Nove indagati, un cantiere per la costruzione di 96 alloggi sequestrato, accuse di abusi edilizi e di concessioni illegittime in virtù di «macroscopiche» violazioni dello strumento urbanistico. Sono gravissimi i contenuti del decreto di 20 pagine col quale la Procura di Messina, su disposizione del giudice per le indagini preliminari Daria Orlando, ha sequestrato l’area di cantiere del torrente Trapani alto del secondo lotto funzionale della “Residenza” e delle opere di urbanizzazione. Immune dai sigilli solo le sei palazzine già ultimate dalle ditte Pett srl e Segi srl, in cui già abitano circa 80 famiglie.
Il provvedimento, che arriva dopo due anni di indagini avviate in seguito ad alcuni esposti presentati dal Wwf, cita anche ben nove indagati. Ecco chi sono: Giuseppe Pettina, rappresentante legale della Pett srl, Silvana Nastasi e Oscar Cassiano, rappresentanti legali che si sono avvicendati al vertice della Segi srl, Franco Lo Presti, rappresentante legale dal febbraio 2011 della Residenza Immobiliare delle imprese Coc e Costa srl (impresa che richiese nel 2004 la concessione edilizia), Nicola Biagio Grasso, rappresentante legale della Carmel srl (subentrata alla Segi), Francesco Rando, dirigente del dipartimento “Attività edilizie e repressione abusivismo” del Comune, Francesco Gerbasi, Grazia De Luca e Saverio Tignino, componenti della commissione per la verifica della Valutazione di incidenza quando fu rilasciato parere favorevole al programma costruttivo. Questi ultimi tre sono accusati di falso ideologico per aver dichiarato che il programma non prevedeva «sbancamenti significativi».
Per gli altri sei indagati i reati ipotizzati vanno dall’abuso edilizio al concorso per omissione. I primi accertamenti effettuati da Genio civile, Vigili del fuoco e Polizia municipale hanno portato alla luce l’inadeguatezza delle opere di urbanizzazione, tanto da indurre il Comune a sospendere la concessione edilizia. Quando la sospensione è stata revocata, ci ha pensato il Genio civile a fermare la realizzazione delle palazzine, specificando, il 21 novembre scorso, che «ad oggi non risultano ancora eseguite le opere di messa in sicurezza del torrente Trapani». Ma ciò che dalle indagini è emerso è che l’intero programma costruttivo è viziato fin dal decreto di approvazione dello stesso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana nel maggio 2003: da quel momento in poi, infatti, è sempre stata citata la nota dell’Ispettorato Foreste dell’aprile 2001 con cui si affermava che l’area non era sottoposta a vincolo idrogeologico e non quella successiva, del maggio 2001, in cui si affermava l’esatto contrario.
Al tempo stesso non è mai stato tenuto in considerazione il fatto che l’area si trovi in piena Zps (Zona a protezione speciale). Senza contare che anche l’articolo 2 delle Norme tecniche d’attuazione, secondo cui le previsioni del Prg non sono sufficienti a costruire in assenza di opere di urbanizzazione idonee, è stato palesemente ignorato dal momento che, secondo una relazione dei tre consulenti tecnici nominati dalla Procura, le opere di urbanizzazione sul torrente Trapani erano effettivamente inidonee. E proprio dai consulenti della Procura è arrivato il colpo di grazia, da cui è di fatto scaturito il decreto di sequestro: «Appare evidente che le condizioni estremamente sfavorevoli all’edificazione del sito si sono riflesse in una serie di comportamenti tecnico-amministrativi che, forzando oltre i limiti consentiti l’interpretazione delle norme, hanno costituito un improprio correttivo ai macroscopici errori localizzativi di uno strumento urbanistico che ha reso edificabile un sito inadeguato». Tempostretto
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