una donna incinta all’ottavo mese ricoverata il 13 dicembre per una gravidanza complicata da ipertensione all’ultima settimana di gestazione e da diabete gestazionale trattato con dietoterapia, operata (cesareo d’urgenza) il 14 dicembre, che ha dato alla luce una bimba di 35 settimane +5 giorni con difficoltà di suzione (emersa durante la brevissima degenza), mai alimentata con latte materno e “gestita” secondo procedure operative analoghe a quelle adottate per neonati in termine, sia stata dimessa il 19 dicembre alle 13.00 circa. Nel comunicato stampa fatto immediatamente dal Policlinico Universitario di Messina non si chiarisce perché, negli undici giorni antecedenti, la bambina non sia stata sistemata nell’incubatrice, visto che era nata prematura con 35 settimane e 5 giorni ed un peso di 2,180 chilogrammi, quindi al di sotto dei 2,500 chilogrammi, per la cui condizione, generalmente, è procedura standard l’utilizzo dell’incubatrice. Nel comunicato stampa non si chiarisce perché, sebbene noi genitori siamo stati in ospedale presso U.O.S. DIP. Neonatologia i giorni: 20 dicembre alle ore 15.40 circa, 21 dicembre alle ore 9 .00 circa ed il 24 dicembre dalle 9 alle 11.15 circa, lamentando ripetutamente ed accoratamente problemi di suzione, inappetenza e letargia, siamo stati “tranquillizzati ” e indotti a ritenerci “eccessivamente ansiosi” e, quindi mandati a casa.
Perché la dr.ssa Antonella Palmara, di turno il giorno 24 mattina presso U.O.S. DIP. Neonatologia, alle ore 11.15 dello stesso giorno 24, ci ha rilasciato una prescrizione medica di visita specialistica neonatologica da effettuarsi “tranquillamente” per il 27 dicembre, quando invece, successivamente all’evento mortale, secondo il prof. Ignazio Barberi, direttore della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico, vi era un’infezione preesistente, che evidentemente aveva contratto nell’ultima fase della gravidanza esplosa in modo particolarmente virulento il 24 stesso? Ed infatti, sulla “Gazzetta del Sud”- edizione di Messina – del 27 dicembre 2012, pag.32, il prof Ignazio Barberi ha dichiarato che:” è una bimba arrivata da casa con una condizione gravissima di sofferenza, quindi abbiamo avviato immediatamente tutte le procedure diagnostiche, abbiamo rilevato a carico dell’addome una condizione di grande sofferenza (….) a livello intestinale. La causa può essere una infezione preesistente, che evidentemente aveva contratto nell’utlima fase della gravidanza verosimilmente collegata con la gestosi della mamma e che ha covato nei giorni successivi per poi esplodere in modo particolarmente virulento. Si immagini che in fase operatoria hanno dovuto resecare oltre 30 cm di intestino ed è chiaro che un intervento demolitorio di questo tipo diventa difficile da sopportare per un organismo oltretutto fortemente debilitato. Né d’altra parte c’erano altre soluzioni. Bisognava intervenire subito”.
La patologia mortale, accertata per la nostra bimba, è l’enterocolite necrotizzante (NEC), una malattia che interessa specialmente il neonato prematuro caratterizzata da una necrosi della mucosa o anche degli strati più profondi della parete intestinale. La NEC si può verificare in forma epidemica o sporadica; gli studi epidemiologici hanno evidenziato alcuni casi sporadici, associati a specifici germi (p. es., Klebsiella, Escherichia coli, stafilococchj coagulasi-negativit. Orbene, se lo stato di gestosi della madre era conosciuto e conclamato, se comunque vi era una situazione di particolare rischio infettivo per la nostra bimba prematura, anche perché la madre è risultata positiva al germe dello stafilococco, a seguito del tampone vaginale eseguito prima del parto (ritualmente acquisito in cartella); considerato, inoltre, che già recentemente si era verificato un ulteriore caso di NEC in un prematuro morto dopo circa 12 giorni senza mai essere stato dimesso; forse le procedure attuate e che attualmente continuano ad essere applicate per i prematuri (prima del parto, al momento del parto, dopo il parto e durante la degenza e nel periodo di follow-up [quest'ultimo assolutamente assente per noi]) sono inadeguate e dagli esiti pericolosi (tragicamente infausti nel nostro caso) e non in linea con il Manifesto dei diritti del bambino nato prematuro e delle prescrizioni date dall’OMS. I genitori di Laura, nella loro battaglia legale, sono assistiti dall’avvocato Daniela Chillè. (Fonte: www.enricodigiacomo.it)
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