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martedì 17 settembre 2013

GENOVESE, RINALDI, MOGLI & AMICI

di Antonio Mazzeo (i SicilianiGiovani)

Non usano mezze misure gli inquirenti della Procura della Repubblica di Messina che indagano sulla fittissima rete parentale, amicale e clientelare sviluppatasi grazie al business dei corsi di formazione gestiti dagli enti vicini all’on. Francantonio Genovese, parlamentare Pd della Sicilia orientale. Figlio dell’ex senatore Dc Luigi Genovese e nipote dell’otto volte ministro Antonino Gullotti, Francantonio Genovese è uno dei politici più influenti dell’Isola. Già presidente nazionale del Movimento giovanile della Dc, deputato all’Assemblea regionale siciliana con la Margherita-Ppi nel 2001, quattro anni più tardi è stato eletto sindaco di Messina con una coalizione di centrosinistra. Annullato il verdetto elettorale dal TAR, nel 2008 Genovese ha fatto ingresso alla Camera dei deputati; il febbraio di quest’anno è stato riconfermato deputato dopo aver stravinto le primarie del partito in provincia di Messina con 19.590 preferenze, un record nazionale. Ma l’on. Genovese è innanzitutto un uomo d’affari con interessi che spaziano dalla finanza alle telecomunicazioni e internet, dal settore immobiliare e delle costruzioni a quello turistico-alberghiero, dalla ristorazione alla navigazione.



Il suo nome compare nei consigli d’amministrazione di quasi tutte le società del gruppo Franza, la holding più potente nell’area dello Stretto. “Una rete formidabile di coperture” “Il gruppo Genovese gode di una rete formidabile di copertura; non vi è settore, spazio, angolo dell’amministrazione e dei pubblici poteri che sfugga al suo possibile controllo”, scrivono i magistrati. Una rete ultraramificata che ha come punti nodali da un lato alcuni tra i più importati enti di formazione accreditati dalla Regione siciliana e dall’altro numerose società “con una marcata impronta familiare” che erogano servizi ai primi. Un sistema che ha consentito di rafforzare la leadership dell’on. Genovese all’interno dei democratici e dell’intera classe politica siciliana. “Potendo gestire un rilevante numero di posti di lavoro e cospicui capitali pubblici – spiegano gli inquirenti – gli enti in questione si trasformano in una imponente macchina elettorale e alimentano un vasto bacino di voti”. L’inchiesta della Procura sui corsi di formazione professionale è sfociata nel luglio 2013 in una decina di ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di alcuni dei più stretti congiunti e sodali del parlamentare Pd e finanche di alcuni ex colonnelli “antagonisti” di Alleanza nazionale. Ai domiciliari sono finiti in particolare le due ultime first ladies di Messina, Daniela D’Urso e Chiara Schirò, moglie la prima dell’ex sindaco An-Pdl Giuseppe Buzzanca e la seconda dell’on. Francantonio Genovese; Melino Capone, responsabile dell’ente di formazione ANCOL (Associazione Nazionale delle Comunità di Lavoro) ed ex assessore comunale alle politiche del lavoro e alla mobilità urbana nella giunta di centrodestra di Buzzanca; il fratello Natale Capone, direttore amministrativo di ANCOL; Concetta “Cettina” Cannavò, a capo della segreteria politica dell’on. Genovese, nonché amministratrice e consigliere in diverse società riconducibili al parlamentare; Elio Sauta, già presidente dell’Istituzione dei servizi sociali di Messina, consigliere comunale del Pd sino alla primavera del 2013 e grande amico di Genovese; Graziella Feliciotto, imprenditrice, formatrice e moglie di Elio Sauta; l’imprenditore Natale Lo Presti; Nicola Bartolone, originario di Roitlingen (Germania) ma residente a Montalbano Elicona dove è consigliere comunale di maggioranza. Ai destinatari dei provvedimenti vengono contestati una serie di reati che vanno dall’associazione a delinquere al peculato, al falso in bilancio, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate a progetti formativi. L’autorità giudiziaria ha inoltre sospeso dalle proprie funzioni Carmelo Isaja (nato a Messina ma residente a Malfa), dipendente dell’Ispettorato del Lavoro che avrebbe rivelato ad uno degli indagati l’imminente effettuazione di un controllo da parte dei funzionari della Regione siciliana.

