Diciassette deputati regionali in carica tra il 2005 e 2006, compreso il governatore dell’epoca Totò Cuffaro, componenti di Giunta o della Commissione Sanità dell’Ars, sono stati condannati ieri pomeriggio dalla Corte dei Conti a risarcire l’erario per 11 milioni 882mila 862 euro. Molti dei deputati finiti sotto la lente della magistratura contabile rivestono ancora oggi un ruolo di primissimo piano nel panorama politico.
Si tratta dello “scandalo Sise”: l’assunzione in massa, in piena campagna elettorale, tra il 2005 e il 2006, di 1200 persone, perlopiù barellieri e autisti (ma anche amministrativi) arruolati nel servizio di soccorso del 118 sul territorio siciliano.
La Procura, le cui tesi non erano state accolte in prima istanza (sentenza depositata il 12 dicembre 2012), ha contestato, anche nei motivi di appello, un danno erariale di 37 milioni ai 17 parlamentari Ars. Pagheranno – non esiste giudizio di terzo grado in ambito di magistratura contabile – per quasi dodici milioni.. Un’operazione politica a fini clientelari.
Il servizio di emergenza all’epoca era gestito dalla Sise, società interamente partecipata dalla Croce Rossa Italiana, attraverso una convenzione con la Regione. Secondo la Procura della Corte dei Conti, non ci sarebbe stata in quella fase «nessuna esigenza funzionale» di potenziamento che giustificasse l’acquisto di nuove ambulanze e l’assunzione di ulteriore personale.
Inoltre, è stato accertato che sarebbe stato quasi raddoppiato il numero delle ambulanze e il conseguente aumento di personale avrebbe reso possibile l’assunzione di precari della Sise e corsisti Ciapi, l’ente di formazione al centro di un gigantesco scandalo nelle ultime settimane, per il quale il presidente Crocetta ha deciso lo scioglimento.
Ecco i nomi: l’ex presidente, attualmente detenuto a Rebibbia dove sta scontando una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione di segreto istruttorio, Totò Cuffaro; Francesco Cascio, già presidente Ars e attuale deputato a Sala d’Ercole; Antonio D’Aquino, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio, Francesco Scoma, all’epoca assessori regionali; Giuseppe Arcidiacono, Giuseppe Basile, Giancarlo Confalone, Salvatore David Costa, Nino Dina, Santi Formica e Angelo Moschetto, tutti nella qualità di componenti la Commissione Ars.
Michele Cimino, Fabio Granata, Carmelo Lo Monte e Innocenzo Lentini, nella qualità di assessori, sono stati condannati invece a risarcire 598 mila 612,38 euro ciascuno.
(da Gazzetta del Sud)
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