Il 4 aprile 2003 l’eurodeputato Patricia McKenna deposita un’interrogazione parlamentare in cui chiede chiarimenti in merito alle partecipazioni di Mario Monti, commissario UE alla competitività, alle conferenze del gruppo Bilderberg ed alla sua qualità di membro della Commissione Trilaterale. Questo il testo depositato al parlamento UE.
« I Commissari Mario Monti, Erikki Liikanen, Pedro Solbes Mira, Gunther Verheugen, Antonio Vitorino e Frederik Bolkestein hanno, in passato, partecipato a riunioni del Gruppo Bilderberg e sono, pertanto, membri di fatto, dato che vengono mantenuti informati sulle sue attività. Romano Prodi, Presidente della Commissione, è stato membro del comitato direttivo di tale gruppo negli anni '80, epoca in cui il Presidente della BCE, Wim Duisenberg, era tesoriere. Tre Commissari sono o sono stati membri della Commissione Trilaterale: Mario Monti, Chris Patten e Pedro Solbes Mira.
Può la Commissione indicare il nome dei Commissari che parteciperanno alle prossime riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale, precisare se essi parteciperanno a nome della Commissione o a titolo apparentemente privato e se beneficeranno di indennità giornaliere o di altri rimborsi per le spese associate a tali riunioni? Può la Commissione assicurare che tali adesioni vengano menzionate nella dichiarazione di interessi finanziari di ogni Commissario? »
Il 15 maggio Romano Prodi, allora Presidente della Commissione stessa, risponde così.
Prodi dice che l’unico organo ufficiale del Gruppo Bilderberg è il Comitato Direttivo (la Steering Committee), in quanto la qualifica di membro ufficiale non esiste, e specifica che non esiste alcun intreccio di ruoli tra i suoi commissari e i membri del Comitato Direttivo Bilderberg. Evidentemente deve intendersi che una commistione tra un ruolo rilevante nella funzione pubblica e un ruolo analogo in un’organizzazione privata dalle finalità estremamente riservate è altamente inopportuna. Inoltre, Prodi ci informa che nello statuto della Commissione Trilaterale vige il divieto per i membri di esercitare una funzione pubblica.
« Numerosi membri della Commissione sono stati invitati e hanno partecipato alle riunioni del gruppo Bilderberg, alcuni durante il loro mandato alla Commissione, altri sono stati invitati e hanno partecipato prima di essere membri della Commissione e non hanno più partecipato durante il loro mandato. È necessario precisare che la qualità di membro del gruppo non è previsto dallo statuto di tale gruppo. Esiste solo la figura di "membro dello Steering Committee".
Nessun membro della Commissione è membro dello Steering Committee. Persone non appartenenti allo Steering Committee del gruppo Bilderberg possono essere invitate alle sue riunioni.
La partecipazione occasionale a una riunione non giustifica una citazione sulla dichiarazione d'interessi prevista dal Codice di condotta applicabile ai Commissari. Infatti, la partecipazione occasionale a una conferenza o il fatto di ricevere informazioni sulle attività di un gruppo non implicano necessariamente l'appartenenza o la qualità di membro di un gruppo.
Quanto alla partecipazione alla prossima riunione del gruppo Bilderberg, che avrà luogo dal 16 al 18 maggio 2003 a Versailles, è necessario precisare che tre Commissari hanno accettato l'invito che hanno ricevuto a causa delle funzioni che essi esercitano, anche se non partecipano a nome del Collegio. Si tratta di M. Monti, F. Bolkestein e P. Lamy. La loro trasferta si effettuerà sulla base delle norme generalmente applicabili in materia.
Per quanto riguarda la Commissione Trilaterale, il suo statuto esclude la partecipazione di un membro che esercita una funzione pubblica. Nessun Commissario è quindi membro della Commissione trilaterale e nessun Commissario ha manifestato, fino ad oggi, la sua intenzione a partecipare a una delle prossime riunioni della Commissione trilaterale. »
Mario Monti non era nuovo alla Commissione Europea. Era già membro dell’assemblea precedente, la Commissione Santer (dal nome del suo Presidente: Jacques Santer), la quale vanta l’invidiabile primato di essere stata la prima ed unica costretta alle dimissioni in blocco. Le accuse gravi e circostanziate, come ben delineato da un rapporto della House of Commons - il Parlamento Inglese -, erano di cattiva gestione, distrazione di fondi e atti di nepotismo. Sul banco degli imputati, tra l’altro, anche l’ufficio presieduto da Emma Bonino e Manuel Marín, l’ECHO, lo European Community Humanitarian Office, sotto accusa dall’Unità di Coordinamento per la Lotta Anti Frodi (UCLAF) per questioni che affondavano le radici negli anni ‘80, inerenti a una cattiva gestione dei fondi, spesi per l’assunzione di burocrati europei scelti in maniera conveniente anziché per gli aiuti umanitari. In seguito a questa ed a tutte le altre accuse i commissari dovettero dimettersi tutti, in massa, perché secondo le accuse non potevano non sapere. Dopo le dimissioni, e nonostante il loro spettro che aveva minato la credibilità della Commissione Europea come istituzione, Monti si riaccreditò alla corte della successiva Commissione Prodi, da vero burocrate UE come da più parti viene descritto.