 La formazione di casa Pd-Genovese Cinque dei dieci destinatari dell’ordine di custodia cautelare hanno in tasca la tessera del partito democratico. Sono Chiara Schirò ed Elio Sauta ovviamente; Concetta Cannavò che è pure tesoriera provinciale (dimissionaria) del Pd; Graziella Feliciotto e Nicola Bartolone. Per loro, ma solo dopo le manette, è stata richiesta dal segretario regionale Giuseppe Lupo la sospensione da incarichi di organismi e dall’anagrafe degli iscritti del partito. Graziati invece gli onorevoli Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, iscritti nel fascicolo al registro generale delle notizie di reato n. 7696 del 2011: per loro il 9 maggio 2013 è stata chiesta una proroga delle indagini per altri sei mesi (i reati ipotizzati vanno dall’associazione per delinquere al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, con l’aggravante dell’art. 61 n. 2 del codice penale, cioè l’averli commessi per eseguirne od occultarne altri). Tra gli indagati non destinatari di provvedimento di arresto ci sono pure Roberto Giunta (impiegato dell’on. Genovese e già dipendente del gruppo parlamentare della Margherita) e il commercialista originario di Milazzo, Salvatore Natoli, consigliere comunale di maggioranza a Acquedolci (Me). “Sistematiche sottrazioni di denaro” Al centro delle indagini dirette dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai pm Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti, le presunte modalità illecite di gestione dei corsi di formazione professionale. “In Sicilia i corsi vengono realizzati dall’Amministrazione regionale sulla base di finanziamenti propri, statali e comunitari per il tramite di enti privati esercenti una funzione pubblica”, spiegano gli inquirenti. “Queste attività però si sono trasformate spesso in sistematiche operazioni di sottrazione di denaro pubblico”, in evidente contrasto con i fini d’inclusione sociale delle persone svantaggiate per cui sono stati attivati in ambito europeo. Negli ultimi sette anni il Piano Operativo Regionale (POR) del Fondo Sociale Europeo ha previsto per i corsi un budget dell’ordine di 2,1 miliardi di euro. Per i progetti in Sicilia l’ultimo bando triennale ha elargito finanziamenti per più di 850 milioni. Un business smisurato che ha alimentato gli appetiti di quasi tutti i gruppi politico-imprenditoriali (di governo e opposizione): oggi nell’Isola ci sono più di 1.600 enti accreditati per la gestione di attività attività formative, quasi cinque volte più che nelle altre grandi regioni d’Italia. Della stramaggioranza dei corsi nessuno valuta la congruità dei costi, i risultati finali, le modalità di spesa e fatturazione. Può così capitare che per interventi sostanzialmente identici, i costi orari per singolo corsista possano variare da un minimo di 71 euro a punte massime di 241. Soldi, soldi, soldi e pacchi di voti. Le indagini hanno accertato prestazioni totalmente simulate e sovrafatturazione delle spese da parte degli enti. Per appropriarsi del denaro pubblico, in molti casi gli indagati hanno acquistato beni o servizi apparentemente destinati allo svolgimento dei corsi a prezzi ampiamente superiori a quelli realmente praticati sul mercato, rivolgendosi ad aziende dagli stessi direttamente o indirettamente controllate. In altri casi, hanno adoperato lo schema classico della triangolazione: il bene veniva acquistato per il tramite di un’azienda controllata e quindi rivenduto o noleggiato all’ente di formazione, lucrando sulla differenza. Infine è stato dato vita all’illecito meccanismo della fornitura “totalmente” fittizia di servizi, principalmente le pulizie di locali e uffici “apparentemente prestati da aziende verosimilmente non operanti nel settore”. Tra le finalità più o meno occulte della “formazione” la propaganda elettorale e la creazione di fedeli clientele, in una logica di reciproco scambio enti-politici di riferimento, fondamentali questi ultimi per ottenere gli accreditamenti e i fondi della Regione siciliana. “La possibilità di gestire un numero rilevante di posti di lavoro e di erogare emolumenti, nell’ambito dei progetti formativi, che spesso costituiscono l’unica forma di ammortizzatore sociale per soggetti disoccupati, evolve in una potente macchina di consenso politico-elettorale”, scrivono gli inquirenti nell’informativa inviata alla procura di Messina. “Questa priorità non solo è emersa dalle dichiarazioni rilasciate alla trasmissione Report di RaiTre del 21 ottobre 2012 dal deputato regionale Franco Rinaldi, ma è palesata dal dato elettorale: lo testimoniano le 18.613 preferenze (su 74.448 della lista del Pd) ottenute dallo stesso alle ultime regionali, nonché le quasi 20.000 preferenze ottenute alle primarie del Pd dal cognato Francantonio Genovese – di cui 200 su 212 votanti ottenute nel seggio all’uopo allestito nella sede dell’ente di formazione ARAM – che hanno poi consentito una facile rielezione alla Camera nelle recenti elezioni politiche”. “Colui che gestisce e coordina tutte le attività, in posizione di promotore e coordinatore dell’organizzazione è certamente Elio Sauta”, scrivono i magistrati nell’ordinanza contro i big della formazione in salsa peloritana. “Lo stesso Sauta interviene in quasi tutte le condotte fraudolente. Egli distraeva i fondi e i beni erogati, relativi a progetti finanziati nell’ambito degli avvisi della Regione siciliana e se ne appropriava in modo sistematico”. Sempre per gli inquirenti, l’organizzazione del Sauta “sostenuta dal gruppo Genovese, si apprezza come un’autentica macchina che instancabilmente costruisce illeciti allo scopo di ottenere denaro”, mentre contestualmente è impegnata nella “costruzione di altre falsità documentali per aggiustare i conti, inserendo ad esempio le buste paga e definendo i pagamenti, benché gli stessi per espressa ammissione degli interessati, non siano mai avvenuti”. Non secondario il ruolo assunto dalla moglie di Sauta, Graziella Feliciotto, socia e formatrice degli enti filo-Pd ed ex dipendente dell’Enaip, l’ente di formazione professionale delle Acli. “Condotte illecite con vari ruoli”s “La Feliciotto si è sistematicamente prestata – probabilmente sotto le direttive del marito – ad impersonare i diversi ruoli necessari alla realizzazione delle varie condotte illecite, operando, di volta in volta, quale amministratore o legale rappresentante dell’una o dell’altra società impiegata per le materiali distrazioni”.

