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mercoledì 7 dicembre 2011

Sicilia, la Regione degli sprechi: consulenti e spese inutili

Diminuire il ricorso alle consulenze esterne e valorizzare il personale interno”. Questo il messaggio che ha scandito il convegno dal titolo “Una Regione più efficiente: risorse e ostacoli” organizzato oggi al Grand Hotel delle Palme dall’Area metropolitana Cisl Funzione Pubblica . “Non si possono mortificare ulteriormente – hanno detto infatti Angelo Fullone e Gigi Caracausi – le risorse umane, occorre riaprire le relazioni sindacali per rilanciare il funzionamento della macchina regionale. Abbiamo apprezzato – hanno aggiunto – gli interventi dell’assessore per le Autonomie locali, Caterina Chinnici, e dell’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ma auspichiamo che le parole non restino tali. Queste parole devono, infatti, tradursi in realtà, in atti concreti, affinché i dipendenti regionali possano vedere affermati i loro diritti ma soprattutto gratificate le loro professionalità e competenze”.

Professionalità e competenze mortificate, secondo il sindacato, dall’eccessivo ricorso a incarichi esterni. Spesso inutili, oltre che costosi. E la Cisl ha snocciolato un po’ di dati e numeri che rendono bene l’idea del “fenomeno consulenze” in Sicilia. Solo nel 2011, infatti, sono state ben 110 per un costo complessivo di oltre 1,2 milioni di euro. In calo, rispetto al 2010, quando sono invce state 142 per un costo complessivo che ha superato 1,3 milioni. Ma è nel periodo 2007-2009, spiega la Cisl, che si è assistito al vero boom delle consulenze: 443 gli incarichi conferiti in quel triennio per una spesa complessiva che ha sfiorato i 5,5 milioni di euro (spiccano, in questo periodo, le 125 consulenze dell’assessorato ai Beni Culturali).



Quest’anno, invece, a guidare la graduatoria degli assessorati per numero di consulenze, è quello all’Economia, dove da gennaio a oggi sono stati affidati 11 incarichi esterni, che peseranno sulle casse della Regione per 169.488 euro. All’assessorato alle Risorse agricole, invece, si contano 20 consulenti, per un costo complessivo di 134 mila euro. Segue l’assessorato alle Attività produttive, con sei incarichi esterni, al costo di 91 mila euro, gli assessorati alla Salute e alla Famiglia, che ne annoverano 12 ciascuno, per un costo di 90 mila e 53 mila euro. I consulenti nominati dalla presidenza della Regione, invece, sono 33, la spesa precisa di 704.440 euro. L’anno scorso a Palazzo d’Orleans ne sono stati nominati 46 e si è speso 527.357 euro, circa 200 mila euro in meno.

Tutto questo, nonostante un numero di dipendenti regionali pari a 17.561 unità, dei quali 1841 dirigenti. Tra i “non dirigenti” sono 1.500 i dipendenti in possesso di laurea o laurea triennale. Ed è l’assessorato ai Beni Culturali a “usufruire” del maggior numero di regionali con 3401 “impiegati”, a seguire quello della Famiglia (3154) e quello delle Reisorse agricole (2855 dipendenti). E’ quello della Salute, invece, l’assessorato più “snello” con appena 290 dipendenti. Il rapporto dipendenti/dirigenti più alto (e quindi più “virtuoso”) è all’Economia, dove c’è un dirigente per 20 dipendenti. Situazione opposta alla Famiglia, che “vanta” un dirigente per quattro dirigenti.

“Ribadiamo la disponibilità del sindacato – hanno concluso Fullone e Caracausi – ad avviare un circolo virtuoso attraverso l’applicazione di una seria spending review. Una revisione della spesa che permetta di risparmiare sulle spese superflue, come nel caso delle consulenze, e possa consentire alla pubblica amministrazione di reinvestire parte dei risparmi in una reale produttività del personale”. LiveSicilia

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