“Sanità Spa. Tagliare il malaffare per salvare il diritto di tutti alla cura e all’assistenza”, questo il titolo dell’ultimo libro di Daniela Francese, quanto mai attuale a leggere i dati della Guardia di Finanza sugli illeciti in sanità. Un dossier sulla deriva “economicista” della politica che, in nome della quadratura di bilancio, sta di oggi erodendo un pezzetto alla volta quel diritto alla Salute garantito a tutti noi dalla Carta Costituzionale. Nel testo la Francese, infatti, parte da un assunto: la spesa nazionale del Ssn ammonta ogni anno a circa 130 mld di euro, una somma che ne fa il comparto con la più alta quota di denaro pubblico investito. Ed è proprio questo a far gola a tutti, a far sì che, con gli anni, si sia ben radicata sul territorio quella vasta “rete del malaffare” che sottrae per proprio interessi fondi a chi davvero ne avrebbe bisogno.
Da qui prende spunto un’inchiesta serrata che punta il dito sulle colpe della politica, sulla mancanza di volontà da parte dei Governi succedutisi negli anni nel tutelare il nostro Sistema sanitario dagli interessi e ingerenze di troppi; ma è anche un’accusa ai canali dell’informazioni e al loro lavoro spesso inadeguato nel trattare queste tematiche.
Nel testo si ripercorre l’excursus storico che ha portato alla genesi dell’attuale Ssn, soffermandosi su tutte quelle scelte inadeguate o mancate che ci hanno portato, ancor più pesantemente oggi in tempo di federalismo sanitario, ad ampliare sempre più quelle differenze tra chi da un lato può permettersi strutture adeguate ed un’offerta sanitaria di eccellenza per i propri cittadini, e dall’altro chi è costretto a doversi spostare dal proprio territorio per vedersi garantito quel diritto che troppo spesso viene meno in diverse zone del Paese.
L’ormai arcinota Italia a due velocità è testimoniata anche dagli esiti dell’ultimo rapporto Censis citato nel libro, da cui emerge che 1 paziente su 3 prima di un ricovero programmato, ha dovuto farsi visitare privatamente da un medio dell’ospedale. Ammontano, infatti, a 25 mld di euro le spese sostenute dagli italiani per visite mediche private, a cui ricorre un cittadino su due al Sud. Il risultato di questo processo è un indebitamento che ha impoverito il 9% delle famiglie siciliane e il 7,3% di quelle calabresi contro il ben più scarno 2% totalizzato dalle regione del Centro-Nord.
Non mancano certo anche gli sprechi, soprattutto nelle regioni meridionali: spese improprie che rendono ancora più pesante la situazione di quei cittadini costretti ad emigrare altrove in cerca di cure proprio a causa di quei fondi spesi indebitamente e non per garantire loro un’assistenza adeguata. Nel testo la Francese scandaglia quei dati che fanno letteralmente impennare la spesa sanitaria italiana, tra questi, la fetta più consistente spetta all’assistenza ospedaliera (51,6% della spesa totale). In questo caso l’autrice segnala che se le Regioni additate per una spesa troppo elevata si comportassero come l’Umbria, che viene invece segnalata per la capacità di controllo della spesa e della qualità dei servizi, si potrebbero risparmiare oltre 12 mld di euro l’anno.
Altro dato eclatante citato, proprio in merito alle spese ospedaliere inappropriate, è l’ormai tristemente noto dato sui parti cesarei che, a fronte di un dato stimato dall’Oms che indica il 15% come quota da non sperare per i parti in sala operatoria, fa registrare cifre allarmanti che in regioni come la Sicilia e la Campania sforano abbondantemente il 50%. Il perché di questi numeri è facilmente spiegato dall’autrice, il DRG di un cesareo prevede rimborsi più alti di un parto naturale, ed ecco quindi un altro modo di lucrare con la sanità anteponendo il ritorno economico alla salute delle persone.
Restando in ambito territoriale, altro capo d’accusa è lanciato contro i ‘supermanager’ delle Asl, persone nominate senza alcun vincolo legato alla formazione ma con il solo benestare dei presidenti di Regione. Come scrive la Francese, per la formazione ci sarà poi tempo, dopo la nomina, con 18 mesi di corso. Eppure sono questi gli uomini che spendono in alcune regioni fino all’80% del bilancio e che verranno poi valutati solo in base agli obiettivi di bilancio a scapito di quei servizi più efficienti sacrificati sull’altare dei tagli da applicare per il contenimento dei costi, senza alcuna strategia di ampio respiro sul medio-lungo termine.
È in questo contesto che nel libro l’autrice pone un’importanza cruciale al ruolo dell’informazione, alla capacità di trasmettere ai cittadini un messaggio fondamentale: il livello di spesa sanitaria raggiunto oggi è solo la conseguenza di quella profonda crisi causata da una inadeguata gestione delle risorse, dalla mancanza di controlli efficaci, dal malaffare e le inadeguatezze di una politica di progettualità ad ampio respiro. Insomma, la causa non è certo l’insufficiente contributo dato dai cittadini ma l’inadeguatezza mostrata dalle scelte e mancanze della classe politica.
Nell’ultima parte, infine, è presenta un’ampia appendice che si apre con un’inchiesta, “La Sanità al mercato”, condotta in 5 mercati della capitale rappresentativi di tutte le fasce della popolazione sia sotto il profilo demografico che economico, sociale e culturale. I risultati emersi dall’indagine vengono definiti “sorprendenti” dalla stessa autrice e dimostrano come, ormai, la convinzione radicata nei cittadini sia che per ottenere maggiori servizi e poter abbattere le liste d’attesa sia necessario spendere di più. Il messaggio appare chiaro: la sanità è allo sfascio anche perché il contributo che ci viene richiesto per il Ssn è nettamente inferiore a quanto sarebbe necessario.
Il resto dell’appendice riporta integralmente i testi delle seguenti norme: L. 833/78 istituzione del Servizio sanitario nazionale; D. Lgs. 502/92 riordino della disciplina in materia sanitaria; D. Lgs. 517/93 modificazioni al Decreto legislativo 502/92; D. Lgs. 299/99 norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale.
Giovanni Rodriquez
Daniela Francese
Sanità Spa. Tagliare il malaffare per salvare il diritto di tutti alla cura e all’assistenza
pp. 427, Newton Compton Editori, Roma 2011
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