 Elio Sauta gode di appoggi e amicizie ovunque, specie all’interno degli uffici deputati al controllo degli enti di formazione, come ad esempio l’Ispettorato del lavoro di Messina diretto da Venerando Lo Conti. Ha una vocazione per l’imprenditoria e la finanza simile a quella dell’amico-parlamentare che, insieme al commercialista Andrea Raffa, vorrebbe comunque coinvolgere per acquistare il prestigioso Istituto “San Luigi” di Viale Regina Margherita, Messina (valore sette milioni di euro). Le relazioni amicali di Sauta non trascurano comunque gli uomini del centrodestra locale, primi fra tutti l’on. Giuseppe Buzzanca o l’ex assessore comunale alle politiche finanziarie Orazio Miloro. Eccellenti pure i rapporti con il mondo accademico. Consigliere dal dicembre 2001 del Consorzio universitario per l’Ateneo della Sicilia occidentale con sede a Trapani, Elio Sauta ha dato vita insieme all’ARAM, l’Università degli studi e il Comune di Messina (sindaco Genovese) al master universitario in Economia del sistema agroalimentare (direttore il prof. Maurizio Lanfranchi, componente del comitato tecnico scientifico Elena Schirò, moglie dell’on. Franco Rinaldi e cognata dell’on. Genovese). E nel febbraio 2013, in piena tempesta giudiziaria sulla formazione professionale, i direttori e il commissario straordinario del Policlinico universitario “Gaetano Martino” di Messina hanno stipulato una convenzione per la realizzazione di eventi formativi con l’ente presieduto da Elio Sauta. Mesi prima la procura di Messina aveva formalizzato nei suoi confronti l’accusa di truffa, abuso d’ufficio e peculato per l’emanazione di un ordine di pagamento superiore a quello dovuto, ai tempi in cui sedeva a capo dell’Istituzione per i servizi sociali. Corsi d’oro per sorelle e cognati Due i principali centri di formazione professionale di area Genovese-Rinaldi finiti sotto la lente d’ingrandimento dei giudici: l’ARAM (Associazione per la Ricerca nell’Area Mediterranea) e la LUMEN Onlus (Libera Università Mediterranea di Naturopatia), entrambe con sede legale a Messina ma con filiali “educative” sparse in tutta la Sicilia. Costituita il 20 giugno 1996, l’ARAM è presieduta da Elio Sauta e ha in organico più di un centinaio di dipendenti, alcuni dei quali attivi – come il presidente – nelle competizioni politicheelettorali: gli ex consiglieri comunali Pd Giacomo Caci e Gaetano Caliò (quest’ultimo transitato nell’Udc del ministro Giampiero D’Alia). Altri, paradossalmente, risultano essere stretti congiunti di (ex) parlamentari del Polo delle libertà (Veronica Marinese, figlia dell’on. Ignazio Marinese e cugina del commercialista palermitano Dore Misuraca, deputato nella scorsa legislatura). Ci sono pure i congiunti di importanti sindacalisti come ad esempio Fabio Salerno, dipendente della sede ARAM di Palermo, nipote del segretario regionale della Uil scuola-formazione Giuseppe Raimondi, amico personale di Elio Sauta e Daniela D’Urso (moglie di Giuseppe Buzzanca). “Ma anche altri soggetti che operano per l’organizzazione sul fronte della formazione hanno ricoperto cariche pubbliche o hanno incarichi di partito”, riporta l’informativa della Questura. Tra i nomi, in particolare, quello di Salvatore La Macchia (originario di San Piero Patti), dipendente Pd secondo l’Inps, già amministratore delegato dell’AtoMe3 e che da ultimo ha ricoperto l’incarico di dirigente esterno presso la Regione Siciliana – Dipartimento formazione professionale, nella