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sabato 3 dicembre 2011

Costa Rica: intimidazioni "legali" contro ambientalisti

"A loro non importa vincere o perdere la causa, il punto è zittire le voci critiche", hanno ribadito diversi imputati. Il loro crimine comune: l'impegno a tutela dell'ambiente.
Tre avvocati, due leader di comunità e un comunicatore sono un piccolo esempio delle tante persone denunciate o zittite per aver combattuto contro gli interessi di imprese e funzionari pubblici che cercano di trarre profitto provocando danni ambientali o evitando processi legali che ne ostacolano gli obiettivi. I sei imputati hanno condiviso le proprie esperienze nel corso dell'incontro pubblico “Criminalización de la protesta socio-ambiental”, tenutosi presso l'Università della Costa Rica.

Edgardo Araya, uno degli avvocati che ha portato in tribunale la concessione fornita a Industrias Infinito per le estrazioni d'oro a Crucitas San Carlos, ritiene che la criminalizzazione della protesta è "un modo per intimidire, per mettere a tacere la denuncia."



Lo hanno accusato di diffamazione e calunnia per le dichiarazioni rilasciate alla stampa sull'azienda mineraria, così come è accaduto ad altri due relatori anch'essi avvocati: Nicolás Boeglin e Jorge Lobo. Se, grazie alla sua esperienza, simili querele legali non lo intimidiscono, "a un leader della comunità che riceve una notifica di causa da 200 milioni di colon, gli crolla il mondo addosso" racconta Edgardo Araya.

Gli fanno eco le testimonianze di Oto Mendez e Erling Rojas. Il primo è stato citato per aver segnalato un consorzio turistico, che si è rifiutato di nominare, ma che accusa di aver inquinato il fiume Arenal. Il suo caso inizierà a dicembre. Invece Rojas è stato denunciato per aver affermato l'azienda Cementos David aveva letteralmente comprato voti nella città di San Rafael de Ojo de Agua, regalando in giro barattoli di zinco e vernice. Per queste dichiarazioni è stato condannato a scontare 50 giorni di carcere, sentenza ora impugnata. Entrambe le cause sono state portate davanti al famoso penalista e potenziale candidato per la presidenza della Repubblica, Juan Diego Castro.

Una forma tutta particolare di repressione. Secondo il commentatore Héctor Monestel, del Consiglio dell'Università della UCR, questo modo di mettere a tacere la protesta sociale è un modello di "repressione preventiva", dovuto più ad attività politiche che criminali.

Questo fenomeno si è sviluppato nel Paese dopo la riforma del codice penale del 2002, dovuta all'opposizione al progetto dell'ICE, la quale ha inserito diverse violazioni nella gamma di reati meritevoli del carcere, come ad esempio il reato di ostruzione (stradale) e di resistenza (a pubblico ufficiale).

Più preoccupante è il "reato di folla", che secondo Monestel è stato utilizzato di recente in casi come quello di un gruppo di 24 persone arrestate a Limón nell'aprile 2010, per aver protestato contro la privatizzazione delle banchine. Il reato di folla è usato per evitare il dovere legale di identificare e dimostrare le accuse, e si presta quindi a evidenti abusi.

Organizzato dal programma Kioscos Socio-Ambientales della UCR, l'incontro ha rivelato come le diverse forme di criminalizzazione nascondano una nuova pratica di impaurire cittadini, e dove cui non importano le motivazioni ma solo le intimidazioni.
La stampa
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Post originale: El "delito" de luchar por el ambiente, di Diego Molina. Ripreso dal blog Dame un campo.

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