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venerdì 4 novembre 2011

“Vogliono intimidire la stampa” - Live Sicilia

“Vogliono intimidire la stampa” - Live Sicilia:

Centonove


“Vogliono intimidire la stampa”
Live Sicilia
Lo stesso Massimo Russo – aggiunge – chiese all'Avvocatura dello Stato di valutare eventuali azioni legali nei confronti del giornalista Emanuele Lauria per un'inchiesta sulla sanità isolana che mise in luce il nodo delle cliniche private. ...
SICILIA: SCOMA (PDL), GIUNTA LOMBARDO HA TRACOTANZA INTIMIDIRE STAMPA Agenzia di Stampa Asca


L’assessore regionale alla Salute Massimo Russo torna ad indossare i panni del pm e chiede all’Ordine regionale dei giornalisti di indagare. Obiettivo dell’esponente lombardiano è il nostro gruppo editoriale. A Russo non è piaciuto affatto il dossier pubblicato sull’ultimo numero del mensile “S”. Una radiografia della riforma firmata dall’assessore tra aumento della spesa, convenzioni milionarie con i privati e un esercito di consulenti. Sessanta pagine nate all’indomani della mozione di censura approvata dall’Ars, un’inchiesta dei nostri cronisti sulla quale Russo non ha chiesto né smentite né rettifiche. Vuole invece – così scrive al presidente dell’Ordine Vittorio Corradino – che si verifichi “se sono ravvisabili gli estremi di violazione dei più elementari comportamenti deontologici della professione giornalistica”.
Cosa avremmo violato secondo l’assessore-pm? “Appare evidente – scrive Russo nella sua requisitoria – l’intenzione di gettare discredito, in maniera faziosa, sull’azione riformatrice dell’assessorato regionale della Salute… Sorprende che non sia stata avvertita la necessità di ascoltare la “controparte” e specificatamente l’Assessore alla Salute mentre invece la mia fotografia occupa gran parte della copertina… Sorprende che vengano citati ampi stralci della relazione del procuratore generale della Corte dei Conti senza tuttavia fare opportuno riferimento alla relazione di parifica delle Sezioni riunite che delinea una ben diversa fotografia della realtà sanitaria siciliana”.
Ora, tralasciando il fatto che l’assessore Russo ha avuto sempre ampio spazio sulle nostre testate e che, anche davanti alle nostre telecamere, ha più volte evitato di dare risposte (sia ad Antonio Condorelli che gli chiedeva conto e ragione della gara sulle attrezzature bloccata dalla magistratura, sia alla nostra Martina Miliani in occasione del Forum sulla Sanità a Palermo); tralasciando il fatto che l’assessore Russo non ci sembra si sia lamentato più di tanto, né scrisse all’Ordine, quando le nostre testate “S” e “I Love Sicilia” gli dedicarono altre copertine relative sia al suo operato che al suo privato (novembre 2009 e ottobre 2010) ; tralasciando il fatto che più volte, e anche alla vigilia della pubblicazione del dossier, la signorina Di Peri ha contattato l’ufficio stampa dell’assessorato per chiedere un’intervista a Russo, richiesta puntualmente ignorata; tralasciando il fatto che il sottoscritto appena il 30 settembre scorso in un editoriale dal titolo “Assessore, resti al suo posto” pubblicato su Livesicilia, ha difeso l’operato di Russo all’indomani dell’approvazione della mozione di censura nei suoi confronti. Tralasciando tutto ciò e lasciando ampia facoltà di giudizio all’Ordine dei giornalisti, è l’ultimo punto della lettera dell’assessore che vale la pena di sottolineare per capire le sue reali intenzioni: “Chiedo infine – scrive Russo – di verificare se risponde a verità che Miriam Di Peri, autrice di alcuni articoli di questo dossier non sia iscritta all’Albo dei giornalisti, nè nell’elenco dei professionisti nè in quello dei pubblicisti. E se ciò fosse vero, se non si configura un evidente esercizio abusivo della professione”. Eccolo il colpo di scena.
Russo non dà mandato ai suoi legali per querelarci, non può contestare nemmeno una virgola del nostro dossier, non può smentire, né imporre rettifiche. Potendosela prendere soltanto con se stesso e col suo modo di amministrare decide di puntare alla testa di chi scrive contro, di chi non si adegua all’”azione riformatrice” del suo assessorato. E con chi se la prende? Con l’anello più debole della catena, con la giornalista che ha firmato il dossier. Sbagliando clamorosamente sia obiettivo che persona.

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