Un editoriale del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio si scaglia contro chi contesta alla Chiesa di non pagare l’Ici sulle attività commerciali.
Si tratterebbe di un sospetto, “un fantasma che si aggira per l’Italia”. Tarquinio però rassicura: i “fantasmi non esistono”, anzi, si tratta di una “pura invenzione”. “Nessuna legge stabilisce un simile ‘privilegio’”, poiché “le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa sono tenute a pagare l’Ici sugli immobili che le ospitano”. ”Chi dice il contrario mente sapendo di mentire”, attacca il direttore, “chi riaccende ciclicamente la campagna di mistificazione sull’Ici non pagata non lo fa per caso, ma perché intende creare confusione, colpire e sfregiare un doppio bersaglio: la Chiesa e l’intero mondo del non profit”. Personaggi che “non sopportano l’idea che ci sia un ‘altro modo’ di usare strumenti e beni” e anzi “vorrebbero riuscire a tassare anche la sussidiarietà, facendo passare l’idea che sia un business”. E punta il dito contro i “militanti del Partito radicale e politicanti male ispirati e peggio intenzionati”. Ma dice il falso sapendo di mentire!
Utile ribadire che l’esenzione Ici di cui godono le proprietà della Chiesa, che viene denunciata dall’UAAR e da altri, è quella che riguarda edifici destinati ad “attività non esclusivamente commerciali”. Una dicitura ambigua che di fatto permette a tanti enti religiosi di non versare il dovuto nonostante i lauti guadagni e che distorce la concorrenza, favorendoli nei confronti degli altri imprenditori privati.
Per una somma totale stimata (dall’Associzione dei comuni italiani, non dall’UAAR) a mezzo miliardo di euro. Circostanza su cui Tarquino tace, agitando come spauracchio (anzi, appunto, come “fantasma”) una presunta volontà da parte dei ‘laicisti’ di tassare le attività benefiche senza fini di lucro. Ma il tutto è ben documentato anche nell’indagine UAAR sui costi della Chiesa, alla voce ‘Esenzione Ici‘. (da Agorà - Valentino Salvatore)
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