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lunedì 12 dicembre 2011

La media europea: l’ultimo privilegio degli on.

Ho appreso nei giorni scorsi qualcosa di ridicolo e osceno. Nella squallida commedia degli emolumenti parlamentari che i banchieri vogliono diminuire per dare una patina di pelosa equità alla macelleria sociale che stanno mettendo in piedi e i parlamentari non vogliono che vengano nemmeno sfiorati, c’è un sobrio elemento che appena trapela: esiste una commissione guidata addirittura dal presidente dell’Istat, l’unico a saper fare la media aritmetica, che con molta serietà e ponderatezza sta studiando l’adeguamento degli stipendi dei parlamentari alla media europea.



Opera certamente meritoria, ma dalla quale paradossalmente trapela tutta l’iniquità che oggi un sistema economico finanziario sta cercando di imporre al Paese con la complicità di una politica ridotta allo stato larvale. Mi chiedo infatti perché tanta attenzione e potenza statistica non venga utilizzata dal governo per stabilire qual è la media dei salari, degli stipendi e delle pensioni in Europa. Qual’è la media delle tutele del welfare che da noi nemmeno si prendono in considerane, pensando per “necessità” di smantellare quelle poche che ci sono. Se è giusto adeguare i parlamentari alla media , non dovrebbe essere giusto adeguare tutti a quella media?

Naturalmente in questo momento non è opportuno far sapere agli italiani di essere il fanalino di coda in tutti i campi citati perché la ricchezza prodotta da tutti è finita in poche mani, a volte avide e volgari, a volte abili come quelle dei borseggiatori, ma volte mollicce e curate grigie come quella zona in cui l’appropriazione indebita diventa dinamica economica. Dunque secondo i dati Ocse la retribuzione media in Italia è di 21.400 dollari lordi l’anno, contro i 24.700 della Spagna, i 26.o50 della Francia, i 29.600 della Germania, i 30.800 dell’Olanda, i 38.147 della Gran Bretagna , i 31,400 dell’Irlanda, i 19,150 del Portogallo. La media dell’europa a 15 ci supera del 32,2%. Da Notare che ad eccezione della Spagna tuti i paesi citati hanno un costo del lavoro più alto.

Per le pensioni vale lo stesso discorso.. a parte gli 8 milioni che sono sotto i mille euro, i nostri trattamenti sono del 15% inferiori a quelli di Spagna, Francia e Germania dove l’assegno di anzianità non è tassato, circostanza questa che permette agevolmente ad analisti, giornalisti e profeti liberisti anche di eccezionale sobrietà di ciurlare nel manico. I trattamenti lordi in Gran Bretagna sono più alti del 9% rispetto a quelli italiani, ma anche qui c’è un prelievo fiscale minimo del 1,6%. Non parliamo ovviamente di Paesi Scandinavi o di Olanda e Austria, sarebbe maramaldeggiare. Ma qui c’è da notare che le cifre non rendono ragione della realtà perché da noi le donne percepiscono pensioni del 30,5% inferiori.

Per quanto riguarda il welfare siamo al 100% in meno come si può evincere da questo post dedicato al silenzio del potere e del suo reggicoda mediatico sul tema.

Allora la vogliamo fare questa media europea oppure questa concessione ai parlamentari anche ammesso che mai si faccia, va considerata di per sé un altro insopportabile privilegio per gentile concessione delle banche?
Ilsimplicissimus

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