La Chiesa costa ogni anno ai contribuenti italiani circa 4 miliardi e mezzo di euro. Più del costo del sistema politico. Mezza finanziaria. Quella che presentiamo qui non è che la stima ottimistica. Ce ne sono alcune che arrivano anche a 9 miliardi di euro all’anno.
L'otto per mille, grazie ad un meccanismo messo a punto a metà degli anni 80 da un consulente del governo Craxi di nome Giulio Tremonti, assegna alla Chiesa Cattolica anche le quote di chi non ha espresso alcuna preferenza. Per fare un esempio, fatta 100 la base dei contribuenti, se ce ne sono 40 che mettono una croce su uno dei destinatari possibili dell’8 per mille, e 30 di questi scelgono la Chiesa Cattolica, i tre quarti degli altri 60 contribuenti che non hanno espresso alcuna preferenza – ben 45 persone - si troveranno a devolvere il loro 8 per mille al Vaticano. Da 30 preferenze reali a 75 con un colpo di bacchetta magica degno di Harry Potter. Un giochetto che porta nelle casse della Chiesa Cattolica circa un miliardo di euro ogni anno. Nel resto dell’Europa diversamente religiosa, naturalmente, la contribuzione è non solo volontaria, ma le quote derivanti dalle preferenze non espresse restano allo Stato.
Se siete deboli di cuore non leggete la prossima frase. L’Art.47 della legge 20 maggio 1985, n. 222 stabilisce che ogni anno, entro il mese di giugno, lo Stato corrisponde alla Conferenza Episcopale Italiana un anticipo calcolato sulle preferenze espresse dell’anno precedente. Avete capito bene: voi anticipate ogni anno le tasse e l’Iva sulla base dei vostri guadagni passati e della presunzione di quelli attuali. Se non avete guadagnato dovete giocoforza andare a rubare. Lo Stato, viceversa, prende i vostri anticipi e li anticipa alla Chiesa Cattolica. Che glieli abbiate dati o meno. Nel 2007 abbiamo anticipato alla CEI 354 milioni di euro.
Un altro miliardo se ne va per gli stipendi ai circa 22 mila insegnanti di quella che impropriamente viene chiamata ora di religione. In realtà, anche tecnicamente, si chiama Insegnamento della Religione Cattolica (IRC), anche se lo stato non sa bene cosa effettivamente si insegni durante le lezioni, come sostenne lo stesso Berlinguer in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana. Quello che è certo è che i docenti - pagati dallo Stato italiano - che si azzardano ad accennare alla storia delle altre religioni o a diverse concezioni del mondo, vengono licenziati (in un caso su 250).
Almeno 700 milioni vengono versati da tutti noi per le convenzioni su scuola e sanità. Nel solo 2004, le scuole cattoliche hanno beneficiato di 258 milioni di euro di finanziamento, 44 milioni per le cinque Università cattoliche, 20 milioni per il Campus Biomedico dell’Opus Dei, portati a 30 dall’anno successivo. Con la circolare ministeriale 38/2005, le scuole non statali hanno raddoppiato le elargizioni: 527 milioni di euro, portati a 532,3 milioni a fronte dei tagli all’istruzione. Si impoverisce l’istruzione per tutti, si arricchisce l’istruzione per pochi. Più siete ignoranti, più siete propensi a votare per maghi, ballerine, showgirl e presentatori.
Le convenzioni pubbliche con gli ospedali cattolici ammontano poi a un altro miliardo di euro. Quelle con gli istituti di ricerca a circa 420 milioni mentre le case di cura raggranellano la bellezza di 250 milioni di euro.
Poi ci sono le regalie una tantum. Il Giubileo è stato finanziato con quattro spicci: 3500 miliardi di lire. Uno degli ultimi raduni di Loreto ci è costato 2,5 milioni e così via, per una media annua di circa 250 milioni di euro.
Il mancato incasso dell’Ici vale circa 700 milioni di euro all’anno, ma c’è chi – per esempio Piergiorgio Odifreddi – valutando il patrimonio immobiliare della Chiesa in alcune centinaia di miliardi di euro, arriva a considerare il mancato gettito fiscale pari ad almeno 6 miliardi di euro. Lo sconto del 50% su Ires, Irap e altre imposte ci costa più o meno 500 milioni. L’elusione fiscale legalizzata del mondo del turismo cattolico, con i suoi 40 milioni di pellegrini che ogni anno vanno avanti e indietro dall’Italia, ammonta ad altri 600 milioni di euro.
A questi dati, aggiungo i 52 milioni di euro che ho calcolato personalmente nell’articolo Tele-Vaticano: il subappalto alla Chiesa Cattolica di oltredueterzi del palinsesto del servizio pubblico televisivo, che il trattato di Amsterdam ci obbliga a ricollegare direttamente alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società, e all’esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione.
Non esiste un altro paese che spende altrettanto per il costo di una religione. Nessun altro paese laico, ovviamente.
A fronte di tutto questo, ieri la Chiesa Cattolica ha diramato un comunicato dove afferma che “non è certo espressione di laicità, ma la sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione”. Non oso immaginare quale tributo di sangue dovremmo pagare se non fossimo così ostili a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione. L’Avis al confronto è uno spaccio di succhi di frutta.
Ovviamente non sono tutte rose e fiori. Anche la Chiesa, come la RAI fa con l’AGCOM, deve inviare un resoconto dettagliato allo Stato italiano sull’utilizzo delle somme derivanti dall’incasso dell’otto per mille. L’articolo 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222 dispone che la Conferenza Episcopale Italiana trasmetta annualmente all’autorità statale competente il rendiconto relativo all’effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, della stessa legge.
Se avete presente gli spot elettorali della CEI per incentivare la preferenza sull’otto per mille, quelli con la musica strappalacrime e i bambini africani che spalancano enormi occhioni scuri provati dalla fame, sapete bene che il mantenimento delle missioni e gli interventi caritativi nel mondo sono un argomento efficacemente usato per convincervi ad apporre la famigerata x. Stupisce quindi che gli interventi caritativi a favore dei paesi del terzo mondo, nel rendiconto relativo all’utilizzazione delle somme pervenute nel 2007, assommino a soli 85 milioni di euro, circa l’8% del totale ricevuto. C’è poi un 12% utilizzato per interventi di carità in Italia e il resto serve all’autofinanziamento: il 35% va agli stipendi dei quasi 40 mila sacerdoti italiani, mentre mezzo miliardo all’anno viene speso per imperscrutabili esigenze di culto, spese di catechesi, attività finanziarie ed immobiliari. “Il Vaticano è il più ricco Stato del mondo per reddito pro capite.” [Curzio Maltese, La Questua, Feltrinelli]
“La Chiesa sta diventando per molti l’ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l’ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo.”
No, non l’ho detto io. L’ha detto trent’anni fa un teologo progressista: Joseph Ratzinger.
Credete ancora che il vero problema siano i crocifissi nella aule?
byoblu
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