Pubblicati i risultati della valutazione degli esiti dei trapianti di cuore, fegato e rene relativi al periodo 2000-2009. La sopravvivenza dei pazienti e degli organi è in media più alta in Italia che in Europa. Dal Ministero: “L’ottimo risultato è frutto di un progetto iniziato nel 2002”.
Poco tempo fa era arrivata la notizia che per la cura dei tumori l’Italia vanta risultati migliori della media europea. Oggi un’altra buona nuova, per i malati italiani: secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità diffusi dal Ministero della Salute, la qualità dei trapianti effettuati in Italia è migliorata notevolmente negli ultimi anni. Tanto che la percentuale di successo di questi interventi è spesso superiore, anche in questo caso, a quella del resto del continente.
Per valutare correttamente la qualità dei trapianti, l’Iss ha valutato i dati di ogni centro trapianto, procedendo poi verifica dell’attendibilità dei risultati presentati grazie a procedure di audit (verifica ispettiva) sulla singola struttura.
I dati considerati sono quelli sul trapianto di cuore, rene e fegato. I risultati ottenuti sono stati eccellenti.
Gli outcome migliori sono quelli relativi al trapianto di rene, per i quali nel periodo di tempo che va dal 2000 al 2009 l'Italia raggiunto mediamente percentuali dell'91,9% nella sopravvivenza dell’organo ad un anno dal trapianto (contro il 90,4% della media europea), e del 97,1% nella sopravvivenza ad un anno del paziente (contro il 96,1% dell’Europa).
Ma anche per i pazienti che si sottopongono a trapianto di cuore e fegato in Italia, le prospettive sono in media migliori di quelle degli altri cittadini dell’Unione. Con riferimento al trapianto di cuore, nello stesso periodo, il nostro paese ha raggiunto mediamente l'83,5% nella sopravvivenza dell’organo ad un anno dal trapianto e l'84,0% nella sopravvivenza ad un anno del paziente. Le percentuali analoghe per l’Europa sono rispettivamente 82,2% e 83%.
Le persone che si sottopongono a trapianto di fegato, invece, hanno speranza di sopravvivere ad un anno dall’intervento in media molto maggiori che nel resto dei paesi europei: l’86% in Italia, contro l’82,4% negli altri paesi. Analogo il risultato rispetto alla sopravvivenza dell’organo: 81,2% contro il 78%.
Inoltre, dai dati emerge che chi si sottopone nel nostro paese a questo tipo di interventi in seguito ha un’ottima probabilità di vivere una vita assolutamente normale. Hanno un lavoro e una vita sociale, o sono nelle condizioni di averle, il 90,3% dei pazienti che subiscono trapianto di cuore, il 78,2% per quanto riguarda il trapianto di fegato e l’89,8% per il trapianto di rene. (qs)
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