Se tuttavia Prodi, che nel 1999 molti media descrissero come il primo “Primo Ministro Europeo” della storia, certificò implicitamente l’inopportunità per un pubblico funzionario di ricoprire cariche significative nella Commissione Bilderberg o nella Commissione Trilaterale, puntualizzando che a nessuno dei suoi commissari poteva ascriversi questa sovrapposizione di interessi, certo non poteva sapere che un membro della sua assemblea, il professor Mario Monti, un giorno sarebbe succeduto a lui nel ruolo di Presidente del Consiglio della terza economia europea, contravvenendo a entrambe le condizioni oggetto delle sue rassicurazioni, anzi aggravandole.
Mario Monti sarebbe divenuto di lì a poco non un semplice invitato alle conferenze del Gruppo Bilderberg, ma addirittura un membro del Comitato Direttivo (vedi Bilderberg Meeting Governance). Parimenti, sarebbe divenuto non un semplice membro della Commissione Trilaterale, ma una delle sue tre cariche più importanti, assumendo la rappresentanza della più importante area di influenza attuale, quella dove si stanno giocando i futuri interessi della governance mondiale: l’Europa (vedi Trilateral.org).
Dopo la denuncia formale di queste inopportune commistioni, lanciata da questo blog subito dopo l’insediamento di Mario Monti a Palazzo Chigi, un’arida e concisa Ansa del 24 novembre 2011 informava circa l’abbandono del Presidente del Consiglio italiano di ogni carica nella Commissione Trilaterale e nel Gruppo Bilderberg, ma chiunque può verificare che la Commissione Trilaterale, nonostante il suo statuto vieti ai suoi membri l’esercizio concomitante della funzione pubblica, lo annovera ancora tra le sue fila, con l’incarico di perseguire con devozione assoluta (la parola inglese utilizzata è “committed”) l’obiettivo di portare a compimento il processo di unificazione europea (leggere qual è la mission ufficiale del Presidente della Regione Europea). Un obiettivo stabilito da un’organizzazione privata, convinta che l’eccessiva partecipazione democratica sia un male e che i popoli vadano tenuti all’oscuro (leggi il rapporto della Trilaterale “the crisis of democracy”), nata dalla volontà dichiarata di un banchiere, David Rockefeller, di superare i lenti e farraginosi processi di discussione parlamentare per stabilire processi decisionali che scavalchino le decisioni delle assemblee istituzionali. Del resto, basta ascoltare una qualsiasi conferenza stampa di Mario Monti, come quella recente tenuta insieme ad Angela Merkel, per sentire come il processo di unificazione europea sia al centro di ogni sua proposta politica:
« …l’Europa resta la più bella costruzione, credo, che l’umanità abbia messo in opera […] che deve soprattutto fondarsi su misure strutturali nei singoli paesi e anche su adeguate politiche europee. E’ un tema che sale, come è giusto che salga nell’agenda europea. »
E sentite, per esempio, cosa dice anche Mario Draghi durante l’audizione al Parlamento Europeo del 16 gennaio (guarda il video integrale):
« Se i paesi sono disposti a cedere parte della sovranità nazionale verso un'unione fiscale, allora questo è un inizio della fiducia, e se vi è la fiducia poi gli altri passi seguiranno, da parte degli stessi paesi. »
Per quanto riguarda il Gruppo Bilderberg, anche qui non vi sono evidenze che abbia abbandonato realmente i suoi incarichi all’interno della Steering Committee, in quanto figura ancora nell’elenco dei membri elencati nello scarno sito ufficiale. L’ufficialità di tale elenco si può dedurre dalla stessa ammissione di Monti, il quale afferma di volersi dimettere da ogni incarico. Infatti, se i soli incarichi che si possono assumere nel Gruppo Bilderberg, come certifica Romano Prodi che ne è stato membro, sono quelli nel Comitato Direttivo, ne consegue che Monti, annunciando le sue presunte ma non documentate dimissioni, implicitamente conferma di appartenere alla Steering Committee, certificando dunque l’autenticità dell’elenco.
E’ necessario che il Presidente del Consiglio chiarisca definitivamente se ha abbandonato gli incarichi in tutte le organizzazioni private che si propongono di perseguire interessi istituzionalmente illegittimi, perché non frutto di dibattito pubblico, pubblicando documenti che attestino una volta per tutte la formulazione delle sue dimissioni e la loro conseguente accettazione da parte degli organi direttivi della Trilaterale e del Bilderberg. E’ anche un preciso dovere, da parte della società civile, pretendere tutti gli atti e i documenti idonei ad attestare la sua estraneità ad ogni mandato che non sia esclusivamente quello popolare.
In assenza di tale operazione di trasparenza, e in assenza di una sua forte rivendicazione da parte dei cittadini italiani, è bene convincersi che l’uso del termine democrazia per descrivere la nostra forma di governo è improprio e, quantomeno per ragioni di onestà intellettuale, dovremmo rivedere le nostre convinzioni al riguardo e quello che insegniamo ai nostri figli. Sinarchia, oppure oligarchia, sono termini che potrebbero rappresentare meglio la nuova realtà in cui viviamo.
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