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venerdì 24 maggio 2013

CITTADELLA FIERISTICA: SOTTO IL MAQUILLAGE… e prima c’era Garofalo


Abbiamo visto accompagnare questa timida riapertura della cittadella fieristica, per esempio sulle pagine della gazzetta del sud, da un armamentario retorico sensazionalistico: “riapre la fiera, finalmente sarà restituita ai cittadini grazie alla nuova, febbrile, determinazione dell’autorità portuale e del suo Presidente De Simone.”
Ma le cose stanno davvero così?
Davvero ci si illude che sia sufficiente ospitare qualche festival del fitness, una maratona e una festa della birra per sanare la ferita subita dai cittadini messinesi (privati del lungomare, del teatro chiuso per vent’anni e oggi murato vivo, di un’area bellissima che dovrebbe essere restituita sul serio e non per finta alla collettività)?
Noi che abbiamo per mesi attraversato questi spazi e ce ne siamo presi cura, aprendoli in concreto alla ricchezza e alla creatività della società, li immaginiamo realmente valorizzabili nel rispetto della loro vocazione intrinseca.Come Chalet e lungomare, la cittadella fieristica era infatti un patrimonio collettivo, uno spazio di socialità e cultura: non un non-luogo adatto solo ad ospitare le scorribande speculative di privati/privanti della ricchezza collettiva.

Perché “valorizzare il lungomare” dovrebbe coincidere con la realizzazione di un porticciolo per gli yacht dei ricchi? e non invece con un utilizzo in grado di riempire non le solite tasche ma le pupille, il cuore e la testa di tutti – di bellezza, ricchezza e cultura e non di profitti?

Noi vorremmo che i padiglioni fossero destinati ad attività culturali e sociali al di fuori dalle logiche di mercato legate al profitto (per esempio: biblioteca e videoteca aperte 24 ore su 24, open space autogestito da artisti, spazio per attività fisiche, sala danza, sala registrazione, sala prova, asilo in co-sitting, spazio per artisti e artigiani in co-working, attività di inclusione sociale, centri di formazione a più livelli, laboratori di scenografia, centri di produzione audiovisiva, museo popolare, auditorium, urban space curato da studenti e ricercatori universitari, etc..) e  che lo spazio esterno venisse bonificato dall’abusivismo edilizio e restituito alla libera fruizione dei cittadini, con un piano di conversione ecosostenibile.
Loro stanno disegnando uno scenario totalmente diverso.

Ma non riusciranno ad ubriacarci con una festa della birra: sotto l’odierno maquillage (riuscito solo parzialmente, dal momento che è possibile vedere in quale stato di abbandono versino ancora molti padiglioni) sappiamo riconoscere il volto di interessi privatistici. Per questo continueremo a porre domande scomode, a non tacere.



SCHEDA         
CHI E’ L’AUTORITA’ PORTUALE
- L’Autorità Portuale di Messina è l’ente concessionario dell’area fieristica da quando è stato istituito con la legge 84 del 1994. Ha un capitale di 72 milioni di euro (grazie anche agli oneri concessori pagati dagli enti e dal Comune per usufruire degli spazi di cui l’A. P. è titolare). Malgrado le ingen­ti risorse economiche di cui dispone, ha lasciato per vent’anni la cittadella fieristica in uno stato di incuria e il teatro in fiera in totale abbandono; ha dimostrato la sua totale inadeguatezza sottraendo alla collettività uno dei luoghi fondamentali per lo sviluppo sociale, culturale ed economico dell’intera città.
-        Alla fine del 2012 l’A.P. ha istituito una commissione con­sultiva finalizzata all’individuazione delle linee guida per la de­finizione del bando di gara per l’affidamento in concessione demaniale marittima dell’area fieristica a un soggetto a cui venga affidata la gestione dell’area della Cittadella fieristica e i lavori di riqualificazione.
-        La commissione è composta da rappresentanti di istituzioni (provincia, comune, regione, soprintendenza) e da privati(rapp. Comitato Portuale, rapp. Armatori, rapp. Spedi­zionieri, rapp. Imprenditori, rapp. Lavoratori Portuali, etc. tra questi privati vi sono Franza e Blandina: sono chiari i conflitti d’interesse).
-L’Autorità Portuale insiste sull’ ”imprescindibile” vocazione turistica dell’area della cittadella fieristica, con particolare at­tenzione all’affaccio a mare. Ritiene che il waterfront debba essere rivitalizzato attraverso attività di crocierismo e diporti­smo.   La vocazione dell’area sarebbe turistica e ludica. Se­condo gli ultimi studi di fattibilità i padiglioni sarebbero adibiti ad usi commerciali e uffici eccetto il teatro e l’acquario.
-        L’Autorità Portuale intende predisporre un bando rivolto ad un unico soggetto privato al quale affidare in concessione l’intera area fieristica,  magari tramite i “soliti”project financing (strumenti già utilizzati per favorire poche e potentissime im­prese, come nel caso del Ponte sullo Stretto). Le linee guida di tale bando risultano inadeguate ad arginare il rischio di una deriva speculativa, dal momento che non si prevedono vincoli stringenti al dispiegarsi di interessi di pochi.
- Sostenibilità finanziaria per l’autorità portuale: “Con l’espressione  sostenibilità finanziaria  si intende fare riferimento alla capacità del progetto di generare flussi monetari sufficienti a garantire il rimborso dei finanziamenti oltre ad una adeguata redditività per gli azionisti”.
(Nello studio di fattibilità si parla di introiti ricavati da affitti e vendita di posti barca per maxi yacht, biglietti da minimo 10 euro per la visita all’acquario, biglietti per il parcheggio inter­no, locazione uffici e padiglioni per uso commerciale,  affitto a terzi del teatro e del ristorante.)
- Per quanto riguarda il teatro in fiera, l’A. P.intende spen­dere quasi 4 milioni di euro per finanziare il progetto vincitore dell’ultimo concorso per idee (risalente al 2008).
La capienza del teatro verrebbe drasticamente ridotta, per fare posto a un monumentale palazzo di vetro con rilevanti difetti strutturali. (nuovosoldo)

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