Il finanziamento, destinato al Myrmex di Catania, non è mai decollato. I dipendenti del laboratorio, eccellente centro di tossicologia (ma il super-progetto "Cadaver lab") fino al 2011 proprietà di Pfizer, parlano al Fatto Quotidiano: "Riceviamo regolarmente lo stipendio, ma molti di noi passano la giornata al pc, guardando film o leggendo libri"
Pasquale dice che è routine. Che in laboratorio funziona così da due anni a questa parte: c’è chi gioca a dama con il computer, chi legge un romanzo, chi guarda un film, chi lavora con l’uncinetto. Di lavorare, invece, non se ne parla. Però a fine mese arriva – regolarmente – lo stipendio. È uno dei 76 ricercatori del laboratorio Myrmex di Catania, eccellente centro di tossicologia, fino al 2011 proprietà di Pfizer. Qui ci si occupa di ricerca. E un progetto targato Myrmex – confermano fonti del Ministero – l’abbiamo pagato, tre mesi fa, con ben 3 milioni di euro. Soldi pubblici. La quietanza della Banca d’Italia è datata 7 agosto 2013.
Il progetto è stato ereditato dalla gestione Pfizer ma Antonio – è un nome di fantasia – rivela: “la nostra ricerca, negli ultimi due anni, è stata realizzata solo sulla carta: a questo progetto non ho lavorato neanche un minuto. Ho firmato documenti nei quali dichiaravo d’aver lavorato molte ore: è falso. Ho firmato per timore di perdere il lavoro, non sono l’unico, ma ora sono stanco: aspetto che un magistrato mi convochi, per raccontargli tutto, spero che la Guardia di Finanza entri nei nostri uffici. Non abbiamo neanche i reagenti. Sono tutti scaduti. Di quale ricerca parliamo?”. Abbiamo provato a contattare l’amministratore delegato di Myrmex, Gian Luca Calvi, ma ci ha fatto sapere che non intende risponderci. Stesso risultato con il direttore del centro Salvatore Celeste. (FQ)
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