segreteria dell’ex assessore Mario Centorrino, “anch’egli molto vicino a Genovese”. Per La Macchia, poco più di un mese fa la procura ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte irregolarità nelle convenzioni stipulate dall’Ato con le cooperative sociali nel biennio 2006-07. La fondazione della LUMEN risale invece all’agosto 1993 e da allora la connotazione genovesiana è stata impeccabile. Alla data del 17 giugno 2005 il consiglio direttivo risultava composto da Concetta Cannavò, presidente; Elena Schirò, segretaria- tesoriera; Graziella Feliciotto, vicepresidente. L’1 dicembre 2007 Elena Schirò veniva promossa a presidente del Cda. Vicepresidente veniva nominato Francesco Sauta (figlio di Elio Sauta), mentre segretaria-tesoriera Concetta Cannavò. A seguito del fragore per l’inchiesta sulla formazione, il 14 dicembre 2012 si è insediata alla presidenza di LUMEN l’ingegnere Marilena Maccora, sorella dell’avv. Vincenza Maccora, sindaca del Comune di Sinagra in quota Pd e consulente legale della Calaservice Srl, società immobiliare dell’on. Genovese e i cui amministratori sono stati nel tempo l’on. Franco Rinaldi, la moglie di quest’ultimo Elena Schirò, Concetta Cannavò e Giovanna Schirò. “Gli enti ARAM e LUMEN Onlus appaiono comunque correlati in ragione dei soggetti coinvolti nella gestione e delle cointeressenze economiche”, annotano i magistrati. Uomo-cerniera tra le due Onlus l’immancabile consigliere comunale Sauta, il quale, ad esempio “si interessava per il rilascio di polizze fideiussorie non solo a favore dell’ARAM, ma anche della LUMEN nonché, verosimilmente necessarie per ottenere l’erogazione degli acacconti sugli importi ammessi a finanziamento”. In verità Elio Sauta interveniva pure in prima persona per l’emissione delle polizze a favore di Training Service S.c.r.l., altro ente con sede a Barcellona Pozzo di Gotto nella piena titolarità della famiglia Genovese e che compare nella black list dei 43 gestori di corsi per cui è stato avviato il processo di revoca dell’accreditamento regionale perché ritenuti non in regola con i pagamenti dei lavoratori. “Interessi in comune” sono stati rilevati pure tra l’ARAM e il CESAM (Centro Studi Aziendali del Mediterraneo), ente di formazione con sede a Palermo e legalmente rappresentato da Fabio Carraro (marito di Emanuela Esposto, dipendente del gruppo parlamentare di Forza Italia-Pdl all’ARS).

 Il Pum, Partito unico messinese A riprova della solidità del Pum, il Partito unico messinese, l’inchiesta sulla formazione ha rilevato pure i “collegamenti” tra l’ARAM-Pd e l’ANCOL-An attraverso i “rapporti intrattenuti” da Carmelo Capone e Daniela D’Urso con Elio Sauta, documentati da talune delle intercettazioni telefoniche. Per tentare di sbloccare i finanziamenti regionali, l’allora assessore comunale Capone “sollecitava in più occasione un intervento di Sauta, ritenendo evidentemente più facile per quest’ultimo e per lo schieramento politico in cui milita, attraverso le entrature con funzionari e dirigenti del Dipartimento regionale Istruzione e formazione professionale e/o presunti canali politici (nelle telefonate si fanno i nomi dei deputati regionali Giuseppe Ardizzone dell’Udc e Marcello Greco già capogruppo Pd in consiglio comunale a Messina), sia con il neoassessore al ramo Nelli Scilabra che direttamente con il presidente Rosario Crocetta, affinché interceda in suo favore”.

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